Mancavano pochi minuti alle 22 di mercoledì 13 Luglio quando il bulbo del Calù, una barca a vela con cinque diportisti a bordo, in navigazione a sud dell'Elba ad un miglio circa dalle coste capoliveresi, andava violentemente a cozzare con il fondo roccioso sulla Secca della Corbella. L'urto scaraventava sul ponte tutti quelli che erano a bordo alcuni si ferivano anche se non gravemente. Ma in natante era incagliata e cominciava ad imbarcare acqua. Alle 22 esatte lo skipper dell'imbarcazione lanciava via radio il May Day la richiesta di soccorso captata dalla Guardia Costiera di Civitavecchia e triangolata verso la Sala Operativa della Capitaneria di Porto portoferraiese che disponeva l'immediata uscita dalla Darsena Medicea della sua motovedetta CP 805, che si dirigeva a tutta velocità verso lo specchio di mare teatro dell'incidente, in pratica dalla parte opposta dell'Elba. Intanto lo skipper faceva salire a bordo del "tender" (la piccola imbarcazione di servizio. I soccorsi della Capitaneria non tardavano ad arrivare: a poco più di un'ora dal momento dell'urto con la secca tre dei cinque occupanti il natante incagliato erano recuperati dalla CP 805 e condotti a terra a Porto Azzurro, gli altri due restavano sul Calù, verso il quale si muoveva dalla vicina spiaggia dell'Innamorata un gommone, e dal porto di Marina di Campo un peschereccio. Proprio con l'ausilio di questi due mezzi il Calù, poco dopo le ore 23, veniva disincagliato e poteva dirigersi, scortato anch'esso per sicurezza, verso lo scalo portuale longonese.
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