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Legambiente: una "pista da bob" a Naregno

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : sabato, 18 giugno 2005

Nei giorni scorsi si è tenuta una conferenza dei servizi nella quale il Comune di Capoliveri ha presentato un progetto per mitigare il rischio idraulico del fosso delle Conce, sulla spiaggia di Naregno. Il tutto in base al finanziamento ricevuto dal Ministero dell’Ambiente con il Decreto 22002/0242 e per una spesa di 315.000 euro. L’intervento si è reso necessario perché il fosso esondò durante il nubifragio del settembre 2002. Ma c’è un piccolo particolare: il fosso di Naregno è in realtà una strada, con tanto di asfalto, segnali stradali e cartelli indicatori! Quindi al Comune di Capoliveri è venuto naturale pensare che la strada potesse essere trasformata in una specie di pista da bob, alzare un argine e costruire accanto alla strada/fosso una nuova via di scorrimento rialzata con tanto di ponte per oltrepassare il fosso/strada… Sembra strano che con i soldi del Ministero dell’Ambiente si finanzi una pista da bob al mare, ma è così, infatti il progetto presentato dal Comune prevede: - La separazione dell’alveo del fosso (l’attuale strada) dalla nuova viabilità. Quindi dovrebbe essere allargata l’attuale strada, portandola da 4 a 8 metri, poi l’ampliamento verrà diviso in due, destinando 3 metri al corso d’acqua, 4 metri alla nuova strada e 1 metro ai due nuovi muri di contenimento. - La realizzazione, a monte della strada/fosso, di un ponte per ricongiungere la nuova via rialzata alla viabilità esistente. - La chiusura del fosso/strada con due muri alti fino a 2 metri e mezzo, costruendo così una specie di budello che velocizzerà il flusso dell’acqua, anche perché l’asfalto della strada/fosso verrà tolto ma solo per essere sostituito con magrone cementizio. Il tutto in un corso d’acqua che sfocia in una spiaggia in forte erosione, a causa dell’asfaltatura del fosso delle Conce e della cementificazione del retrospiaggia, aggravata anche dalla realizzazione recente di un’altra strada parallela all’arenile che ha occupato parte della spiaggia e che da passeggiata per turisti è diventata carrabile in un battibaleno. Tutti questi interventi hanno fortemente ridotto l’apporto di sedimenti ed aumentato l’impatto erosivo del mare. Quella di Naregno è un’area che avrebbe bisogno di essere rinaturalizzata, riportando la strada alla sua funzione naturale di fosso e liberandola da asfalto e cemento, creando una viabilità alternativa all’assurda scelta di occupare il retrospiaggia con una strada – basterebbe poco per raccordarsi a percorsi già esistenti - e non certo realizzando due muraglioni che stringeranno il corso d’acqua come fosse una pista da bob senza ghiaccio e costruendoci a fianco una strada sopraelevata! Fra l’altro, ci chiediamo quanto questo toboga con strada di servizio sia conforme agli attuali strumenti urbanistici del Comune di Capoliveri. Ma la smania di cementificare i fossi non riguarda solo Naregno, la stessa cosa sta succedendo a Lacona, dove il tratto terminale del fosso del Caubbio dovrebbe essere risagomato e cementificato con muri - anche di notevole altezza ed alcuni già in corso di realizzazione - in cemento e pietra, tre briglie, due ponti e l’ impermeabilizzazione dell’alveo per diverse centinaia di metri, con un forte impatto ambientale e paesaggistico in un’area di grande pregio ambientale, faticosamente recuperata negli anni passati da una situazione di degrado ed abbandono per merito di alcuni privati . La stranezza è che per il corso del fosso del Caubbio più a monte, che scorre nell’Area Protetta – il tratto più veloce e pericoloso - il Parco ha imposto che i lavori venissero eseguiti soprattutto attraverso opere di bioingegneria, per evitare che cementificazioni così imponenti stravolgessero l’equilibrio ambientale e paesaggistico della zona. Ci pare decisamente strano che si tuteli a monte la naturalità del fosso e a valle si cementifichi e velocizzi lo stesso corso d’acqua, intervenendo pesantemente proprio nella parte finale, la più importante per la sedimentazione delle sabbie che consentono il continuo ripascimento naturale delle spiagge. Occorre un immediato e serio ripensamento su questi interventi, evitando la schizofrenia di lavori in bioingegneria ed a basso impatto nel territorio del Parco e, subito fuori dall’Area Protetta, la costruzione di piste da bob, toboga e scivoli di cemento proprio dove i fossi sfociano sulle spiagge.


strada fosso alluvione 2002 naregno

strada fosso alluvione 2002 naregno

naregno progetto strada fosso

naregno progetto strada fosso