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A Sciambere: Pine in capo

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 10 marzo 2003

Ci sono delle espressioni cosi abusate che ci capita di “smollare” con un automatismo verbale (e peggio ancora scritto) che non prevede il necessario grado di vigilanza semantica con effetti di una disastrosa involontaria comicità. Ma facciamo un esempio pratico così capirà anche il Consigliere. Una di queste frasi fatte è “essere alla frutta” secondo noi poco elegante e di sapore decisamente più mediasetico-brianzolo, oltre che molto meno poetica, di quella che ha naturalmente soppiantato nel nostro parlare comune “essere al lumicino”. Orbene giusto ieri assistevamo ad un programma della TV locale in cui era contenuta una intervista ad un cittadino (bravissima persona possiamo testimoniare) che sulla questione dei pini tagliati a Via Ninci ha espresso il suo rispettabile punto di vista, anche se con qualche inesattezza. Tra l’altro il portoferraiese ha affermato che i Pini massacrati avevano già terminato il loro ciclo (a 50 anni appena!) e se ciò fosse vero i romani ad esempio, dovrebbero essere obbligati ad andare in giro con l’elmetto per proteggersi dalle continue cadute dei pini ultrasecolari che ornano i loro viali, ma passiamo oltre, anzi alla chiusa della dichiarazione: “Quest’alberi ormai erano alla frutta!”. Ci è sorto un automatico interrogativo: “E dove minchia dovevano essere se erano alberi?” Ai frutti un “pinus pinea” ci arriva naturalmente e nel suo pieno rigoglio, si chiamano, quei frutti, pigne in italiano e “pine” in portoferraiese come fa riferimento il noto detto “c’hai una pina in capo” equivalente al nordico “hai preso una pigna in testa”, (Assessore non s’incazzi non ce l’abbiamo con lei, ma è mania di persecuzione!) usato per accusare di scarsa perspicacia l’intelocutore. Ma allontanandoci dai pini e dai loro amministratori segaioli o segantini (no Consulente, segaligni no! Veda di studiare) e rimanendo sulla medesima espressione, registriamo di aver sentito usare, diciamo arrangiata in una commistione con la parlata locale, da una signora portoferraiese che diceva sospirosa ad un’amica: “Cara mia .. co’ questi du’ diavoli de’ mi nepoti ormai so’ alla frusta!” Non abbiamo capito se i due scatenati frugoli usavano di tanto in tanto dare anche delle scudisciate alla loro nonna, o se viceversa l’energica vecchietta, per tenere l’ordine infantile ricorreva al gatto dalle nove code, non abbiamo approfondito, ma facciamo finta che vada bene così.