L’Elba autosufficiente dal punto di vista idrico. L’obiettivo non pare più irraggiungibile, emanciparsi dalla dipendenza della Val di Cornia è possibile. A dirlo è proprio il nuovo gestore del settore idrico, Asa Spa, subentrato alla Comunità Montana dal 1° gennaio scorso. «Puntiamo a rendere autonoma l’Isola d’Elba in due fasi: prima da ottobre a maggio e successivamente anche nella stagione estiva». Con queste parole il Presidente del Consiglio di Gestione di ASA Spa Paolo Emilio Manacorda ha fissato gli obiettivi, che l’Azienda si pone nell’immediato futuro. Il progetto che sta mettendo a punto il direttore tecnico Michele Caturegli prevede la realizzazione di 10 invasi distribuiti sull’isola, capaci di assicurare 3 milioni di metri cubi. Ad integrazione di questa rivoluzione idrica, che si basa sul principio semplice di utilizzare l’acqua presente in cospicua quantità sull’Isola affrancandola dalle storiche bettoline, anche la trivellazione di nuovi pozzi e la gestione diretta o comunque partecipata di alcuni dei 4.000 pozzi privati censiti sull’Isola. L’occasione per illustrare il futuro idrico dell’Elba e per fare il punto dei lavori finora intrapresi è stata l’inaugurazione nella mattina del 13 luglio dei nuovi uffici Asa di Portoferraio, alla presenza del presidente del consiglio di gestione Paolo Emilio Manacorda, l’amministratore delegato Ennio Tredino, il consigliere di sorveglianza Valerio Cartei, il direttore tecnico Michele Caturegli e il coordinatore per l’Elba Fulvio Bigongiari. Finora l’Asa ha cercato di ridurre al minimo la dispersione di acqua dovuta alla cattiva manutenzione della rete, «Grazie ad un lavoro serrato – ha spiegato Caturegli – di riparazione delle perdite grandi e piccole (oltre 200 da gennaio) e di diversa modulazione della pressione dell’acqua in rete, che abbiamo ridotto in genere di 3-4 bar, siamo riusciti a recuperare una media di 30-40 litri al secondo: nel complesso puntiamo a risparmiare in tutto il 2005 circa 800.000 mc di acqua potabile. Ciò significa che l’Isola d’Elba dipende già adesso molto meno dall’acqua del continente». Il progetto complessivo dovrà però contare sulla collaborazione di tutti i comuni elbani, in una visione unitaria e integrata della gestione idrica.
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