E’ ormai da quasi tre anni che buona parte dell’area umida di Mola, nel Comune di Capoliveri all’Isola d’Elba, è occupata da un cantiere per la costruzione di 10 condotte sottomarine di scarico fognario. La situazione si è stancamente trascinata tra fallimenti, concessioni scadute, minacce di ritiro dei finanziamenti al Parco Nazionale per il ripristino dell’area umida - la più importante dell’Arcipelago Toscano e per questo classificata anche Sito di Interesse Regionale -, ripresa dei lavori, accettazione di nuove scadenze imposte dal Parco e nuovamente ignorate dalla Comunità Montana dell’Elba e Capraia. Ma, per capire questa incredibile vicenda burocratica che rischia di compromettere un’altra stagione migratoria dell’avifauna - la sesta tra primaverili ed autunnali – basta leggere i due cartelli sovrapposti all’ingresso dell’Area Umida di Mola: il cantiere temporaneo dovrebbe servire ad “Interventi per il disinquinamento delle acque dell’Isola d’Elba e ripristino ambientale della zona di cantiere nell’ambito del progetto di riqualificazione dell’area di Mola promosso dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano”, si tratta infatti dell’ultimo avviso in ordine di tempo che fissa l’ultima scadenza non rispettata dalla Comunità Montana: “Data ultimazione lavori: 07-07-2005”. Questi ritardi, questi impegni a sgombrare sottoscritti e ignorati, stanno mettendo in pericolo i lavori di riqualificazione e valorizzazione della zona umida che il Parco dovrebbe addirittura già aver terminato. L’assurdità della situazione è che il Ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana, il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e il Comune di Capoliveri, che hanno concesso finanziamenti e/o autorizzazioni per il cantiere, non riescono a far rispettare gli impegni presi e a tutelare una zona umida ed a realizzare il progetto di recupero naturalistico da loro stessi finanziato. Eppure la soluzione del problema sarebbe semplice e la chiusura del cantiere e l’avvio del ripristino potrebbero iniziare in pochi giorni. Le 10 condotte sottomarine di scarico dei liquami sono ormai da tempo state collocate sui fondali – anche da molto tempo, tanto che due, a Porto Azzurro e Naregno, sono state spezzate da navi che si sono ancorate vicino alla costa a causa del maltempo - mancano solo i tratti di allaccio alla fognatura a terra, in molti casi si tratta di spezzoni di pochi metri di lunghezza, solo per questo motivo il cantiere rimane ad occupare Mola e ad impedire i lavori di recupero. Una vera e propria assurdità: quegli spezzoni mancanti potrebbero essere fabbricati nel giro di pochi giorni, portati sui luoghi degli allacci da realizzare, affondati ad una profondità di sicurezza, proprio come le tubature già varate e lunghe centinaia di metri, e poi utilizzati facilmente per portare rapidamente a compimento l’allaccio delle condotte sottomarine. Così si libererebbe Mola dall’ingombrante cantiere e si avvierebbero i lavori di recupero della zona costiera ormai fortemente compromessa e si riaprirebbe la foce del fosso ridotta ad un ammasso putrido di fango. L’occupazione di Mola da parte del Cantiere della Comunità Montana è stata possibile – superando vincoli e valutazioni di impatto - perché c’era l’urgenza di trovare un’area per il varo delle condotte necessarie alla depurazione delle acque fognarie, quell’urgenza è diventata normalità ed un’intollerabile occupazione pluriennale che ha gia causato troppi danni ad un delicatissimo territorio del Parco Nazionale e ad un SIR della Regione Toscana, mettendo seriamente a rischio un progetto già finanziato che avrebbe dovuto trasformare la zona umida in un’oasi per l’osservazione dell’avifauna, LEGAMBIENTE Chiede al Parco Nazionale, alla Regione Toscana ed al Comune di Capoliveri di non accettare l’ennesima dilazione di scadenze ed alla Comunità Montana di sgombrare rapidamente Mola da un cantieri che ormai non ha più nessuna reale ragione di rimanere.
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