"ll breve provvedimento, a fronte di tutte le questioni sollevate da una folta schiera di avvocati e docenti universitari, emesso dal Gup lascia intonsi tutti i rilievi da noi formulati in rito e non vale a tacitare, con validi argomenti, le censure di legittimità proposte." E' quanto sostengono gli avvocati Nunzio Raimondi e Giuseppe Iannello, difensori di Vincenzo Gallitto, facendo riferimento al rinvio a giudizio dell' ex prefetto di Livorno, Catanzaro ed Alessandria per i presunti illeciti all' isola d' Elba. "Nel contempo, anche per il tenore del provvedimento - aggiungono Raimondi e Iannello - abbiamo avvertito un profondo senso di frustrazione professionale ed abbiamo giudicato inutile la discussione in udienza preliminare. Ci eravamo preparati bene, leggendo tutte le carte con la massima attenzione e segnalando, anche per iscritto, tutte le nostre eccezioni, non di forma ma di sostanza, rispetto all' attività di intercettazione compiuta dagli uffici di Procura di Livorno e di Genova. E ciò abbiamo fatto convinti, come ancora oggi siamo, che la materia costituzionale della tutela della segretezza della corrispondenza sia presidiata da precise garanzie riservate alla legge ed alla giurisdizione. Per questo ci eravano rivolti con grande fiducia al Gup, un giudice terzo rispetto alle prospettazioni delle parti, nella speranza di ricevere puntuali ed argomentate risposte a tutte le perplessità che nella sensibilità giuridica, oltreché nella nostra coscienza di avvocati, aveva suscitato il modus procedendi di questa inchiesta. E' per questo che, a fronte di fiumi di inchiostro (giusti o erronei che fossero) spesi per sollevare molteplici eccezioni, ci saremmo attesi un provvedimento articolato ed argomentato, ma ciò, a nostro avviso, non è stato. La decisione assunta dunque dalla difesa del prefetto Gallitto - affermano ancora i due legali - di non partecipare all' udienza preliminare e riportarsi, a mezzo di un sostituto processuale, alle memorie prodotte, rinunziando a prospettare in questa sede argomenti difensivi ulteriori, nasce proprio dalla sensazione, suffragata dalla lettura del provvedimento emesso dal Gup sulle eccezioni preliminari, di non essere stati apprezzati nello sforzo difensivo prodotto, come risulta dall' omessa puntale argomentazione su tutte le nostre preliminari eccezioni. Tuttavia, proprio per non condizionare in alcun modo la serenità del giudicante, abbiamo evitato di rendere dichiarazioni prima della decisione, ma ora che la stessa è stata resa sentiamo il dovere di manifestare liberamente il nostro pensiero. All' amarezza suscitata da tali eventi - concludono Raimondi e Iannello - si uniscono però la certezza e la piena fiducia che seguitiamo a nutrire nei giudici, particolarmente in quelli del merito, i quali con la forza degli argomenti sapranno convincerci della fondatezza o meno delle nostre prospettazioni di rito e di merito. E ciò, naturalmente, a prescindere dal fatto che ci diano ragione o torto.
gallitto prefetto