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Tutto esaurito per ascoltare Travaglio

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 26 giugno 2005

La serata con Marco Travaglio, organizzata da “Il Libraio”, ha messo in risalto due temi portanti, uno a livello locale e di segno positivo, l’altro nazionale e di segno pestifero. Il primo era evidente ad una prima occhiata, la sala De Laugier al completo, nonostante la serata eccezionalmente calda di fine giugno, e nonostante non ci fossero ricchi buffet, starlette profumi e balocchi. La semplicità della scena, con soltanto un angolo tappezzato dalle copertine del nuovo libro dell’autore “Intoccabili” , è stata riempita dai contenuti di piombo dei suoi racconti. Tre ore di fuoco serrato di nomi, date, processi, archiviazioni e prescrizioni. E’ stata la rivincita delle parole sulle scenografie imbevute di zucchero, i lustrini appiccicati sul niente, le parrucche incipriate. Al centro il momento culturale, una lievitazione di idee senza la discriminante dell’abito da sera. Una riprova che con costi infinitamente inferiori rispetto agli eventi patinati si possono organizzare appuntamenti resistenti ai lavaggi, di vera crescita e confronto intellettuale. Marco Travaglio è un interprete lucidissimo dei nostri tempi, con un coraggio da leone e la lingua fuori dai denti. Dotato di un’ ironia dilagante, seppellisce di risate l’assurda storia di un paese misero e menzognero. Impressionante la sua preparazione sui processi per mafia e politica, la sua abitudine minuziosa di prendere tutti gli appunti lo ha reso un’enciclopedia multimediale. Anche a braccio infatti, oltre che nelle sue corrosive pubblicazioni, ha una precisione di riferimenti che intimorisce, e che allontana gli equivoci. E qui veniamo al secondo punto. E’ un punto che fa fare un balzo di “qualità” all’italietta ingenua e ambulante che vende sulle bancarelle del mercato comune le spiagge e le strade, i fari e le isole. Che la promuove da paesello governato da un pappagallo imbranato con senili rigurgiti ormonali, ad una Repubblica che scende a patti con la mafia. Fin qui niente di nuovo. Il fatto è che cade l’alibi del mistero. Non siamo più un paese inconsapevole che brancola nel buio quando si tratta di individuare i meccanismi di Cosa Nostra. Non esiste più nessun mistero, i patti sono scritti tutti nero su bianco sulle carte dei processi per mafia. Solo che occorre leggerli e divulgarli. E’ qui che si inceppa il meccanismo, e si costruisce l’equivoco. Travaglio cita il processo in secondo grado a Giulio Andreotti: assolto ma, caso unico, la difesa decide di ricorrere in Cassazione. Cos’è che non torna? Travaglio fa un esempio efficacissimo: “è come una pagella che ha tutti 2, ma alla fine si è promossi”. La contraddizione sta nelle motivazioni, da far rizzare i capelli. Andreotti ha salvato la testa, ma l’onore è alle ortiche. La Cassazione confermerà tutto. L’unico “mistero” è come mai nel frattempo Bruno Vespa abbia speso voce e nei soltanto per il delitto Franzoni. Ma anche l’Italia del dopo Andreotti, riconosciuto contiguo alla mafia fino al 1980, è degnamente rappresentata da servitori dello Stato in doppio petto mafioso: la biografia di Marcello dell’Utri, fondatore di Forza Italia e senatore della Repubblica, si intreccia in maniera puntuale con le vicende di Cosa Nostra. Produce intercettazioni telefoniche imbarazzanti, e accumula prove ritenute attendibili dalla Magistratura: viene condannato a nove anni per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ma il nome di dell’Utri si incontra da sempre con quello di Silvio Berlusconi e del suo inquietante stalliere Vittorio Mangano. Marco Travaglio non interpreta le carte dei processi, le legge ad alta voce.


marco travaglio de laugier

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