Il bel libro di Barbara Mengozzi e Stefania Capponi colma un vuoto: la sempre crescente qualificazione del settore vitivinicolo all’Elba degli ultimi anni non era infatti, fino ad ora, stata indagata con tale completezza ed organicità, oltre che competenza. E’ questa una mini storia dell’ Elba attraverso la vite ed il vino, e non poteva essere che così, poiché, con il mare e la miniera, la viticoltura è stata anche storia ed economia, storia di persone e della loro vita, della loro miseria e delle loro migrazioni come della loro caparbietà a modellare un ambiente rispettandolo; basta soffermarsi a guardare le tracce dei terrazzamenti , ancora presenti ovunque i terreni guardano a sud. Nel corso di una ricerca sui giornali elbani mi capitò di leggere un articolo di Giulio Pullè, citato dalle autrici per la sua “ Monografia Agraria”, il quale ( eravamo nel febbraio del 1880 ) richiamava l’ attenzione del governo sulle “esigenze di una popolazione di ventitremila abitanti” che fondava la propria economia su una “marina mercantile di ben 400 vele impegnate nel gran cabotaggio e nel lungo corso con 4.000 persone iscritte fra la gente di mare; miniere che occupano migliaia di persone; un piccolo circondario che produce per l’ esportazione 100 mila ettolitri di vino “. Oggi le miniere sono chiuse e ben altre sono le vele che costeggiano il mare dell’ Arcipelago Toscano. Il vino no, il vino ha saputo resistere alle intemperie del tempo e, pur con alti e bassi e lunghi periodi di crisi e decadenza, trova all’ alba del terzo millennio nuovi interessi e stimoli per avviarsi verso un nuovo ‘rinascimento’. I grandi passiti , sui quali giustamente tutte le aziende citate nel libro stanno investendo con grandi risultati ( importante che anche a Capraia, da pochi anni, vi sia un’ azienda che ha impiantato vigne per produrre Aleatico e che a Pianosa , dove c’ è una delle cantine più antiche della Toscana, vi sia un progetto per il reimpianto di una decina di ettari di nuovi vigneti), sono davvero un biglietto da visita unico, simbolo di quella biodiversità eccezionale che fa dell’ Elba e dell’ Arcipelago Toscano un territorio straordinario meritevole di salvaguardia, una meta turistica, un posto per viverci . Il tour che le autrici fanno per le cantine DOC dell’ Isola, diventa quindi una vacanza culturale tra torri, forti e castelli dei quali si recuperano le informazioni storiche essenziali, un viaggio tra i sapori e i colori di prelibatezze gastronomiche cui accompagnare bianchi, rossi e rosati. L’ impegno che Regione Toscana e Provincia di Livorno mettono sulla viticoltura e l’ agricoltura in generale, è un impegno anche della Comunità Montana dell’ Elba e Capraia ( presto Comunità di Arcipelago per l’ accordo con l’ isola del Giglio ), sia per recuperare al riutilizzo una parte dell’ enorme quantità di vigneti abbandonata negli anni , sia per la valorizzazione delle singole tipicità enogastronomiche locali. Nel Piano triennale di sviluppo socio-economico recentemente approvato, abbiamo ripreso questi temi con l’ obiettivo di rilanciare un’ agricoltura di qualità da considerare non solo dal punto di vista produttivo, ma anche quale settore di attività in difesa dell’ ambiente, ricostruzione del paesaggio, riscoperta dei valori tradizionali e della cultura del territorio. E’ di questi giorni l’ avvio del recupero , finanziato dalla CM in accordo con Slow Food, di un castagneto storico in località San Cerbone a Marciana, alberi secolari produttori di frutti con particolari qualità organolettiche, dovute alla ‘anomalia’ dell’ ambiente salino accanto a quello montano. E’ questa la strada, crediamo, per diversificare e qualificare ciò che siamo e quindi ciò che possiamo offrire – oltre il mare e le coste - a chi cerca, anche solo per pochi giorni, qualcosa che valga la pena di un viaggio.
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