Torna indietro

Controcopertina: La lunga replica di Tanelli alla lettera aperta di Barbetti

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 14 giugno 2005

Ho letto la lettera aperta diffusa dal commissario del Parco Nazionale Dott.Ruggero Barbetti, a seguito degli articoli pubblicati da Il Tirreno il 1 Giugno u.s. Mi scuso con i lettori che hanno voglia di seguire questo scritto, poiché non è breve essendo numerosi gli argomenti toccati dal commissario, ma ho ritenuto mio dovere per le responsabilità che ho avuto quale Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano nella sua prima fase gestionale, riportare alcuni dati ed esprimere i miei punti di vista in modo, sicuramente non esaustivo, ma spero comprensibile. Nel fare questo cercherò di seguire l’ordine indicato nella lettera commissariale. Ho cercato di guardare al futuro del Parco, con lo scopo che i valori naturali e storici, e le opportunità di sviluppo ecosostenibile che il Parco Nazionale dell ‘Arcipelago Toscano racchiude, non siano confusi con la sua gestione.. 0) Pianosa-aree minerarie, Presidenti dei Parchi e..varia umanità. Credo che anche i sassi , tanto per rimanere nel limitato campo delle mie: “… competenze scientifiche ed amministrative…”, abbiano rilevato come un mero refuso o al massimo un malinteso, collocare le Aree minerarie elbane a Pianosa e assegnarne la proprietà al Ministero della Difesa , anziché alla Agenzia del Demanio dello Stato. Resta chiaro il concetto espresso, riprendendo dai contenuti della lettera del Ministro dell’Ambiente On .Altero Matteoli, pubblicata nel Tirreno del 27 Maggio u.s .Nella lettera si chiariva quanto riportato sulla Presidenza del PNAT, nella intervista rilasciata al Corriere della Sera ( 25 Maggio u.s.) durante la Giornata Europea dei Parchi. A proposito dove era quel giorno non secondario per il “ sistema delle aree protette nazionali”, il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ?. Il commissario ricorda avvenimenti accaduti nel 2003, e scrive come : “…il tandem Ministero dell’Ambiente-Parco Nazionale assumendone la gestione, sia riuscito a muovere le prime pedalate presso l’Agenzia del Demanio per la restituzione delle miniere del ferro dell’Elba ai Comuni secondo gli ambiti territoriali di competenza”. Ottime pedalate, buone per fare propaganda, visto che nel 2004 c’e voluta una mobilitazione “ globale “ e il coinvolgimento, grazie al Comune di Rio Elba del Presidente della Repubblica, per impedire che la proprietà delle aree minerarie venisse trasferita , in uno dei tanti colpi di “ finanza creativa “ di questo governo , dal Demanio dello Stato alla Coni Servizi SpA . E quindi, in accordo con le dichiarazioni dei vertici della Società, venduti per riassestare i conti fallimentari del gioco del calcio. Le prime pedalate , di un Giro ancora in corso, sono iniziate molto tempo fa, nei primi anni ottanta del secolo passato. Sono state vinte e perse varie tappe, in un Giro difficile e carico di ostacoli, ma il gruppetto di testa si è, piano- piano allargato, e nel 2000 ha vinto una bella tappa: Stato, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comunità Montana Elba e Capraia, Comuni minerari , Parco Minerario e PNAT, hanno firmato un protocollo che sanciva la tutela dei valori naturali e storici delle aree minerarie, quale patrimonio dell’umanità, pianificando in termini operativi e finanziari gli interventi di ripristino ambientale e valorizzazione ecoturistica. Nel protocollo si prevedeva, fra l’altro, la vendita degli opifici senza interesse storico-minerario e l’ utilizzazione del ricavato nelle opere di riqualificazione del comprensorio minerario; si prevedeva anche il suo graduale trasferimento, una volta concluse le opere di riqualificazione , al Parco Nazionale che lo avrebbe gestito quale unicum culturale attraverso la Società del Parco Minerario, fra i cui azionisti sono compresi i Comuni minerari. Il “ tandem” con la sua iniziativa ha concretizzato quello che il Demanio voleva da tempo : scaricarsi dai problemi e le responsabilità ambientali e gestionali , mantenendo mano libera sulla proprietà. Per fortuna esiste un Dio Minore che protegge anche noi poveri “ ramoscelli spinosi “ e così la svendita immorale delle miniere è fallita e il comprensorio minerario è tornato ad essere un unicum e a sviluppare, grazie anche alla intelligenza e sensibilità di persone che sanno distinguere i loro ruoli istituzionali dagli “ schieramenti di parte”, le opere di ripristino ambientale e di valorizzazione culturale ed ecoturistica .Il Giro non è finito, ma le persone di buona volontà che formano il gruppo di testa , continuano a pedalare serenamente e alacremente. Alcuni giorni fa ho accompagnato i miei studenti in una visita alle miniere. Non è stata poca la felicità di vedere Guide Ambientali ,che aveva frequentato il Seminario organizzato in inverno dal Parco Minerario, ed Insegnati assaliti da bimbi festanti e curiosi che con le loro domande iniziavano un percorso di cittadini rispettosi del Pianeta che li ospita e del suo ambiente. Così come è stato grande l’apprezzamento delle opere di ripristino ambientale che sta conducendo il Comune di Rio Marina e quelle di valorizzazione ecoturistica realizzate al Ginevro dal Comune di Capoliveri, sulla scia degli interventi pionieristici concretizzati dal Parco Minerario con l’apertura del cantiere del Bacino e l’allestimento del Museo del Ferro a Rio. Tornando a cose meno piacevoli. Esaurite le illuminanti considerazioni sulle miniere , nella lettera del commissario si legge testualmente : “ Sarebbe bastato questo per passare- tralasciando il resto-alla pagina successiva, ma la curiosità ha avuto il sopravvento: la curiosità di vedere fino a che punto, senza l’onere professionale di un sia pur minimo riscontro, si era disposti a fungere da megafono ad esternazioni confuse e fuorvianti dell’ex-Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano”. Mi sembra poco credibile che a motivare la lettura completa siano stati un paio di refusi scoperti in mezzo al testo dell’articolo secondario di fondo pagina, che mostra palesemente i limiti tipici di un pezzo che, pur mantenendo correttamente il senso, è stato compresso per ragioni di spazio. Comunque il commissario , con quel fiuto investigativo che probabilmente pensa di avere acquisito per semplici parallelismi lessicali, scopre immediatamente un altro refuso, nascosto” addirittura “nell’occhiello del titolo dell’articolo principale. E così ci dice che il sottoscritto è stato : “ Primo e non ultimo presidente , non eletto, ma soltanto nominato e peraltro imposto dall’alto da altro Ministro di diverso schieramento contro il parere delle Comunità locali “. Credo che questa frase rappresenti una delle vette sublimi di retorica e demagogia della lettera commissariale. Probabilmente frequentando una ristretta cerchia di persone che la pensano come lui non si è accorto che è finito il tempo in cui certi discorsi potevano fare presa. Alla politica politichese non crede più nessuno. La foresta è cresciuta serenamente, senza il fracasso degli alberi che cadono. Come sostanzialmente recita un vecchio detto ecologista, e come i fatti dimostrano. In effetti il sottoscritto è stato sia il Primo, e questo lo sanno anche i sassi, ma anche purtroppo fino ad oggi , l’ultimo Presidente del PNAT. Poi è venuto dall’Agosto 2004 il primo commissario : Cosentino, poi il secondo commissario: Barbetti ( Deve essere un amaro destino , foriero di complessi , quello di essere sempre un secondo: reale come commissario, virtuale come presidente). Poi abbiamo la sentenza emessa da quel piccolo covo di bolscevichi un po’ pazzi che si chiama Corte Costituzionale - fortuna sarà presto riformata ( sic) - con la quale si dichiara l’illegittimità della nomina commissariale. Inizia così, fino ai nostri giorni il balletto fra primo e secondo commissario, con la palese triste regia di un Ministro della Repubblica, che definisce i due commissari : suoi uomini che fanno un ottimo lavoro. E tanto basta, alla faccia delle regole e del rispetto dello stato di diritto, in nome di una dichiarata rivalsa di schieramento e di un percorso proposto che in nome di una politica scevra da “stati d’animo”, ci ricorda le lottizzazioni di antica memoria. E’ vero come scrive l’attuale commissario che i Presidenti dei Parchi non vengono eletti. Vi è infatti “ un optional “ fra le Leggi della Repubblica Italiana che dice come i Presidenti dei Parchi Nazionali siano nominati con Decreto del Ministro dell’Ambiente, previa intesa con il Presidente della Regione e ratifica da parte delle Commissioni Ambiente del Senato e della Camera dei Deputati. Una procedura lunga e farraginosa , propria delle democrazie dove si confrontano visioni conservatrici o riformiste in una contesto rispettoso di una bilanciata suddivisioni di poteri.Un contesto poco adatto ad una sana e male interpretata efficienza imprenditoriale tipica di questo governo. Molto meglio una diretta e rapida investitura ministeriale, come prefigurato nell’emendamento gia presentato e poi ritirato sull’argomento in un recente passato e come, mi dicono i bene informati, sta riemergendo nei lavori dei 24 saggi ministeriali che in base alla Legge Delega sull’Ambiente voluta dal competente Ministro, stanno lavorando nel tentativo di stravolgere a colpi di Decreto l’intera materia che, sia ben chiaro deve essere rivisitata ed aggiornata ai tempi, ma con i modi e le regole previste in una reale democrazia, che non sono quelle di sottrarla al dibattito parlamentare ed al coinvolgimento dei cittadini. Nel frattempo vendiamo le spiagge, con le ovvie dichiarazioni di protesta dei Ministri culturali ed ambientali; in vero poco tranquillizzanti, visti i risultati sul condono edilizio e quello sul silenzio - assenso in materia di vendita dei beni culturali. In attesa che cambino le regole, si fanno i commissari straordinari che di fatto diventano ordinari. Ulteriore tassello a quella strisciante , e del resto vecchia vocazione della burocrazia minsteriale, tesa ad trasformare i Parchi Nazionali , Enti pubblici non economici , dotati di un proprio statuto e proprie autonomie , in Parchi Statali direttamente gestiti dal Ministero dell’Ambiente; in una tutta personale visione di un “ sistema delle aree protette nazionali “ caratterizzata da qualche luce e tante ombre. Una specie di quelle Riserve dello Stato come Montecristo , ancora sotto le dipendenze del Ministero delle Politiche Agricole, nonostante una Legge della Repubblica dica che deve essere trasferita alla gestione diretta del Parco. Possiamo avere una misura della qualità con cui lo Stato gestisce il Sistema delle aree protette Nazionali, andando nel sito ufficiale del Ministero dell’Ambiente ( www.minambiente.it) e scorrendo , le pagine dedicate appunto ai Parchi Nazionali. Sono pagine desolanti , incredibili nel loro pressappochismo. Dati ed informazioni fasulle sugli organi di gestione e decreti istitutivi. Pagine della storia e delle emergenze naturalistiche ridicole.Il tutto, quando non compare una bella scritta che ci dice , per Parchi Nazionali istituiti da anni : pagine in corso di allestimento. Poco tempo fa c’è stata una interrogazione parlamentare sulla situazione dei Parchi Nazionali. Il Relatore, udita la risposta del Ministro per i rapporti con il Parlamento, ha concluso la sua replica con questa parola: vergognatevi. Mai parola fu più condivisibile.Credo che sia particolare interesse dei lettori visitare le pagine che il “ sito “ ministeriale dedica al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Per quanto riguarda : “…la mancata seppur auspicata nomina a vita al vertice dell’Ente.”, al di la del ridicolo, da un punto di vista normativo di una tale affermazione, sarebbe opportuno che il commissario entrasse nell’ordine di idee che non tutti sono uno specchio delle sue culture e dei suoi comportamenti. Vi sono persone che non cercano le poltrone, che non vi rimangono avvinghiati anche se in effetti sono degli sgabelli, che “… non vivono nel terrore e nell’invidia … che non nutrono morbosi intenti di rivincita…” che non diffondono :”… vagheggianti rappresentazioni della situazione,…ritriti slogan generici…, esternazioni confuse e fuorvianti… leggende metropolitane e vivono una realtà romanzata … di una epopea puramente immaginaria…che non trova riscontro…nella sua opaca gestione del Parco..” etc. etc Un tempo il commissario dichiarò che il sottoscritto non poteva essere il Presidente di tutte le stagioni. Verissimo. Fui onorato nell’autunno del 1996, quando mi venne proposto l’incarico della Presidenza del PNAT, che definiva l’intesa raggiunta dal Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi e dal Presidente della Regione Toscana Vannino Chiti . Accettai dopo avere parlato con le due persone che di fatto concretizzavano le iniziali indicazioni contrapposte del Ministro e del Presidente della Regione. Persone che anche in quella occasione non mancarono di mostrare la grande qualità della “ pasta “ con cui sono fatti. In scienza e coscienza ho cercato di servire al meglio delle mie capacità le Istituzioni e una Terra che amo, dichiarando con orgoglio che mai all’ombra salutare di quel “ ramoscello di Ulivo” nei cui valori mi riconosco, il Parco è stato un mezzo di propaganda di parte. Mi ha fatto non poca fatica rimanere al mio posto dopo il Maggio del 2001. Troppe le interferenze para-istituzionali e le scorciatoie amministrative richieste. Ci sono rimasto, anche in regime di prorogatio, per due ragioni sostanziali . La prima sancire nel mio piccolo, che la scadenza della Presidenza dei Parchi Nazionali era fissata dalla Legge e che solo un atto formale e motivato poteva anticiparla. La seconda l’esigenza di concludere i concorsi , acquisire i Piani del Parco e dare all’Ente un referente gestionale perdurando la vacanza della direzione. Mi dispiace per il commissario, ma nonostante i suoi sforzi, che nel contesto romano trovavano facili “ megafoni “, sono riuscito, o meglio siamo riusciti, in entrambi gli obiettivi. Con l’ Aprile del 2002 i miei compiti istituzionali nei confronti del Parco Nazionale sono finiti in modo definitivo. Restano sia chiaro quelli di un semplice cittadino elettore e contribuente ( Ci tengo a specificare che in questi tempi berluscon - previtiani appartengo alla categoria dei fessi ) e di una persona, mi dispiace nuovamente per il commissario , che con qualche “ comprovato” riconoscimento scientifico ed amministrativo, tenta di produrre e di diffondere un po’ di conoscenze sul pianeta Terra e la sua ecologia. Una persona che, come tante, agisce affinchè i grandi valori e le grandi opportunità del Parco Nazionale, non siano assimilati ai troppi disvalori di una gestione commissariale, che nell’iniziare ad ammettere dopo anni di propaganda , di finanziamenti annunciati, di negazioni del lavoro svolto da altri, di opere lasciate abbandonate e di poche e discutibili opere realizzate, l’ esistenza di “ innegabili difficoltà . .” Ma questo momento buio per l’Ente deve essere imputato:”… al contrasto di schieramenti di parte, che finora ( sic) non hanno ancora (sic) permesso il conseguimento dell’auspicabile suo (sic) assetto istituzionale “. Eppure il sistema è semplice rispettare la Legge , le sentenze della Corte Costituzionale e lasciare gli sgabelli. Mutatis mutandis, mi sembra di sentire le parole di coloro che negli ultimi quattro anni ci dicevano che nel Paese non si avevano difficoltà e comunque quelle che c’erano, erano imputabili ad altri. E oggi ci dicono che si ,in effetti non sono più i tempi della “ finanza creativa “ e che ci dobbiamo tutti rimboccare le maniche. Perfettamente d’accordo . Ma il sottoscritto e mi sembra , tanti altri, hanno detto che sarebbe opportuno cambiare i conducenti. Non ci sentiamo tranquilli a lasciare, la guida della macchina o del tandem che sia, nelle mani di chi ci ha coinvolto in un numero un “ po’ altino” di incidenti, senza peraltro dirci che la strada era pericolosa e piena di curve. Anzi dicendo che era tutta dritta, a coloro che si permettevano di mostrare un Atlante stradale. E veniamo ora alla “…effettiva situazione…”, secondo gli undici punti riportati nella lettera aperta del commissario: 1) Piano del Parco. Tanto è stato detto e tanto sarebbe da dire, limitiamoci alla “…notizia di questi giorni… “ , come ci dice il commissario.Il Piano del Parco è stato approvato il 31 Maggio u.s. .; “ ..al Tanelli ciò non era riuscito in ben cinque anni di sua gestione “. A parte l’eleganza, non al Tanelli , ma al Consiglio Direttivo, a suo tempo definito dal nostro elegantone un collegio di “yes-men”, debbono essere riservati i meriti di indirizzo e controllo che hanno portato l’Ente a nascere e svilupparsi da una situazione sociale ed istituzionale iniziale : ” leggermente complessa “. Un Consiglio Direttivo, è bene ricordarlo dando a Cesare ciò che è di Cesare, dove oltre al Presidente sedevano dodici persone in stragrande maggioranza espressione dell’Elba e dell’Arcipelago , che è riuscito ad acquisire , nel dialogo e nella partecipazione, la bozza definitiva del Piano del Parco; da non confondere con la personalizzata rielaborazione commissariale. Per fare quello che ha fatto il commissario bastava che, il giorno prima della scadenza del mio mandato di Presidente, avessi firmato un Provvedimento d’urgenza con il quale approvavo il Piano e quindi trasmetterlo alla Regione senza il parere della Comunità del Parco. La Regione, per legge non esprime un semplice parere, bensì adotta il Piano e lo pubblicizza raccogliendo e valutando le osservazioni delle Istituzioni e dei semplici cittadini. Quindi lo approva in via definitiva in accordo con gli organi di gestione del Parco ( Consiglio Direttivo e Comunità). Un iter piuttosto complesso , non favorito certamente dalle conflittualità che il commissario, volendo a tutti i costi usare una Istituzione della Repubblica , come un trampolino per le sue velleitarie ambizioni politiche, ha innescato con la Comunità del Parco la Regione ed il territorio.E’ stato palese , in questi anni, il tentativo di cancellare la memoria delle politiche e delle opere fatte dal Parco Nazionale nella sua gestione ordinaria.Tante dichiarazioni ed azioni ( Basta consultare i comunicati stampa del Parco come riportati ad esempio negli arretrati di Elbareport), ribadendo un unico e quasi ossessivo concetto: “ Ho ereditato un Parco fatto di tante parole e pochi fatti ed intendo ribaltare questa situazione”. Premesso che non si tratta di eredità , ma di usurpazione, si arriva a quel gesto iconoclasta tipico di tutti i regimi : rossi, neri o azzurri che siano, di bruciare i simboli del passato. Si tenta quindi di sostituire il logo e il nome legale del Parco.Non più l’onda marina che si apre nel volo dei gabbiani dal becco rosso e la dizione a fianco: Parco Nazionale Arcipelago Toscano, ma sette stelle in un mare blu con a fianco la dizione: Isole di Toscana Parco Nazionale. E’ recente, come precedentemente accennato in termini generali, il tentativo di sancire anche per il Piano del Parco, una improbabile continuità fra la gestione del Consiglio Direttivo e quella del commissario. Continuità che , con un minimo di intelligenza politica- nessuno pretende sensibilità e cultura ecologica, e istituzionale -, non doveva mai essere abbandonata , per il bene del Parco che solo nella continuità istituzionale può avere il suo positivo divenire. Non so se colui che alcuni mesi fa incontrai lungo i sentieri dell’Elba e, dopo qualche considerazione sul loro stato, mi domandò se nell’Isola c’erano due Parchi Nazionali: Arcipelago Toscano e Isole di Toscana, stesse scherzando o meno. Comunque io gli risposi di no, forse sbagliando.Tornando al Piano del Parco come approvato dal commissario, questo non riflette, né nella forma , né nella sostanza il Piano che doveva emergere in accordo ai Criteri Generali fissati dal Consiglio e dalla Comunità nel 1999. E’ solo una brutta copia e per di più invecchiata che necessita di palesi aggiornamenti alla luce degli avvenimenti accaduti in questi ultimi tre anni. Così come Isole di Toscana Parco Nazionale è una brutta copia invecchiata del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. 2) Aree marine protette. Anche su questo punto tanto è stato detto. L’istituzione delle aree marine protette è : “…avvenimento impensabile ai tempi della gestione Tanelli… “ , ci dice il commissario. In effetti durante la gestione ordinaria del Parco, il Consiglio seguiva una precisa linea. Prioritario era la definizione dell’assetto amministrativo e gestionale delle aree marine attorno alle Isole minori, già protette dal Parco Nazionale. Poi nel dialogo e nel rispetto delle norme istitutive previste, attivare le procedure per estendere l’area marina protetta anche alle Isole maggiori . E’ bene rilevare che anche qui, come per Pianosa, come per il comprensorio minerario elbano, come per Montecristo , si ritrova la presenza di uno Stato ,” proprietario “ dei beni, che per viscosità politiche ed amministrative fra Ministeri e, all’interno dello stesso Ministero , fra Direzioni Generali, ostacola la tutela e valorizzazione organica dei beni che “ possiede “.La situazione in cui versano le aree marine protette dal Parco ne è un emblematico esempio, in quanto oggetto delle diatribe ministeriali fra Servizio Conservazione Natura e Ispettorato Difesa del Mare; per semplificare almeno nel lessico, il volteggio di competenze e nomenclature delle Direzioni generali che nel tempo sono state preposte alla tutela delle aree protette marine e terrestri. Il Parco nella sua gestione ordinaria non mancò di denunciare in varie occasioni la situazione descritta. E’ opportuno ricordare le non secondarie presenze del Parco Nazionale nelle campagne contro le attività di pesca illegali , gli sversamenti a mare dei lavaggi delle petroliere e i traffici delle carrette del mare. In accordo con le marinerie locali, e grazie alla incisiva collaborazione della Guardia Costiera si giunse alla emissione di una serie di decreti ministeriali( annullati dall’attuale governo) che interdivano la pesca a strascico sotto le coste elbane. Ricordiamoci anche, del Convegno Nazionale tenuto a Portoferraio nel 1999, in cui vennero riunite personalità del Governo centrale e regionale , delle Amministrazioni locali, gestori di aree marine protette, ambientalisti e scienziati , e dove vennero rilanciati i problemi e le aspettative del Mare. Pensiamo anche al Santuario internazionale dei Cetacei, istituito anche con la presenza culturale e promozionale del Parco Nazionale. Poi nell’autunno del 2001, l’ex- Amministrazione di Capoliveri , il cui sindaco( attuale commissario) aveva solennemente assicurato l’arrivo di Luna Rossa a Mola , ed era lanciatissimo verso la Presidenza del Parco, stabilì di ridurre l’area terrestre comunale protetta ivi compreso Mola, e di istituire un’area marina attorno alla penisola di Calamita. Bella iniziativa, alla quale segue il silenzio fino al giugno del 2003 , quando abbiamo le dichiarazioni del Direttore Generale Cosentino che ci dicono, al buio senza minimamente sostanziare l’iter previsto dalla Legge, che entro il 2003 sarebbe stata istituita la Riserva Marina Isole di Toscana. Poi di nuovo il silenzio per altri due anni finchè arriva “.. l’incontro a livello ministeriale in data 25 maggio u.s. …”. Sempre con il fiato grosso in prossimità dell’ estate , del turismo e della fine dell’ennesimo commissariamento. L’ incontro c’è stato e , a quanto letto sulla stampa, è stata distribuita una mappetta con le zonazioni senza alcuna motivazione e documentazione scientifica.. Conclusioni le isole minore continuano a vivere le loro incertezze e le maggiori si domandano a che gioco si gioca. Speriamo bene poiché il mare protetto è la futura ricchezza dell’Elba e del Giglio, oltre che dell’Arcipelago tutto. Nel frattempo abbiamo avuto gli annunci dei faraonici Musei del Mare alle Ghiaie ( Ma dove sono andati a finire i finanziamenti concessi nell’inverno del 2002, direttamente dal Ministero dell’Ambiente alla Comunità del Parco del tempo, per progettare il Museo del Mare alle Galeazze ?) ; i paludati convegni organizzati dal Ministero dell’Ambiente a Capoliveri , deserti da rappresentanze locali; per finire con i Comitati di Pilotaggio di Pelagos . A proposito : Pelagos e non Pegasos , come abbiamo sentito dire , forse per comprensibili ragioni freudiane , durante il non previsto ed improvvisato indirizzo commissariale di saluto, in occasione del convegno sulle aree protette marine organizzato dalla Regione Toscana a Portoferraio nell’autunno passato. Un saluto essenzialmente imperniato sul definire una “ leggenda metropolitana “, il suo essere stato contrario alla istituzione del Parco, come meglio detto al punto 4 di questo scritto. 3) Telefonata.Mi sembra che sulla “… telefonata ministeriale d’ investimento (sic) alla Presidenza del Parco “ ci sia poco da dire, a parte il fatto che come” investimento” sembra essere stato poco fruttifero. Interessante quanto detto dal commissario in merito alla sentenza della corte Costituzionale, la quale avrebbe : “…solo indicato la necessità di porre in essere una particolare procedura”. E’ no , a costo di ripetermi.. La Corte costituzionale ha sentenziato la illegittimità del decreto di nomina del commissario poiché lo Stato e per lui il Ministero non ha ricercato l’intesa con la Regione come prescrive la Legge. E questa non ricerca dell’intesa si è perpetrata nei tempi successivi, nonostante che il Presidente della Regione Toscana, abbia proposto una terna di illustri personalità non certamente “ bollabili” come” uomini della sinistra”, e quindi più recentemente ai fini di sbloccare una situazione incredibile a detta di osservatori italiani e stranieri, abbia lanciato l’idea di trasformare il Parco Nazionale in Parco Regionale. 4) Ricorso amministrativo contro l’istituzione del PNAT. Confesso che in questo punto il politichese commissariale ha raggiunto per me un buon punto di incomprensione. Mi sembra comunque di capire che l’ex-Amministrazione di Capoliveri ( sindaco, l’attuale commissario in corsa per la presidenza) nella primavera del 2002 ha effettivamente ritirato il ricorso contro l’istituzione del Parco Nazionale “… quindi ancora in attesa di decisione…perché ritenuti maturi i tempi ed i convincimenti generalizzati…” . Boh !. Comunque il commissario ci dice che le ragioni del ricorso stavano nel perimetro . Come dire buttiamo via l’acqua con il bambino. In tanti sentivamo l’esigenza di una rilettura dei perimetri, e operavamo per cambiarli nel dialogo e con i dati alla mano. Eravamo anche giunti a dimostrare che si potevano conciliare molte cose, inserendo nel Parco aree di interesse rimaste fuori dell’area protetta ed escluderne altre di basso pregio ambientale, senza nocumento alla estensione del Parco, da affiancare alle aree contigue. Abbiamo “ vissuto le vicissitudini del tempo” e confesso di non sapere che :“…forse l’unico Comune che si era dichiarato favorevole all’introduzione dell’area protetta risulta essere stato Capoliveri sindaco l’attuale commissario del Parco…”. Ma allora perché ha fatto ricorso? Misteri della politica politichese ! 5) Conto Consuntivo 2003. Quale “bufala”. Il Conto venne trasmesso alla Comunità del Parco il 23 luglio 2004 ( in prossimità della scadenza di uno dei commissariamenti.( Ma è un vizio!) . La Comunità richiese chiarimenti e dettagli sul Conto consuntivo. Questi, per quanto a mia conoscenza, non sono mai arrivati ed il Conto è stato approvato dal Ministero dell’Ambiente, previa approvazione( ci mancava anche questo!) del Ministero dell’Economia ( Quello delle finanze creative di antica memoria) , ma senza il parere della Comunità, come esplicitamente prevede la Legge, sulla base del silenzio - assenso di dubbia legittimità in materia ambientale . 6) Consulenze , Volterraio e resoconti gestionali . ”… Quanto all’onere per consulenze, più che lievitare, si è ulteriormente ridotto a quasi la metà rispetto a quello della gestione Tanelli… “ , scrive il commissario. Questo si che è una bella bufala. Non creiamo confusione ad arte e distinguiamo fra consulenti, collaboratori e personale in organico.Durante la passata gestione ordinaria, il Parco non aveva personale ( a parte il direttore per tre anni e mezzo) e per lavorare doveva usufruire delle prestazioni di collaboratori e funzionari distaccati da altre amministrazioni. Oggi il Parco ha coperto l’organico per circa l’80%. Conosco bene la mole di lavoro che occorre espletare, per cui non mi meraviglio della esigenza di attivare ancora in carenza di organico, rapporti collaborativi. Ma i consulenti dello “ staff dell’Ufficio commissariale “ , come ama indicarli il nostro commissario, senza entrare nel merito delle scelte e delle competenze, sono un’altra cosa. Basta leggere i ripetuti rilievi sull’argomento riportati nei verbali del Collegio dei Revisori dei Conti. Comunque ringraziamo sia, i tagli operati dal governo ai finanziamenti dei Parchi sia, l’incremento delle aliquote di tali finanziamenti sottratti agli stanziamenti ordinari e trattenute nelle mani del Ministero per le proprie” concessioni”.; altrimenti , a quanto ci sembra di evincere dalle parole del commissario, le spese per i consulenti sarebbero state ancora più alte. Per quanto riguarda i venti milioni di Euro usati per : “…fare poco …”, evidentemente quel poco gli bastava se nella primavera del 2001 , chiaramente prima delle politiche, manifestò, come riportato nei verbali del Consiglio Direttivo, il suo profondo ed incondizionato apprezzamento e condivisione all’operato del sottoscritto. Si dice che la coerenza non deve essere una virtù della politica. Quella della politica con la “ p “ minuscola , nata per disinteressare la gente dalla gestione della “cosa pubblica” ed avere le mani libere per fare il proprio comodo. Non certamente per la politica con la “ P “ maiuscola che , grazie a Dio esiste in molti. Per quanto riguarda la : “…poco chiara vicenda del Volterraio…” scritte da colui, che ebbe a definire , uno dei più significativi monumenti culturali dell’Isola.: “… come un cumulo di sassi , che se potessi rivenderei subito……”, non può che lasciare indifferenti. Anche se non nego, miserie umane a parte, che la rabbia è tanta nel vedere abbandonato al loro destino il Castello e le notevoli emergenze naturalistiche che lo circondano senza quegli interventi di restauro e valorizzazione ecoturistica a suo tempo programmati e parzialmente finanziati .Capisco i tagli finanziari operati dal Ministero, ma allora si eviti di spendere centinaia di migliaia di euro per fare un infoparckarea posto a meno di cento metri da una struttura di informazione funzionante- allestita con i soldi del Parco Nazionale e gestita in collaborazione con l’ Apt - in una operazione analoga a quella che è stata recentemente inaugurata all’Argentario. Infoparckarea, che si salva solo grazie alla cortesia e professionalità dei suoi addetti , doveva essere il faraonico biglietto da visita del Parco- beccandosi anche i rilievi del Collegio dei Revisori - aperto per 365 giorni all’anno per 12 ore giornaliere, senza pensare , o magari pensandoci, ma non essendo in grado di capire, che il vero biglietto da visita del Parco sono i suoi sentieri e la sua cartellonistica. Questi, lasciati per anni in tragico abbandono sono, dopo corali proteste di residenti e turisti, oggi interessati da lavori di restauro i cui ridotti stanziamenti evidentemente costringono gli operatori ad opere approssimative. Significativo quanto ho visto pochi giorni fa al Perone sul sentiero per non vedenti, il cui indecente stato fu segnalato da Legambiente e dal sottoscritto l’ estate passata. (Piccolo inciso, ricevei una cortese lettera del Ministero dell’Ambiente in cui mi diceva che il ripristino sarebbe avvenuto a breve). Un pezzo del corrimano divelto è stato sostituito con una vecchia palina. Ottima operazione ecologica di recupero e riciclaggio, se non fosse che la palina riciclata è rotta e piena di scheggiature. Ma si capisce a cosa serve il corrimano in un sentiero per non vedenti, oppure no ? Non è una semplice palizzata. Non parliamo poi del tabellone che porta il rilievo morfologico del paesaggio.Era troppo una mano di coppale ?. E via così, passando da aree di sosta dove i pannelli esplicativi del paesaggio, per la loro mancanza o per il loro stato, testimoniano il triste abbandono del Parco. Relativamente ai : “… resoconti gestionali …”, in grado di dimostrare che con : “ … le assegnazioni estremamente ridotte…”, godute dal Parco commissariato non era possibile: “… tentare di fare di più.”, non metto in dubbio quanto dichiarato.Ma forse le poche risorse potevano essere meglio spese, e soprattutto poteva essere evitato di ridondarci di annunci finanziari milionari che poi, mano- mano si riducono strada facendo, alle centinaia di migliaia di euro. Vedi la ex-Caserma delle Ghiaie, tralasciando gli aspetti culturali, sociali ed Istituzionali che , come tutti sappiamo la contornano.Mi domando soltanto ,se i bilanci del Parco Nazionale in questi ultimi anni siano stati fatti con gli stessi approcci di finanza creativa - oggi disconosciuti dallo stesso governo e quindi suppongo anche dal suo vice-presidente già Ministro dell’Economia, oltre che stigmatizzati dagli organi internazionali di verifica- che hanno caratterizzato le finanziarie dello Stato. Comunque in tema di resoconti gestionali del Parco.Dopo avere in varie riprese manifestato le mie critiche sulle valenze culturali ed amministrative legate alla adozione da parte di una struttura commissariata di in simbolo diverso da quello adottato durante la sua gestione ordinaria, ho richiesto, visto il silenzio assordante di Parco e Ministero, l’accesso agli atti deliberativi e contabili. Sono stati negati poiché non è stato ravvisato un : “…interesse personale ed attuale …”. Complimenti ! 7) Rimborsi spese. Non facciamo del populismo di bassa lega.E’ evidente che i miei rimborsi spese sono in assoluto superiori a quelli del commissario non fosse altro che per la diversa mole di impegni espletati, ma a populismo - populismo e mezzo, per cui gli stessi rimborsi sono ampiamente compensati dalla differenza di indennità di carica mensilmente corrisposta al commissario, rispetto a quella percepita dal sottoscritto.Il punto è la liceità dei rimborsi. Al riguardo è utile leggere i verbali del Collegio dei Revisori dei Conti- altro organo di gestione del Parco con il quale il commissario ha pensato bene di entrare in conflitto, come evidenziato da specifica nota ministeriale - , relativamente a : soggiorni romani, spese di rappresentanza, rimborsi chilometrici secondo le tariffe Aci liquidati al commissario nei suoi trasferimenti di servizio Capoliveri - Portoferraio e ritorno con moto ed auto di grossa cilindrata . Per quanto riguarda le spese di viaggio e di soggiorno del sottoscritto. Forse è il caso di dire che come previsto dalla Legge, per il Presidente, Consiglieri , Revisori, etc., ho goduto del rimborso chilometrico forfettario previsto per le strutture pubbliche ( niente a che vedere con il tariffario ACI calibrato all’automezzo usato), nei trasferimenti con la mia auto da Firenze a Portoferraio. All’Elba di regola, per evidenti ragioni legate alle attività di servizio, usavo uno dei fuoristrada del Parco. Per quanto riguarda le : “…primarie strutture alberghiere..”, forse è il caso di dire che tali strutture sono fra le poche che nei periodi non estivi , rimangono aperte all’Elba, e dove peraltro godevo di prezzi convenzionati fortemente scontati. Per quanto riguarda la : “…mia dimora elbana…”, come tanti amici sanno è una bellissima dimora da non confondere con villotte con piscina. Un vecchio magazzino dell’Elba occidentale, forse un po’ distante da Portoferraio, lasciato sostanzialmente con le sue peculiari caratteristiche originarie ivi compreso l’assenza di un riscaldamento idoneo per trascorrere brevi anche se ripetute permanenze autunnali ed invernali.Non ho mancato peraltro nei periodi più temperati , durante il Natale e la Pasqua ed in estate, sia pure con rammarico del mio amico direttore della primaria struttura alberghiera, di usufruire del mio buon ritiro pomontinco. 8) Pontecchio.Gli eventi nella loro sostanza sono molto semplici.Era dato per scontato che i confini del Parco escludevano l’ insediamento di Pontecchio. Quando la questione entrò nel vivo(inverno 2000-2001) , guardando e riguardando la cartografia ufficiale al 25.000 del Parco, ritenni opportuno fare verificare con rilievo topografico strumentale i confini precisi del Parco.Emerse così che la stragrande maggioranza del progetto era compreso nell’area protetta. Il Parco esaminata la documentazione non concesse il Nulla Osta. Contro questa decisione la Società costruttrice presentò ricorso alla Magistratura amministrativa. Nell’autunno del 2001 il ricorso venne discusso e in tale sede, come riportatomi dal legale del Parco, un patrocinatore della parte ricorrente la cui memoria era largamente imperniata sulla tesi per cui il PNAT non essendo munito di Piano del Parco non poteva intervenire sulla questione Pontecchio, dichiarò non solo che il Parco era in via di commissariamento, ma anche presentò una lettera ufficiale riferita ad altro Parco Nazionale nella quale venivano sollevati dubbi sulla liceità degli Enti Parco di intervenire in materia di nuove opere quando non muniti del Piano. Di quanto comunicato venne immediatamente informato il Consiglio Direttivo e lo stesso Ministero dell’Ambiente. La sentenza su favorevole al Parco e nelle sue motivazioni, immediatamente comunicate al Consiglio e ampiamente diffusa a livello nazionale, emergeva fra l’altro una chiara dichiarazione sulla legittimità dei Parchi ad intervenire anche in assenza del Piano. La dichiarazione costituisce precedente generale in materia e forse è servita ad evitare tentativi di cementificazione anche in altri Parchi . Nel PNAT almeno per ora, si sono evitati, metro più metro meno, 30.000 metri cubi di cemento. 9) Rilascio autorizzazioni accesso aree marine protette. Leggo papale-papale, nel contesto di un ermetico frasare , che : “…nessuna autorizzazione risulta essere stata concessa per permettere la balneazione…”. Ci mancava anche questo!. Ci mancava che il Parco autorizzasse il Signor Pinco Pallino a fare il bagno a Montecristo o al Porto Romano di Pianosa. Il punto è l’accesso-ho scritto accesso- alle aree marine a massima protezione ( Montecristo, Pianosa , zone 1 di Gorgonia, Capraia e Giannutri). Non si tratta di evidenziare il bisogno di un regolamento.Le Leggi parlano chiaro e la prassi seguita dal Parco durante la sua gestione ordinaria anche. Per quanto a mia conoscenza nonostante le sollecitazioni formalmente espresse da Legambiente, i giudizi del Difensore Civico della Toscana e le stesse “ equilibristiche “ direttive del Ministero, fino ad oggi sono emersi solo dei numeri e una sorta di “ segreto scientifico”. Ebbi modo di sollecitare pubblicamente il Parco a fare chiarezza nei limiti della privacy allo scopo di non innescare un meccanismo di considerazioni a tutto danno dell’immagine e della autorevolezza dell’ Ente.Lo spirito con il quale da circa un anno sono intervenuto- e avrei voluto fortemente non essere spinto a farlo - in questa, come in altre questioni, era improntato a cercare di contribuire affinchè il PNAT evitasse la situazione di “ esistenza virtuale e deleteria “, in cui si trova. Sono queste le cose che “…nuocciono allo sviluppo della struttura…” e non chi , con spirito costruttivo le evidenzia affinché vengano corrette prima che precipitino.Non facciamo confusione fra coloro che sporcano le spiagge e quelli che denunciano il degrado. 10) Monaci Benedettini a Pianosa-Villa Romana a Giannutri. Per la Comunità Monastica Benedettina non incolpo nessuno, e mi assumo tutte le responsabilità di avere creato un sogno ed una speranza e di non esser riuscito a portarli a compimento . Spero che tutti quelli che in questo sogno avevano creduto mi perdonino.Ho fatto del mio meglio. A Pianosa resta però un seme. Il piccolo Rosario bianco che l’Abate ripose in una piccola buca nella terra dell’ Isola.Un seme che almeno in parte è sbocciato con il “ Carcere Verde “. Non nascondo che aspiro ad un futuro dove accanto a questa realtà, a quelle scientifiche e didattiche già presenti, ad un turismo ritornato nei suoi limiti di sostenibilità ambientale e logistica, si possa vedere nei reparti ,che la grande distribuzione riserva alla agricoltura biologica, oltre a quelli che già la Comunità Monastica Benedettina produce a Lovanio, anche quelli prodotti a Pianosa. Leggo nella lettera del commissario che : “…questo ( i Monaci ) ed altri progetti attualmente sono difficilmente perseguibili…”. Magari non guastava di informarsi sullo sviluppo degli eventi che fra l’altro vedono Pianosa vincolata dalla Sovrintendenza alle Antichità della Toscana , che interrompono quei misteriosi progetti di eccelenza, di vendite modello finanza creativa che vide la Regione dichiarare tempestivamente che nel caso avrebbe esercitato prelazione, di voli di elicotteri vari, di “Pianose libere” varie, che in un recente passato ci avevano un po’ preoccupato. Così come ci preoccupa un po’, nel sentire in giro di progetti di campi boe per imbarcazioni da trenta metri con ancoraggi tutti da vedere, tenuto conto che all’intorno dell’Isola esiste la più vasta prateria di Posidonia dell’ Alto Tirreno.Voglio sperare di avere sentito male! Comunque è bene anche qui , mettere le mani avanti. Per quanto riguarda Giannutri e la sua Villa Romana, nella lettera commissariale si esalta il “…tempestivo …” intervento del Ministero dell’Ambiente, tacendo il ruolo non marginale avuto dalla Regione Toscana e soprattutto la positiva collaborazione espletata dalle due Istituzioni. Gli eventi sono: a Giannutri viene posto in vendita un primo lotto, non comprensivo della villa romana, e acquistato dal Ministero dell’Ambiente. Successivamente viene posto all’asta un secondo lotto, comprensivo della villa romana e limitrofo al primo. Non partecipando all’asta il Ministero, interviene la Regione che si aggiudica il lotto, successivamente acquisito per prelazione dal Ministero. Ora devono essere realizzate le opere di restauro e valorizzazione. 11) Concorsi. Nessun vanto , soltanto il tranquillo rilevare che il Parco nel suo primo quinquennio di attività aveva espletato tutti i concorsi previsti nella sua pianta organica , in un momento fra l’altro caratterizzato da non secondari affaticamenti per la mancanza di una direzione gestionale. Questa mancanza venne superata, nonostante le viscosità create dalla Direzione Generale del Ministero, quando il Parco, acquisito idoneo parere legale, comunicò al Ministero che si sarebbe rivolto alla magistratura per accanimento burocratico.Per quanto riguarda :”…l’infondata ordinanza …”, vale appena di rilevare che i Presidenti dei Parchi al contrario dei commissari emanano dei Provvedimenti d’urgenza, che devono essere ratificati dal Consiglio Direttivo. Per quello in questione , esso riguardava la sospensione, in attesa di chiarimenti, della presa di servizio dei vincitori di una delle fasce concorsuali ( quattro posti su venticinque), in seguito a precise e formali istanze di riscontro sul computo meramente matematico dei punteggi assegnati dalla commissione. Il Provvedimento venne emanato previo parere legale e consulto con il Ministero e membri del Consiglio, che successivamente ratificò l’atto . Mi piace ricordare che non sono molti i Provvedimenti d’urgenza da me emanati in cinque anni, e sempre previa consultazione informale con tutti i membri del Consiglio.Non a caso i Provvedimenti d’urgenza sono stati tutti ratificati . Questo per semplici ragioni. Il Consiglio Direttivo si riuniva con scadenza mensile . Per inciso in sedute pubbliche, come prescrive la legge e con il Presidente della Comunità del Parco invitato permanente. Nessuna seduta è mai andata deserta e le deliberazioni del Consiglio erano pubblicate nel Bollettino Ufficiale del Parco, lanciate nelle pagine web dell’Ente ( Da non confondere con le attuali, dove peraltro permangono alcuni ricordi fossili del passato) ed illustrati alla opinione pubblica dalle conferenze stampa che regolarmente seguivano la chiusura dei lavori del Consiglio. Più o meno la stessa situazione di oggi, dove …diciamo la riservatezza, è diventata una prassi gelosamente difesa. A parte chiaramente gli auto incensanti e troppo spesso bugiardi comunicati stampa del Parco commissariato. Tornando ai concorsi, la Magistratura ha emesso le sue sentenze, che per costume si rispettano e non si discutono , ricorrendo se del caso agli organi giudicanti superiori. Questi sono i fatti .Mi meraviglio soltanto che ancora la questione non sia stata risolta . Per caso, non si vuole risolverla ?. Certo risolvendola sarebbe ancora più difficile giustificare le centinaia di migliaia di euro spesi annualmente per i consulenti.E’ stato detto che pensare male è peccato ,ma che a volte si indovina. Concludo rilevando come, la commissariale cultura del “ Carpe diem”- che l’ex- sindaco di Capoliveri aveva stampato in caratteri cubitale all’ingresso del suo Comune e che ebbe modo di esternarsi con un concetto a suo tempo espresso: “…nessuna macchina deve essere lasciata nel porto di Piombino…”, alla faccia del suo recente acculturamento sulla ecosostenibilità ( Sia chiaro il problema non si risolve con i numeri chiusi) - non si addica a coloro che hanno precise responsabilità nella salvaguardia della natura e dell’ambiente.Anche se in linea con le ministeriali visioni Antropocentriche del Mondo, un po’ superate dai tempi. Anche i sassi ormai sanno , ci piaccia o non ci piaccia, che la nostra specie umana è una componente interattiva del Sistema Naturale e non il suo apice. Una componente molto importante, in grado di condizionare la geo-bioevoluzione del Pianeta , e nel fare ciò il suo stesso benessere e sopravvivenza. Recentemente nei tipi dei Saggi della Mondatori è stato pubblicato un libro di P.J.Crutzen, Premio Nobel per la Chimica. Il titolo è : Benvenuti nell’Antropocene. E’ una bella opera, della quale si consiglia la lettura. Nell’opera fra l’altro emerge un concetto largamente condiviso : noi abitanti del piccolo Mondo settentrionale, troppo ricco e troppo consumistico, abbiamo dei precisi doveri di solidarietà e di ecologia, nei confronti di un grande Mondo meridionale, troppo povero e troppo consumato. Nelson Mandela ci ha trasmesso questo concetto in un modo molto semplice : “ La coesistenza fra uomo e uomo e fra uomo e natura è la chiave del successo del Mondo “. L’Elba e l’Arcipelago sono un pezzetto unico del Mondo nel quale tanta gente lavora ed agisce per dare il suo contributo al “ successo del Mondo “.A meno che…, niente !. Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano è una Istituzione della Repubblica ,da tempo entrata nel cuore e nella mente della stragrande maggioranza delle persone. Sarà dura tentare di cancellarlo quale “ portatore reale “ di quelle tre “ e”: etica-ecologia-economia, che in vario ordine , ma sempre unite in un unico sistema, devono guidare il nostro presente, anche…. per quel “ famoso prestito “ dell’Arcipelago e del Mondo che ci hanno fatto le generazioni future.


gabbiano in volo

gabbiano in volo