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San Martino senza luci né ombre

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 02 agosto 2005

Forse cercando nello spirito di ripicca del più irriducibile seguace del Duca di Wellington si riuscirebbe a capire perché la Valle di S. Martino, ricordata da tutti per la predilezione di Napoleone, sia così facilmente trascurata. Un serbatoio di notorietà per l’Isola ritenuto inesauribile, una sinecura che garantisce ai posteri contemporanei il cadeau di una rendita parassitaria al pari della Piramide di Cheope? Fatto sta che anno dopo anno nella vita quotidiana di chi la abita e nella memoria di milioni di persone che l’hanno visitata, la Valle, scelta da N per le sua eccellente veduta sul Porto ma forse anche per la magia di un entroterra elbano fuori dai miasmi della Cosmopoli di allora, continua a perpetuare un’ immagine di provvisorietà perenne che evoca le ristrettezze del primo dopo-guerra, del tutto in contraddizione per una società che vive e dichiara ad ogni pié sospinto, e fino alla noia, di voler competere sui meccanismi dell’accoglienza. Dato che il Comitato di S.Martino non riesce a ricevere fattive risposte alle sue istanze, questa volta prova a rovesciare i termini della questione. Il Comitato smette di stigmatizzare come ‘occasione persa ’ quella di far fruttare la notorietà di S.Martino e la bellezza della sua antica Foresta per creare, vicinissimo a Portoferraio, un ingresso di rappresentanza al Parco Nazionale dell’ArcipelagoToscano. Il Comitato non suggerisce nemmeno l’ opportunità che offrirebbe, sempre ad oneri sostenibili, svelare al pubblico l' imponente storia e l’archeologia del monticello conico del Castiglione. Il Comitato rinuncia ad evocare il progetto di nobilitare la strada trasformandola in un viale panoramico, un boulevard cittadino illuminato di notte ed attrezzato con punti di sosta, pista ciclabile, marciapiedi e dotato al suo imbocco di un apposito parcheggio remoto per evitare le congestioni che si verificano a monte. La riflessione che il Comitato si limita a fare é la seguente: abbiamo tutti, residenti, proprietari, amministratori, chi ci lavora e chi no, un’ idea di quali sono gli effetti sulla reputazione dell’Elba di questa sovra-esposizione di piccole e grandi trasandatezze ? Per S.Martino non c’é bisogno di tirare in ballo le teorie socio-economiche del ‘degrado che chiama il degrado’. E´ sotto gli occhi di tutti un vero e proprio festival dell’incuria: cominciando dalla manutenzione delle imponenti opere idrauliche di sicurezza che in tutta la Foresta servono a rallentare le piogge nella vorticosa discesa dai monti e concludendo sulle condizioni della strada di accesso, fino all’ insidioso e trafficatissimo innesto nella viabilita’ dell’Isola. Questa breve strada, controindicata di giorno per pedoni, podisti, ciclisti, bambini e cavalieri perché priva di qualunque spazio di rispetto, con il buio e senza lampioni diventa insidiosa per tutti e non solo per i cosiddetti ‘utenti vulnerabili’. I fari possono aiutare solo chi é motorizzato, ma per chi deve accostare, le banchine non transitabili, i fossi , i tombini i vetusti guard-rail, spesso contorti ed arrugginiti, possono riservare brutte sorprese. Si sa che i perenni laboratori di parole sulle priorità dell’Elba offrono ai dirigenti qualche apparente sollievo. Non ci si espone alle critiche ed alle gelosie ed al tempo stesso si tira a campare facendo spossare e sfiancare per anni comitati e cittadini sempre sugli stessi temi e sullo stesso drappo rosso. Ma, sperando di potersi cautelare cosi’ da nuove pretese, si rischia di far prosperare la diffidenza, la sfiducia, la tendenza a rifugiarsi nei più rancoroso tornaconto particolare. Ormai a S.Martino si sono innescati i perversi effetti della sindrome della ‘Finestra Lasciata Troppo Tempo Rotta' con il relativo corollario all’italiana del menefreghismo. Accade quindi che, proprio a causa di questi milleduecento metri, disagio per chi ci vive e cruciale passerella per i visitatori, si stanno guastando anche i comportamenti della collettività. I voluminosi cassonetti dei rifiuti pare siano diventati solo delle invitanti insegne alla discarica selvaggia. Al contrario, l’evidente stato di abbandono di alcune insegne infrante e semidistrutte invita solo a pensare a chissà quali oscure e tollerate emergenze isolane. Lo stesso infelice ruolo sembra essere quello dei depositi di materiali, carcasse di cabine telefoniche e cassonetti in disuso che fiancheggiano la strada. Tutti cominciano a mal sopportare questa inopportuna collocazione che svilisce gli sforzi per abbellire le proprieta’ e relega tutta la zona a fare la parte di un pratico ma poco edificante magazzino di sgombero e raccolta. Oltretutto, essendo malnascosto, il disordine rimane comunque perfettamente visibile dai grandi pullman che percorrono avanti indietro la valle . In questa parte del percorso la climatizzazione dei mezzi salva almeno la memoria olfattiva dei passeggeri da un inconfondibile tanfo che appesta l’aria da anni. Questo inconveniente da terzo mondo, assieme all’ assenza dei lampioni ed un minimo di arredo pubblico, sta ormai irritando anche i pochissimi meno suscettibili a sconfinamenti di qualsiasi natura. Un apprezzato ristorante, per esempio, oltre che condannato alle tenebre notturne, per via di questi miasmi rischia di vedere ulteriormente scoraggiato ogni invito a degustare le fragranze della sua cucina. Di fronte a queste emergenze si può capire infine come la presenza di grovigli di fili aerei, di tralicci vari, di obsoleti manufatti, di pali e trasformatori volanti, propri dei tempi eroici dell’avvento di elettricità e telefono, sia invece considerata un male minore. Altrove queste brutture sono state bandite. Specialmente dove vi sono località che vivono su di un pregio paesaggistico anche se meno esposto di quello di S.Martino.


san martino depliants turistico

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