L’idea di trasformare il parco dell’Arcipelago Toscano in Parco regionale, lanciata dal Presidente Martini dalle pagine del settimanale “Lisola”, ci sembra qualcosa di più di una boutade e come tale ci preoccupa seriamente. Tanto più che a poche miglia marine di distanza un altro presidente di Regione, anche questo con tanti, quanto comprensibilissimi, problemi di rapporto con il ministro dell’Ambiente, ha lanciato proposte analoghe. Ci riferiamo al Presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, che nelle scorse settimane ha manifestato la volontà di “declassare” i parchi nazionali sardi per poterli sottrarre alla condizione di estremo immobilismo nella quale versano. Aldilà degli aspetti formali non proprio di poco conto (quanti anni di immobilismo passerebbero prima di approvare una legge che annulla un decreto presidenziale?), vale la pena soffermarsi sulle questioni di contenuto. In sostanza ci pare di capire che i due presidenti, sfibrati da un estenuante braccio di ferro con il ministro Matteoli che ignmora le sentenze della Corte Costituzionale e sa proporre solo commissari quando le regioni non propongono l’uomo “giusto”, preferiscano ridimensionare i propri parchi piuttosto che continuare il confronto. Verrebbe da chiedersi fra l’altro se questo ragionamento valga solo per l’Arcipelago, o la stessa idea debba considerarsi estesa anche agli altri parchi toscani – Appennino Tosco-emiliano e Foreste Casentinesi – ugualmente commissariati da Matteoli. Noi crediamo che la proposta di trasformare il più grande “parco marino” del Mediterraneo da nazionale a regionale, non troverebbe nemmeno il consenso delle popolazioni locali, che anzi stanno chiedendo che il Parco funzioni e che vedono ormai in un livello di protezione nazionale anche una carta da giocare dal punto di vista turistico. Già al tempo – ormai remoto – delle manifestazioni antiparco gli isolani e la Amministrazioni comunali dissero che, se doveva essere fatto il Parco, era meglio che fosse nazionale, bocciando le ipotesi di parco regionale che pure circolavano una decina di anni fa. E’ quindi strano che il Presidente Martini ritiri fuori oggi questa idea, dopo ben nove anni dall’istituzione del Parco. E’ una proposta inaccettabile e che nell’Arcipelago può trovare solo ostilità. Non è così che si supera il Commissariamento più lungo della storia dei Parchi Nazionali, non è dando l’impressione di voler sostituire la Regione al Governo nell’imposizione di uomini graditi. Una proposta che peraltro potrebbe dare la stura a soluzioni di questa natura anche per il futuro facendo intravvedere finte scorciatoie. E se domani si creasse una situazione di stallo fra un ministro di centrosinistra e un presidente di regione di centrodestra? Cosa succederebbe? E non è la stessa logica che sta sotto la proposta avanzata dal sottosegretario Tortoli, e anche questa in campo ahinoi!, di fare della Maremma un parco nazionale? Possiamo capire lo stato di esasperazione del presidente Martini e la preoccupazione per il futuro di un territorio e dei suoi abitanti che stanno subendo, loro malgrado, una situazione che non meritano Ma invitiamo comunque il Presidente Martini a lasciar cadere questa proposta e a ricominciare il confronto istituzionale, aprendo un confronto vero e concreto, incalzando il Ministro dell’Ambiente per una rapida approvazione del Piano del Parco e di quello per lo Sviluppo Economico e Sociale, svolgendo un’opera di coordinamento e proposta per la definitiva istituzione dell’Area Marina Protetta dell’Arcipelago Toscano e soprattutto a muovendosi con la giusta determinazione per realizzare all’Elba, a Capraia ed al Giglio le Aree Contigue - la cui proposta e perimetrazione spetta alla Regione - che ricomprendano le Zone di Protezione Speciale dell’Unione Europea oggi non inserite nel perimetro del Parco Nazionale. Questo ci sembra il modo migliore per rispondere a chi a parole dice di voler liberare i parchi dai vincoli, ma in realtà li incatena all’immobilismo, frenando qualsiasi possibilità di sviluppo e di futuro.
elba veduta della costa