Il Senatore Bosi è un uomo che anche quando dice "Vado in bagno!" assume un tono stentoreo del bollettino della vittoria del Generale Armando Diaz. Con quel monocorde accento stavolta ci ha ammannito l'ennesimo proclama sull'adamantina onestà di tutti quanti stanno ed operano nell'Isoletta verde e blu, nel dichiarato tentativo di criticare il lavoro di una serissima fondazione come la "Caponnetto" la cui affidabilità in fatto di conoscenza di fenomeni delittuosi è enormemente superiore a quella del senatore pistoriese, cogliendo inoltre il destro (il sinistro non lo coglie proprio) per crocifiggere quei vili (chissà chi saranno poi) che approfittano per spargere fango su quest'isola di vergini dai candidi manti con l'allarmismo delle loro cronache. Questa volta a supporto del suo ragionare, il Senatore, che trova sempre qualche compiacente cireneo pronto ad immortalarlo in statuaria posa davanti a dolci panorami, e a riportare le sue ovvietà come se fossero epocali rivelazioni, ci sbandiera sotto il naso i dati della Prefettura sul delinquere d'Isola, che ci dice omologato e minore rispetto al resto della Provincia. Al che il lettore-ascoltatore potrebbe essere indotto a pensare: "I dati sono dati". Ma non è affatto così, poichè i numeri che ci sciorina il Senatore in sé sono relativamente significativi, per diversi ordini di ragioni, tra le quali quella che si riferiscono a reati perseguiti o almeno denunciati. Orbene, una delle caratteristiche del tipo dei reati sui quali ha lanciato l'allarme la fondazione Caponnetto, individuando l'Elba come possibile fertile campo di impianto, è proprio la difficoltà della loro emersione, del loro esplicitarsi. Se così non fosse la criminalià organizzata sarebbe stata battuta da tempo. Se però il Senatore vuole buttarla sui numeri acefali, stiamo al gioco e, sulla base di quanto accaduto all'Elba negli ultimi anni, solo relativamente ai casi più eclatanti, proviamo a fare qualche proporzione. Analizziamo uno dei versanti del crimine a cui la Fondazione Caponnetto pone molta attenzione perchè lo considera almeno prodromico alla penetrazione delle mafie in un determinato territorio: quello degli intrecci tra affari e politica. Se la situazione elbana si fosse replicata infatti in proporzione su tutto il territorio nazionale 1000 degli 8.000 sindaci italiani avrebbero conosciuto le carcerazione unitamente ad altrettanti altri amministratori, il 100% dei prefetti che svolgono servizio sul territorio nazionale sarebbero rinviati a giudizio o indagati, insieme ad un centinaio di giudici e svariate decine di migliaia tra imprenditori, tecnici pubblici e privati, altri amministratori, con una rappresentanza di Ministri della Repubblica ad impreziosire il lotto. Come al solito sotto il proclama niente, se non il noiosamente insopportabile battere sulla grancassa di un localismo, di un campanilismo che dovrebbe evitato come la peste da chi dovrebbe avere "per contratto" una visione alta e nazionale della politica. Scenda dall'auto blu il Senatore e vada a parlare, come fanno i cronisti ogni giorno, con i piccoli imprenditori e con i cittadini dell'Isola d'Elba, con gli strozzati dalla crisi e non solo, cerchi di rendersi conto da dove provengono i soldi che circolano, si informi sulla "politica del credito" all'Isola d'Elba, studi le concentrazioni proprietarie e di capitale. La prossima volta non aprirà bocca per dire cose più sensate.