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La replica del Sindaco di Rio Elba sulla chiusura della piazza

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 28 giugno 2005

Rispondo volentieri all’accorato appello del dott. Burelli riguardo l’ordinanza per la chiusura della piazza. L’ho già fatto lunedì 20 in Consiglio Comunale, ma allora non c’era pubblico e quindi la minoranza ha “rinnovato” l’argomento e io “rinnoverò” la replica. L’ordinanza per la limitazione del traffico in Piazza del Popolo è in vigore dal 4 giugno, e varrà fino al 30, dalle 18 alle 20. Questo per permettere a tutti i cittadini, anziani, mamme, bambini di godersi il centro del paese in piena libertà senza avere tubi di scappamento e ostacoli a portata di panchina. Dal primo luglio, come sempre, la piazza sarà chiusa dalle 20 in poi e vi si svolgeranno la gran parte degli eventi della nutrita programmazione estiva. Tutto qui. Due ore per i cittadini e un limite fisico per tutti gli automobilisti che durante l’inverno sono tollerati quando stazionano con l’auto in piazza nonostante il cartello di divieto di sosta. Nessuna volontà di mortificazione delle categorie. Capisco che il dott. Burelli abbia bisogno di visibilità, di far vedere che si adopera per il paese e che tutto sarebbe stato diverso se le cose fossero andate diversamente, ma devo dirle che la sua definizione della Piazza del Popolo come “slargo” di una strada mi ha lasciato interdetta e mortificata, come tutti i compaesani che hanno avuto modo di leggerla. Lasciando da parte la storia antica e rimanendo in epoca moderna, la nostra bella piazza è veramente il cuore del paese. Non c’e’ stato avvenimento gioioso o doloroso della vita della nostra comunità che non si sia svolto nella piazza “fuor di porta”: feste, manifestazioni, scioperi, inaugurazioni. Si pensi solo alla folla ritratta nella foto fatta in occasione della posa della lapide a Pietro Gori. Gli scatti più belli dei matrimoni riesi del’900 sono proprio in Piazza del Popolo. E io stessa, bambina, la ricordo piena di ragazze, la sera a passeggiare su e giu`, con i ragazzi a guardare il mitico “struscio” degli anni ’60 e ’70. In un paese come il nostro, rigoroso ed essenziale, dove anche i balconi sono un raro lusso nelle case, gli unici elementi di arredo urbano si trovavano solo lì: la lapide, la pila, le panchine. Mi sembra davvero strano che una persona che ambiva a diventare sindaco in questo paese, ad amministrarlo, a prendersene cura, non si renda conto dell’importanza di questo luogo per la storia della comunità e per la vita dei cittadini. Fin da bambini si gioca sul lastricato di piazza del Popolo, ci s’incontra lì per due chiacchiere da grandi, si trascorre il tempo sulle sue panchine da ancora più grandi: si sente questo spazio come il proprio salotto fuori dalla porta di casa. E in questo non serve essere riesi da generazioni perché anche i turisti fruiscono di questo spazio in questo modo: si tratta semplicemente di vivere il paese. Un dubbio mi viene a questo punto naturale: forse lei non lo vive a sufficienza, altrimenti non avrebbe mai usato una tale espressione per descriverne il cuore… Per questo mi sono sentita personalmente mortificata dal suo “slargo”. Perché in un paese ci si può vivere perché ci si è nati o perché si è scelto, ma in ogni modo si ama come un padre e come un figlio.


Rio Elba piazza cipolla

Rio Elba piazza cipolla