In questo spazio del giornale ci occupiamo dei più svariati argomenti ieri ad esempio abbiamo scritto del Rotary, oggi invece, per cambiare completamente fronte, parleremo del Rotary. Ordunque una decina di giorni fa un penecefalo (o più penecefali tra di loro uniti a formare un mazzo di teste di cazzo) ha fatto un raid notturno nella landa periferica portoferraiese che ospita l’Istituto “Cerboni”, ed ha compiuto atti di profondo civismo quali rovesciamento di contenitori di rifiuti etc. giungendo a svellere il palo che regge la targa, con la titolazione della piazza, e gettando il tutto in una aiuola disadorna. Passati di là abbiamo fotografato la targa caduta per documentare l’atto stupido e vandalico, ma abbiamo avuto una sorpresa, cioè abbiamo finalmente scoperto quale spazio dell’oltreponticello portoferraiese (direbbe Oligisto), era stato dedicato, dalla giunta di Giovanni Ciambellano Ageno, all’avvocato americano che, probabilmente non avendo nulla di meglio da fare, in una uggiosa serata ottocentesca con altri tre amici si inventò nientedimenochè il Rotary. Orbene, su quegli spazi si affaccia la principale delle scuole elbane, dedicata ad un altro signore pressappoco contemporaneo dell’avvocato americano, nato a Longone (che ora per motivi turistico mielosi si chiama Porto Azzurro) che, essendo persona preparata ancorché vaporina, fece carriera nella Pubblica Amministrazione dell’epoca, giungendo ad essere Ragioniere dello Stato. Il Cerboni, studioso insigne delle sue materie, invece che a fondare associazioni del piffero dedicava le sue serate ad elucubrare sui sistemi di calcolo, inventando tra l’altro una particolare procedura, la “partita doppia” che divenne il pane dei ragionieri di ogni epoca. La domanda che poniamo ai nostri lettori è la seguente: ammesso e non concesso che il Rotary sia realmente utile per qualche verso all’umanità, intitolereste la piazza dove già sorge un ipotetico istituto dedicato ad Alexander Fleming (lo scopritore della penicellina), al Cavalier Gazzoni che si inventò l’Idrolitina? Eppure l’ageniale commissione formata ad hoc per individuare benemeriti DOC a cui dedicare o ridedicare spazi pubblici,la soluzione toponomastica (consigliere non si indigni, non parliamo di pratiche erotiche) ce l’aveva a portata di mano. Bastava non scocciare l’anima del padre di tutti i ragionieri elbani con un tanto allogeno vicino, tal Paul Harris che prima che gli intitolassero la piazza per noi (confessiamo l’ignoranza) poteva essere anche la controfigura di Jerry Lewis o l’inventore della versione yankee del pingozzo. Facevano Piazza Cerboni, e stava bene a tutti, no? Ma se proprio ce l’avevano con la partita doppia (la bizzarra “creatività” dei bilanci comunali e polipeschi potrebbe anche farlo supporre), potevano anche agire diversamente, e chiamare quel posto in maniera più decentemente normale. Ma vedendo giacere il nome di quel “grande”, dopo dieci giorni indecorosamente tra l’erbetta, ci è venuto in mente che se su quella targa ci fosse stato il nome di un cittadino del mondo probo e amato almeno da una parte consistente dei ferajesi (un Pertini, una Madre Teresa, un Berlinguer, uno Zaccagnini, ci vogliamo rovinare .. persino un Fanfani o un Padre Pio), siamo certi che l’affetto popolare avrebbe fatto sì che qualcuno sollevasse da terra la targa, e la sistemasse in modo più decente, forse addirittura piantandola con il suo palo nell'aiuola. Ma presso la targa divelta deve essersi ripetuta una scena del tipo: Due si avvicinano e uno fa: "Hai visto barato anche il cartello .. Paul Harris .. o chi era Paul Harris? "So 'na sega" risponde l'altro, girano il culo e se ne vanno. Certo può darsi che da là sia passato qualche rotaryano, ma è noto che gli aderenti a quel sodalizio si spezzano ma non si piegano, e poi ce lo vedete uno del Rotary a compiere un lavoro manuale più faticoso del taglio della bistecca? La targa ancora là rimane.
cartello paul harris