Credo sia opportuno un chiarimento definitivo su una questione fin troppo sfruttata (in malafede) da Rio Democratico & company. Si tratta in sostanza del fatto che io sarei stato “radiato” dai DS quando facevo parte di quel partito in qualità di segretario. Fortunatamente le menzogne non hanno mai fatto la storia, quindi è quanto mai doveroso fare chiarezza una volta per tutte. Veniamo ai fatti. Nel 1997, o giù di lì, cominciarono i primi contrasti interni ai DS riesi. Pomo della discordia, l’appoggio all’amministrazione Coluccia (partorita da quella sezione). Si formò all’interno del comitato direttivo un gruppo guidato dal Consigliere Provinciale che si era portato dietro amici e parenti e cercava di contrastare in qualsiasi modo l’amministrazione comunale, su motivazioni praticamente personali e personalistiche (in sostanza credeva di poter continuare ad amministrare anche se non era più sindaco). Dall’altra parte chi c’erà? Io, che facevo di tutto per appianare i contrasti interni e calmare quelli che gettavano benzina sul fuoco, come d’altra parte avrebbe fatto qualsiasi altro buon segretario, cercando di portare in porto l’amministrazione, ormai vicina alla fine del suo mandato. Questo non fu digerito dagli altri, che oltre a lavorare contro l’amministrazione Coluccia, volevano escludermi dalle decisioni politiche, convocando riunioni a mia insaputa, promovendo petizioni contro l’amministrazione ecc. ecc.. Si arrivò alla campagna elettorale del 1999 e piombò sulla scena politica la candidatura Schezzini, naturalmente voluta dagli “altri”. Io non avevo particolari difficoltà ad accettarla, anche se proposi un’alternativa, solo volevo che finalmente si fosse venuti ad un accordo politico che non tenesse di conto dei passati personalismi, ma che guardasse al futuro, soprattutto amministrativo del nostro paese. Mi resi presto conto però che oramai i giochi erano fatti e anch’io facevo parte di quelli che dovevano essere esclusi dai futuri scenari politici, in quanto non in linea con il Consigliere Provinciale che di fatto controllava il 99% del comitato direttivo (eccetto me, naturalmente). Non so come, fui ricandidato alla carica di consigliere per le successive elezioni, ma i “cari compagni” del direttivo stavano già tramando, facendo di tutto perché io, con il gioco delle preferenze, non potessi passare, tentando di risolvere il problema con un’eliminazione “indolore”. Gli andò male, mi ricordo ancora oggi la faccia del Consigliere quando al seggio si rese conto che con 33 preferenze ero il terzo consigliere più votato (gli altri due erano stati sponsorizzati fortemente da Lui). A quel punto non mi rimase altro che appellarmi al nuovo sindaco, sperando che fosse rimasto fuori dalle parti e potesse aiutarmi (nonostante tutto) a rimettere in sesto il partito. Lo incontrai qualche ora prima del primo consiglio comunale, a quattr’occhi. Eravamo soli in una stanza, io e lei e, dopo avergli spiegato bene la situazione, gli comunicai che avevo bisogno di un piccolo riconoscimento per l’opera svolta, e, visto che in passato mi ero interessato a quelle cose, gli chiesi una delega come consigliere (non un assessorato come ella va ripetendo), per seguire il nascente museo archeologico, il museo minerario e gli oramai abbandonati scavi archeologici di Grassera. Mi guardò in faccia, in silenzio, per circa tre minuti e poi mi disse: “tu sarai un semplice consigliere”, e, con esso, dichiarò apertamente di essere già schierata, e di importargli poco di quello che il segretario del suo partito aveva fatto per l’unità di quello schieramento. Se avesse accettato la mia proposta, sicuramente si sarebbe tirata dietro le ire del Consigliere e di quelli che avevano combattuto la passata amministrazione. Probabilmente non poteva fare altro, fortemente condizionata com’era. Io però, a quel punto fui costretto a dissociarmi da tutte queste persone, così che la sera stessa, durante la seduta del primo consiglio comunale svoltosi nella piazza della Pietà, detti sfogo a tutti i miei pensieri. Con un’intervento scritto (facilmente riscontrabile essendo allegato ai verbali del Consiglio) annunciai le mie DIMISSIONI dal gruppo Rio Democratico costituendo un gruppo consiliare separato che si chiamò Sinistra Democratica e, contemporaneamente, annunciai le mie DIMISSIONI da segretario dei DS, anche se, probabilmente quella non era la sede più adatta per questo, però le mie intenzioni erano di denunciare il più pubblicamente possibile quella situazione diventata veramente inaccettabile. Dopo una decina di giorni mi arrivò una lettera dal segretario di zona che mi comunicava la sospensione dal partito (conservo ancora la lettera). Telefonai immediatamente al Mazzei che era segretario di zona e mi disse che il segretario di federazione (all’epoca Manciulli) aveva preso questo intelligente provvedimento. Io gli feci presente che non c’era assolutamente bisogno, visto che PRECEDENTEMENTE mi ero dimesso. Ricordo benissimo che nella piazza della Pietà quella sera c’erano più di cento persone tra il pubblico, e tutti udirono chiaramente quello che dissi. Inoltre c’è il documento scritto che lessi quella sera e che fa parte integrante dei verbali di quella seduta consiliare. Si vuole ancora insistere sul fatto che io sia stato radiato, come ama scrivere sui manifesti il segretario attuale dei DS riesi? Se vi fa piacere fatelo, se può essere terapeutico in qualche tipo di cura, continuate pure, la VERITA’ è un’altra, anche se mi rendo conto che questa parola sta cadendo purtroppo in disuso, sacrificata sull’altare dell’arrivismo.
rio elba piazza