Domenico Zottola, responsabile dell’area educativa del carcere di Porto Azzurro e presidente della Cooperativa San Giacomo, che si occupa del reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro, così, il giorno dopo il salvataggio dell'anziano turista colto da malore in mare, commenta soddisfatto la prova di altrusimo dei suoi ragazzi a Pianosa: “E’ stato un gesto significativo dal punto di vista sociale, ma anche di grande efficienza organizzativa. I ragazzi hanno dimostrato grandi capacità d’intervento, diciamo che c’è stato un concorso di situazioni positive in una situazione estremamente difficile.” A lavorare sull’isola sono sei detenuti più un ex detenuto, ed alcune guardie della Polizia Penitenziaria. D’estate la Cooperativa San Giacomo accoglie i turisti che giungono per le escursioni giornaliere, offre loro il servizio bar ed il servizio ristorante. Sui depliants il Parco ha scritto chiaramente che la gestione è affidata ai detenuti. “All’inizio c’è sempre un po’ di diffidenza – spiega Giacomo Zirano coordinatore della Cooperativa a Pianosa, che ha scelto di rimanere nonostante abbia concluso la sua pena – dopo un paio d’ore cadono tutti i muri e i turisti parlano con noi tranquillamente. Molti di loro sono tornati a trovarci, sono nate amicizie.” I sette ragazzi vivono sull’isola anche durante l’inverno, fanno lavori di riparazione e manutenzione, curano il verde. D’inverno incombe la solitudine, il paese abbandonato sembra un set cinematografico, il vento attraversa gli edifici entrando dalle finestre senza vetri e sgretola le case fatte di sabbia, senza fondamenta. L’isola del Diavolo con la luna invernale è un rasoio piatto, arrugginito dal mare. “Il martedì c’è un po’ di movimento – dicono i ragazzi – arriva il traghetto della Toremar. Poi ci sono le licenze, le feste di Natale.” Sull’isola non c’è un presidio medico, ogni 15 giorni si reca sul posto il medico del penitenziario che porta alcuni medicinali, visita i residenti, poi si allontana con la motovedetta.
pianosa case panorama