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Pace senza se e senza ma nella Sala della Provincia

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 27 febbraio 2003

“La Tavola della Pace” organizzata nella sala della Provincia giovedì 27 febbraio dal movimento New-global e dalla sinistra elbana è stato un importante momento di confronto, soprattutto interno, tra i sostenitori della “Pace senza se e senza ma”. Tra il pubblico infatti tutti pacifisti convinti, per i quali le immagini proiettate sullo schermo del documentario sulla manifestazione del Social Forum di Firenze sono state un momento di emozione e condivisione e non un mezzo per guadagnare ancora adepti alla causa della pace. Erano in sala i rappresentanti del Social Forum, di Amnesty international, del movimento AZAD per la liberazione del popolo Kurdo, e il coordinatore dei giovani comunisti di Piombino - Elba - Val di Cornia. Tra gli intervenuti, presente anche il Presidente del Consiglio Provinciale Nunzio Marotti che ha preso il microfono comunicando che il Consiglio che presiede ha fatto esplicita richiesta affinché la base americana di Camp-Darby a Pisa non sia utilizzata come base d’appoggio alla macchina bellica che muoverà contro l’Iraq. Ha poi concluso dicendo che non un altro mondo è possibile ma un mondo “altro”, dove la diversità dell’”altro” possa trovare una pacifica cittadinanza. Il Verde Rizzoli ha poi ribadito che “occorre schierarsi, è finito il tempo di rimirarsi l’ombelico”. Ed ha chiesto che vengano convocati consigli comunali straordinari con all’ordine del giorno il problema della guerra, e che le decisioni siano successivamente inviate agli organi superiori. “Occorre fare rete, un sistema di pace che veda altre iniziative popolari come quella del Molo Elba di sabato scorso.” Uno degli esponenti del SocialForum elbano, Roberto Barsaglini, ha fatto riferimento all’importanza del confronto anche tra chi la pensa nello stesso modo: “ Parliamo tra noi, ognuno ha una sua idea di pace da raccontare agli altri, iniziamo dall’interno a dialogare, ci verrà più facile parlare anche con chi la pensa in maniera diversa.” Ha poi aggiunto che questa guerra non è così distante come può sembrare, perché la globalizzazione significa anche far arrivare le guerre lontane davanti al pianerottolo.


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