"Eravamo entrambi immersi ma a circa 50 metri di distanza, su un fondale tra i 12 ed i 15 metri, alle estremità del tubo che i palloni avevano sollevato dal fondale. Il primo allarme è venuto dal pontone di appoggio in superficie quando non hanno visto più le bolle d'aria del suo autorespiratore. E stata questione di pochi momenti abbiamo nuotato in due, io e un collega che era sull'imbarcazione di appoggio verso l'estremità dove si trovava Rudy e lo abbiamo trovato schiacciato sul fondale dal tubo che poggiava sulle sue bombole, lo abbiamo tolto da là rapidamente e portato su ma per lui non c'era più niente da fare". Questa la sintetica cronaca dei tragici attimi in cui si è spezzata la vita di Rodolfo Annecchiarico a cento metri di distanza dal porto di Marina di Campo. A parlare e Mauro Mazzoli quarantaduenne romano residente in Sardegna, un altro di quelli che si guadagnano il pane sott'acqua, un pane comunque rischioso: "Purtoppo - riprende - spesso i peggiori incidenti succedono, come oggi, sui bassi fondali dove si lavora più tranquilli, ma anche con una attenzione più bassa". Ma come è possibile che sia accaduto un simile incidente? Il meccanismo parrebbe semplice: le trenta tonnellate del pesante tubo di acciaio e cemento erano sollevate dal fondo da dodici "palloni" ma ad una delle estremità dei cavi debbono avere ceduto e la pesante barra cava è ripiombata verso il fondo investendo il sub. Quello che resta difficile da spiegare è perchè Annechiarico si trovasse in quella pericolosa posizione, addirittura con le spalle volte all'insidia che gravava su di lui. Non è certo il caso di tirare in ballo l'esperienza, il lavoro di posa, o come in questo caso di riallineamento delle condotte sottomarine il cinquantanovenne sommozzatore di Latina lo aveva insegnato agli altri, aveva operato numerose volte all'Elba, era nella squadra che ormai molti anni fa aveva posato la condotta idrica sottomarina tra il continente e l'Elba, conosceva il mestiere ed i suoi rischi come pochi. Il Sig. Nicola Bisceglie, uno dei titolari della ditta Tecnosub che aveva ricevuto una commessa dalla Comunità Montana dell'Elba e Capraia e per conto della quale stava lavorando Annecchiarico, torna a parlare di lui come uomo di grande esperienza, ricorda che il sub laziale anni fa faceva il "corallaro", una delle attività più pericolose in acqua perchè occorre scendere a profondità vertiginose, e per un corallaro 15 metri di fondale equivalgono a quella che per un comune mortale è una vasca da bagno. A pochi metri di distanza troviamo Antonio Marino un sub ormai elbano ad ogni effetto profondamente dispiaciuto per la scomparsa di Rudy che conosceva molto bene, con il quale aveva lavorato, ci mostra una carta, proprio a lui tocchera di scendere dov'è accaduto l'incidente per fornire agli inquirenti gli elementi necessari a capire come è andata che cosa è successo, ancora una volta sperando che una disgrazia simile sia l'ultima.
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