Nella querelle sull'asilo crediamo che vadano rilevate due cose non secondarie: una positiva e una negativa. La prima è che tra le ragioni addotte all'istituzione della sezione statale della scuola materna, l' amministrazione fritto misto abbia elencato come la più importante la questione multietnica. Che la nostra società, non solo quella capoliverese, sia intrecciata massicciamente con i "flussi migranti" non è più uno scenario futuribile, ma la realtà presente. La cosa è senza dubbio una straordinaria occasione per la crescita per la nostra vita quotidiana (di italiani in generale, non solo capoliveresi), poiché rappresenta una nuova spinta economica e culturale, ovvero i due settori che rischiano, in tempi brevissimi, di andare in debito d'ossigeno. Per contro le istituzioni molto spesso mostrano un vuoto programmatico nelle politiche verso gli immigrati, secondo la demenziale logica del disinteresse verso tutti quelli che non mettono una scheda colorata in un'urna. Soprattutto pensando che le amministrazioni nazionali stanno affrontando la questione con pessime leggi (come la Bossi-Fini), dovranno necessariamente essere i governi locali a dare i segnali più importanti in questo senso. Per questo guardiamo con favore all'esperimento capoliverese. Ma ci aspettiamo che sia l'inizio di un percorso che metta gli immigrati in grado, non solo di poter riconoscere i loro diritti e di vedersi rispettate la loro cultura e le loro religioni, ma soprattutto farli diventare soggetti attivi nelle scelte della vita comune al pari di chi in quell'ambiente è nato e cresciuto. Bisogna infatti avere un paraocchi ideologico, o ancor peggio xenofobo, per non vedere che essi sono il caposaldo di molti settori produttivi anche legati al turismo, e svolgono mansioni basilari da tempo abbandonate dagli italiani: in altre parole sono uno dei cardini del nostro sistema sociale a come tali devono avere un ruolo in esso. Altrimenti i signori amministratori si risparmino l'ipocrisia della società multietnica per giustificare scelte di puro interesse politico. La nota stonata della vicenda è ben evidente: si tratta ancora una volta della partecipazione. Sono molte le argomentazioni, anonime o meno, sensate o sciocche, che vengono sollevate. Crediamo che siano un bel segnale dell' interesse verso la cosa pubblica della cittadinanza, e soprattutto che la voglia di decidere su certe questioni sia altissima. E' su ciò che l' amministrazione non ha prestato la benché minima attenzione. Ancora una volta ci troviamo di fronte a una scelta già presa nei compartimenti stagni del comune, in tipico stile barbettiano, e senza alcuna forma di trasparenza. Come è possibile che i capoliveresi trovino in tutto questo un segno di cambiamento? Perché di fronte all'accusa, anche giustificata, di strumentalizzazioni e falsità si risponde con la poca chiarezza? Non hanno mai pensato gli amministratori che proprio sulla mancanza di trasparenza alligna meglio l'illazione? Non sarebbe ora che sulle scelte che ricadono sulla vita di molte famiglie ci si consulti con la cittadinanza?
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