Abbiamo coniato, nel corso di questi mesi, le espressioni più singolari: «materasso selvaggio», «delinquenza ambientale», «discariche a cielo aperto». Mutano i neologismi, ma la sostanza resta immutata: l’Elba assomiglia sempre più a una pattumiera. L’ultimo episodio alcuni giorni fa. Un cittadino indignato dall’ennesimo esempio di inciviltà, segnala ai media locali una nuova “colonia” di materassi e brandine abbandonate. Questa volta è stata scelta una località compresa tra Le Tombe e Fetovaia. Le istituzioni hanno rapidamente provveduto stavolta a sgomberare la zona in questione ma hanno lasciato sul terreno, a un centinaio di metri dal luogo del loro intervento, una vera e propria discarica di materiali ferrosi, coibenti e inerti. È stato il consorzio Costa del Sole a intervenire con una squadra di propri operatori. Ne abbiamo avvertito il dovere, ma in questo modo ci siamo sostituiti a chi dovrebbe, in primo luogo vigilare sul nostro ambiente, e secondariamente, intervenire quando casi del genere hanno luogo. Quest’ultimo episodio tocca un nervo troppo a lungo scoperto. Ora vogliamo dire basta e quantomeno tentare di sbloccare una situazione d’immobilismo e lassismo che fa il gioco solamente di coloro che nel gratuito offendere il nostro ambiente trovano soddisfazione e impunità. Nei mesi scorsi abbiamo dato vita con le escursioni domenicali promosse dai consorzi Costa del Sole, Caposantandrea e L’Elbavoglio insieme al circolo culturale di San Piero e al centro escursionistico “Il viottolo” a quello che in molti hanno ribattezzato il «popolo delle passeggiate». Centinaia di persone hanno calcato i nostri sentieri, riscoperto dimenticate bellezze naturalistiche, apprezzato un territorio di cui avevano smarrito i colori. Ma queste stesse persone si sono imbattute anche con la sporcizia, con il degrado e l’abbandono. E si sono indignate, stupite. Hanno chiesto, domandato, interpellato. «Ma come, non si può far niente? E le istituzioni? Perché non intervengono?». È da loro che vogliamo ripartire. La nostra proposta è quella di alimentare un comune impegno su questo fronte, forte dell’incontro tra Comuni, Provincia, Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, Comunità Montana dell’Elba e Capraia, l’intera collettività. Un progetto che possa svilupparsi secondo quattro linee principali. In primo luogo attraverso la promozione di una nuova cultura del rispetto e della tutela delle nostre ricchezze ambientali. Se ne devono fare carico le istituzioni avvicinando i cittadini a tematiche quali lo smaltimento dei rifiuti, i servizi di raccolta, il riciclaggio, evidenziando tanto i danni che si possono recare al nostro territorio quanto le salate sanzioni nelle quali possono e devono incorrere coloro che non osservano le norme in materia. In secondo luogo si dovrà allestire un dettagliato piano di intervento per eliminare dall’intero territorio dell’Elba tutte quelle discariche a cielo aperto che ad oggi infestano il nostro ambiente. Non prima d’aver realizzato un’accurata mappatura delle stesse. Iniziativa che potrebbe essere perseguita coinvolgendo tutte le scuole medie inferiori elbane nel progetto a partire dal prossimo ottobre. La Comunità Montana dell’Elba e Capraia, principale ente comprensoriale nell’opera di salvaguardia dell’intero territorio dell’isola, potrebbe infine predisporre un piano teso alla rimozione di ciascuna discarica abusiva coordinando i comuni sforzi di associazioni, volontari ed enti che verranno coinvolti nel progetto. Di lì l’ultimo passaggio, quello sul campo, senza dubbio il più importante. Tra dicembre e febbraio tutti insieme a ripulire la nostra isola. Magari facendo affidamento proprio su quel «popolo delle passeggiate» che quest’anno ha dimostrato così tanto interesse per la propria isola. Accennavo a quattro passaggi, ne ho elencati sin qui tre. Ebbene, credo sia fondamentale che le nostre istituzioni prestino una maggiore attenzione nei confronti di questo annoso problema. Il loro impegno deve indirizzarsi in special modo verso l’individuazione, ma soprattutto la sanzione di coloro che impunemente si approfittano del loro “lasciar correre”. D’accordo? A quando il primo incontro tutti attorno a un tavolo…?
sergio galli