“Cominciamo a ragionare di un uso civile nel futuro della base di Camp Darby”. Lo ha detto il presidente della Regione Toscana Claudio Martini intervenendo, presso la sede di Unicoop, alla presentazione del film Firenze il nostro domani, che raccoglie sotto il coordinamento di Francesco Maselli, le testimonianze di 14 registi sul Social forum europeo del novemnre scorso. “Noi non siamo favorevoli a iniziative che rafforzino il carattere militare della base” ha detto Martini rispondendo ad una domanda sulla ventilata ipotesi di un ampliamento del canale dei Navicelli per dare un accesso diretto al mare alla base militare americana, pur dicendo di non essere a conoscenza di reali progetti in tal senso. Martini ha aggiunto di essere d’accordo con quanto hanno già detto su questa vicenda i sindaci di Pisa e Livorno: “Credo sia giusto cominciare a discutere su quale debba essere in futuro il ruolo di questa base nel nostro paese. Di più: i cittadini hanno diritto di essere informati su come essa viene utilizzata e su cosa realmente ospiti. Perciò si deve cominciare a ragionare del suo ruolo e delle sue prospettive”. Martini ha anche riaffermato che occorre guardare oltre quelle forme di lotta che si sono concentrate sul transito dei treni con le attrezzature militari destinate a Camp Darby, creando talora disagi alla circolazione dei convogli civili. “L’obiettivo – ha ribadito Martini – è quello di fermare la guerra e di estendere il fronte di coloro che vogliono disamare pacificamente Saddam indirizzando la pressione verso la sede deputata a questa decisione e cioè verso l’Onu”. Intanto sono partite all’indirizzo di Kofi Hannan e dei 15 membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu le prime 500 cartoline 15 parole contro la guerra raccolte sul sito del Presidente (www.claudiomartini.it), accompagnate da una lettera di Martini in cui, tra l’altro si afferma: “Siamo consapevoli che tra le posizioni dei governi membri dell’Onu ci sono differenze, anche significative, ma c’è una opinione pubblica mondiale nettamente contro la guerra che le istituzioni devono sapere asco1tare”. Martini afferma poi che “non è con la guerra che si risolve la questione irakena, non è così che si riesce a fermare il terrorismo” e che “la lotta contro il terrorismo deve essere intransigente, ma dobbiamo saper contrapporre la ragione al fanatismo, la diplomazia alle armi, la pace alla guerra”. “Noi chiediamo a Lei e a tutti i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu – conclude Martini - di compiere tutti gli sforzi possibili per evitare il tragico e imperdonabile errore di questa guerra”. (dp) Chi ci segue da tempo sa bene che abbiamo dato un taglio locale al nostro giornale, ritenendo utile che un quotidiano che nasce in provincia debba cercare di fare informazione di carattere eminentemente locale, puntando sulla qualità alta di un servizio erogato anche per un numero di utenze assai limitato. Ma ci sono temi di carattere generale che entrano anche nel quotidiano di una estrema provincia come la nostra. Uno di questi è sicuramente la pace. Per questo riportiamo il comunicato stampa della Regione Toscana, per questo spendiamo ancora qualche riga aggiuntiva per parlare della risposta elbana a questo problema planetario. E diciamo subito che su questo particolare fronte dell'impegno sociale abbiamo scoperto, o meglio riscoperto, un isola dei valori morali, un Elba etica che talvolta abbiamo pensato di aver perduto. La forte partecipazione alle manifestazioni lo spuntare qua e là delle assolutamente introvabili bandiere dell'iride, il vedere mobilitarsi persone da anni ormai distanti dall'impegno politico, ci ha fatto pervenire un messaggio oltremodo chiaro: quest'Isola ripudia la guerra così come è scritto nella Costituzione della Repubblica Italiana. E non ci sono ragionamenti di presunto realismo politico, ne diktat di partito che tengano. La maggioranza degli elbani è contro la guerra prossima ventura senza se e senza ma. E poichè storicamente quest'Isola è sempre stata un buon campo di rilevazione per capire, anche sotto il profilo statistico, le tendenze di carattere nazionale stiano bene attenti coloro chiamati a decidere sul coinvolgimento o meno del nostro paese, una mossa sbagliata e potrebbero andare verso un suicidio politico, essere le prime vittime di una guerra che la gente comune ripudia. Parliamo per chi governa come per chi sta all'opposizione ovviamente. (S.R.)
Claudio Martini
roma pace striscione 3