Scrivo per informarvi di quanto successo ormai due settimane fa. In data 30 giugno la Corte di Appello di Firenze ha annullato la sentenza di condanna da parte del giudice delle udienze preliminari M. Grazia D'Onofrio ad un anno ed otto mesi per peculato ed appropriazione indebita, avvenuta il 6 febbraio 2004. La vicenda riguarda la gestione della Casa di Riposo “Corsi Traditi Tonietti Cacciò” di Portoferraio dove io, Guglielmi Oliver, ero il segretario economo. L'imputazione riguardava l'appropriazione di 212 milioni di lire appartenenti agli ospiti della Casa di Riposo nel periodo 1999-2001. Durante le indagini, alle accuse del sostituto procuratore Antonio Giaconi, chiesi di essere interrogato sui fatti a me contestati. In quell'occasione risposi in maniera esauriente a tutti i rilievi che, però, non furono considerati sufficienti per un'assoluzione. Per la Corte di Appello queste risposte hanno avuto una certa importanza tanto da riuscire ad annullare la sentenza di primo grado. Il motivo di quanto scrivo riguarda come questi fatti siano stati presi in considerazione dai mass-media locali. Il Tirreno, nell'edizione del 30 aprile 2003, citando nome e cognome, nella cronaca elbana, intitolò “Cassiere alla sbarra – Accusato di aver preso i soldi degli anziani del Traditi” in occasione del mio rinvio a giudizio, e nell'edizione del 1 maggio 2003 un'intervista al Presidente della Casa di Riposo, Sergio Bicecci, intitolava “Ma quei conti non tornavano”(titolo poi parzialmente smentito dal Bicecci nell'edizione del 4 maggio 2003), nell'edizione del 10 febbraio 2004 in prima pagina si intitolava “Intascava soldi degli anziani – La cifra accertata dell'ammanco è di 70 milioni di vecchie lire, ma ne sono spariti altri 140”, nella cronaca toscana il titolo era “SVUOTAVA I LIBRETTI DEI MORTI – Almeno 70 milioni di lire sarebbero passati dai depositi dei degenti al suo conto”, infine, nella cronaca elbana si ribadiva “Amministratore condannato, disagio alla casa di riposo”. Ad oggi, la notizia dell'annullamento della condanna è stata solo riportata dalla Nazione (5 luglio 2005) mentre il Tirreno, secondo quello che mi risulta, non ha pubblicato nessuna notizia. Ora, per quello che mi riguarda, è chiaro che l'annullamento di una condanna non significa assoluzione, significa solo che tutto il processo deve ripartire da capo. Significa che tutte le procedure che sono state fatte, devono essere ripetute. Sono in attesa di quando verranno pubblicate le motivazioni dell'annullamento della condanna, ma almeno una cosa è chiara: fino a quel momento non posso essere processato e condannato in maniera diretta dai giornali senza che questo sia avvenuto nella sede opportuna, cioè il tribunale. E' bene sapere che, all'indomani della denuncia fatta da alcuni consiglieri del Consiglio di Amministrazione della Casa di Riposo, io rassegnai le dimissioni dal mio incarico perchè ritenevo ingiusto tutto quello che stava succedendo. Dopo il trattamento dei mass-media mi rendo conto di aver subito più di un'ingiustizia e sono consapevole che, nonostante tutto, la gente deve essere informata anche di tutte queste cose. Distinti saluti Oliver Guglielmi Caro Dott. Guglielmi Abbiamo riflettuto a lungo sulla opportunità o meno di pubblicare la sua lettera, poichè lei non contesta ad Elbareport niente di specifico e perchè crediamo che le polemiche con un organo di informazione dovrebbero in primo luogo uscire sulle colonne interessate. Entriamo solo relativamente nello specifico della sua questione, lo facciamo per osservare che uno dei titoli "crudi" che lei contesta uscì in occasione della sua condanna, cioè dopo che si era, sia pure in primo grado, stabilita una verità processuale. Ma crediamo che i colleghi che chiama in causa siano capaci di argomentare da soli e chiudiamo qui la parentesi, rallegrandoci con lei, che riteniano al pari di tutti i cittadini sottoposti a giudizio un "innocente fino a sentenza contraria", per l'annullamento di quella condanna, augurandole che il percorso che si è stabilito debba ricominciare dal primo grado, le volga più favorevolmente. Ci consenta di "usare" la sua vicenda per ragionare un poco sul delicato ruolo che si trova a svolgere chi fa questo mestiere. Chi informa si trova costantemente stretto in una morsa, una ganascia della quale è appunto rappresentata dalla necessità di tutelare i cittadini indiziati, l'altra la voglia (ma pure il diritto) della cittadinanza di conoscere le notizie. E veda dott. Guglielmi, dopo aver affermato, insieme a Monsieur De Lapalisse, , che i giornalisti non devono far processi, non devono raccontare puttanate, che si devono attenenere alla realtà dei fatti e che devono rispettare le regole dettate dalle leggi e dal loro codice deontologico, c'è pochissimo altro da aggiungere. Nel senso che deve essere sempre il giornalista, a decidere come trattare un caso, e mi lasci aggiungere che se così non fosse, vivremmo in un paese a libertà condizionata. E' ovvio che poi ogni singolo operatore tratti le notizie con il grado di intelligenza, cultura, sensibilità e tolleranza di cui dispone, ma non ci sono, creda, alternative percorribili. Sperando di aver dato abbastanza risalto alla notizia di un passaggio giudiziario che, nella specie, le è stato favorevole, la salutiamo.
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