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A Sciambere: Tutti uguali ma non troppo

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 26 febbraio 2003

Siamo seduti in quattro ad un tavolo del ristorante “il Padovano” con una giornalista rapita, nel senso di qui condotta parzialmente contro la sua volontà; i 3 commensali maschi non sono infatti dei Di Caprio, soprattutto meno leggiadro è Gimes omo livornese certo grezzo, ma efficiente e col cervello ben funzionante, c’è poi il Presidente della Provincia di Livorno e chi scrive. E’ quasi un monocolore quanto ad orientamento politico: tutti diessini o in forte odore di ghianda (nel senso della Quercia). Gimes che è una “vedova inconsolabile del centralismo democratico” rimpiange il decisionismo del PCI che consentiva al partito, in caso di eclatante favata amministrativa, di prendere "i nostri sindaci per l’orecchi" e ricondurli alla ragione: “Assennò la volta dopo cor cazzo che rifacevano il Sindaco”. La giornalista che ha una ventina di anni meno dei tre compagni di pranzo (sempre meglio che compagni di merende) ed è un po’ avulsa da quella storia, aggrotta le ciglia, noi contestiamo che ogni epoca ha i suoi strumenti di democrazia e di politica. Poco prima Claudio Frontera mentre discutevamo dell’escalation autoritaria di Berlusconi, citava George Orwell, l’autore della “Fattoria degli animali” e di “1984” (dalla cui lettura sono naturalmente dispensati il Consigliere e l’Assessore), riferendosi ad un inedito recentemente riscoperto in cui Orwell leggeva politicamente il Macbeth: “Orwell – diceva Frontera – interpreta la figura di Macbeth come una vittima delle sue colpe iniziali, che continua a compiere delitti, in fondo per difendersi, e seguita fino alla rovina totale. La parabola di Berlusconi è simile, per tappare pasticci iniziali è costretto, per difendersi, a mirare sempre più in alto …” Immaginiamo che qualcuno penserà a questo punto: “Ma dove vuole andare a parare?” Reprima la curiosità e ci segua, mentre saltiamo di palo in frasca (forse) ad un ricordo del 1994 dopo la prima vittoria elettorale di Berlusconi, quando però in controtendenza nazionale la sinistra in Toscana fece “cappotto” vincendo in tutti i collegi. In quella occasione l’appena eletta Sandra Bonsanti fu intervistata da un gongolante torzolo del centrodestra che gli chiedeva il perché di questa “anomalia” toscana. “Forse perché – rispose la Bonsanti – la Toscana è una regione colta”. Terzo rapidissimo episodio: questa mattina abbiamo dato un’occhiata al titolo di testa della civetta del Lisola che recitava: “Fuochi si candida a Sindaco” E’ allora che abbiamo rimuginato tutto questo, ricordando parimenti che nei periodi di crisi molte anche brave persone ci dicono: “I politici sono tutti uguali, tra destra e sinistra non c’è differenza”. Ma ce lo vedete voi un Fuochi che non diciamo cita Orwell (non chiediamo troppo), ma anche qualcosa di più nazional-popolare, sempre restando in ambito Shakespeare? Riuscite ad immaginarlo lui, che sul decisionismo punta tutto, mentre con una similitudine, raffigura il suo principale avversario (Giovanni Trenicante Ageno), come il biondo prence di Danimarca roso dal dubbio che ha in mano un teschio e che a voce alta si domanda: “Candidarsi o non candidarsi, questo è il problema … è più nobile sopportare gli strali dell’avverso canile .. pensare .. sognare .. puntare alla Presidenza della Comunità Montana forse”? Tutti uguali un par di palle.