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Richiamo forte, al di là del rito, al 25 Aprile

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 22 aprile 2005

Ho letto l'articolo di Danilo Alessi apparso sul vostro giornale riguardante la celebrazione del sessantesimo anniversario del 25 Aprile, giorno della liberazione dell'Italia dall'occupazione nazi-fascista. Mi è capitato di leggere anche alcuni messaggi anonimi apparsi su sito "camminando.com" di critica sul significato del 25 Aprile. I messaggi in quanto anonimi non meriterebbero neanche la minima considerazione (alle volte ci vuole molto coraggio per dare paternità alle cazzate che si sparano), ma il rigurgito,il ritorno di quanti, fascisti cresciuti all'ombra del partito di Almirante che non hanno mai digerito la lotta partigiana o camerati camuffati dentro a un perbenismo in doppiopetto che parlano di "onore italiano" da difendere, mi hanno portato a fare delle riflessioni sul significatop del 25 Aprile e sull'importanza di mantenere viva la memoria sulla storia del nostro Paese. Danilo Alessi ha ragione. La celebrazione del 25 Aprile non deve essere solo rituale perchè la belva che vive dentro di noi e nelle nostre paure è sempre in agguato. Uno dei messaggi anonimi indirizzati al "caro Danilo.." dice di trovare deprimente quanto scritto dal Presidente della Comunità Montana chiedendo rispetto per i "ragazzi di Salò" , italiani, come i partigiani. Beh, se seguiamo questo principio allora anche i ragazzi delle brigate rosse che hanno trucidato Moro e la sua scorta sono italiani; cosi come le bande nere che negli anni ' 80 si divertivano a far scoppiare bombe sui treni, nelle stazioni o nelle banche. Allora bisogna rispettare anche loro che a proprio modo conducevano una guerra contro un nemico che in quelle circostanze era lo stato? Evidentemente e decisamente no. Quindi sono sciocchezze anche i riconoscimenti postumi verso quei ragazzi che hanno scelto di combattere una guerra sbagliata a fianco dei tedeschi, anzi al servizio dei nazisti. Se per malaugurata ipotesi avessero vinto i ragazzi di Salò, avrebbe vinto la barbarie, la belva nazista e forse avremmo delle saponette con il vago odore di ebrei italiani, polacchi, russi francesi ecc. o, semplicemente, non avremmo avuto nessun ebreo perchè sarebbero stati tutti sterminati. Ammettere questo, ovviamente, non vuol dire essere comunisti. Nella guerra partigiana, tranne il nero, tutti gli altri colori erano ben rappresentati: repubblicani, monarchici, liberali, socialisti, comunisti, democratici cristiani. Richiamare la memoria del 25 Aprile non è una provocazione come è stato scritto dagli anonimi. E' un sacrosanto richiamo ai più alti valori dell'uomo: la libertà, la democrazia, la pace. La belva è sempre in agguato e le mamme dei tiranni sono sempre incinte. Ma il pericolo si nasconde anche nelle frustrazioni e nell'impotenza, segni dei tempi che viviamo. Diceva Wilhelm Reich nel suo libro " psicologia di massa del fascismo" che la mentalità fascista è la mentalità "dell'uomo della strada" mediocre, soggiogato, smanioso di sottomettersi ad un'autorità e allo stesso tempo ribelle. Non è un caso che tutti i dittatori fascisti escano dalla sfera sociale del piccolo uomo della strada reazionario.... il fascista è il sergente del gigantesco esercito della nostra civiltà profondamente malata e altamente industrializzata. Quando un carattere fascista di qualsiasi colorazione si mette a predicare "l'onore della nazione" anzicchè l'onore dell'uomo, quando dalla sua bocca escono slogans, allora gli si chieda pubblicamente e con calma: "cosa fai praticamente per dare da mangiare alla nazione senza assassinare altre nazioni? Ciò che è vivo può esistere senza il fascismo, ma il fascismo non può vivere senza ciò che è vivo. IL FASCISMO E' IL VAMPIRO AVVINGHIATO AL CORPO DEI VIVENTI CHE SFOGA I SUOI IMPULSI OMICIDI QUANDO L'AMORE SI RIDESTA IN PRIMAVERA INVOCANDO LA NATURALE REALIZZAZIONE". L'uomo può essere guidato dall'amore o dalla passione di distruggere. Nella storia i fascismi, le dittatori, sono stati guidati dalla passione della distruzione degli animi e delle cose. Ecco perchè è giusto il richiamo forte, al di là del rito, al 25 Aprile. Perchè il ricordo, la memoria di quanti sono morti per noi rimanga sempre viva e sia il collante di un popolo che vuole vivere in pace. A chi dice di voler intonare solo l'inno di Mameli ricordi queste parole: " Mio caro papà per disgraziate circostanze sono caduto prigionero dei tedeschi quasi sicuramente sarò fucilato. Sono tranquillo e sereno pienamente consapevole d'aver fatto tutto il mio dovere d'italiano e di comunista. Ho amato sopratutto i miei ideali, pienamente cosciente che avrei dovuto dare tutto, anche la vita; e questa mia decisa volontà fa sì che io affronti la morte con la calma dei forti. Non so altro che dire. Il mio ultimo abbraccio. Walter E' una lettera di uno studente di 24 anni condannato a morte della Resistenza Italiana. Il 25 Aprile ognuno canti le canzoni e intoni gli inni che vuole: Questa è e deve sempre essere la festa di tutti. Porto Azzurro 21 aprile 2005


Ragazzi sinistra 25 aprile

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