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Il collocamento dei disabili nella Provincia

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 26 febbraio 2003

Un bilancio molto positivo quello che si registra nell’anno 2002 per il lavoro per le categorie svantaggiate. Grazie all’impegno e ad una gestione mirata del collocamento dei disabili da parte dell’Amministrazione Provinciale, sono stati avviati ben 187 (45 unità in più rispetto all’anno 2001) soggetti portatori di handicap in aziende ed enti del nostro territorio. Di questi, 15 sono stati inseriti in aziende non tenute all’obbligo, 32 in aziende pubbliche e 155 in aziende private. Sono dati significativi che vedono anche un alto numero di donne inserite nel mondo del lavoro: degli avviati 113 sono uomini e 74 sono donne. La tipologia di invalidità è così ripartita: 23 disabili psichici ed intellettivi, 9 disabili sensoriali, 5 invalidi del lavoro, 3 non vedenti.Gli altri riguardano le varie trilogie di invalidità civile. Sono stati attivati 105 contratti a tempo indeterminato (di cui 19 con tirocinio formativo), 44 a tempo determinato, 5 contratti di formazione lavoro, 6 sono stati gli apprendisti, 27 gli avviamenti numerici. I settori interessati sono stati: il settore dei servizi (54), industria (67), artigianato (2), pubblica amministrazione (32). Di questi 187, 21 sono stati avviati in sostituzione o licenziati dimessi dal lavoro. Pertanto, si registra un numero di 166 posti di lavoro garantiti. Se questi si sommano ai 76 dell’anno 2000 e ai 135 del 2001, il numero dei posti di lavoro realizzati dall’Amministrazione Provinciale di Livorno, dall’avvio della riforma del collocamento obbligatorio nel nostro territorio, sale a 377 unità. Soddisfazione viene espressa dall’assessore provinciale al Lavoro, Paolo Nanni: “Si tratta di dati positivi, frutto di un lavoro serio e programmato della Provincia, che si è avvalso del prezioso contributo di tutor specializzati nell’inserimento lavorativo dei disabili. E’ un andamento crescente– continua l’assessore Nanni – che ci induce a continuare ad operare in questa direzione per rispondere in modo adeguato alle fasce più deboli della nostra popolazione”.


palazzo provincia comunità montana

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