INTERROGAZIONE Al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio Per sapere, premesso che: - Il sistema dei Parchi Nazionali e Regionali è frutto di un processo culturale, politico ed istituzionale - esteso e diffuso su tutto il territorio nazionale e concentrato nell’arco di un decennio – che ha coinvolto tutte le realtà del paese: da quelle centrali, Parlamento e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, a quelle regionali e provinciali, a quelle dell’associazionismo ambientalista, culturale e sociale, a quelle più vicine al territorio come le Comunità montane (su 361 ben 283, pari al 78,4%) e i Comuni (su 8101, 2173 sono direttamente interessati e 2675 considerando anche quelli limitrofi, pari al 33%, di cui ben 1483 pari al 68% quelli classificati come piccoli perché sotto la soglia dei 5000 abitanti); - la stessa identità nazionale è risultata rafforzata e arricchita dal sistema delle aree protette, come mosaico di una pluralità di identità territoriali e locali forti e vitali, grazie ad un originale progetto di conservazione e di sviluppo locale che per qualità, quantità e concentrazione temporale non ha eguali a livello internazionale e che pone l’Italia come una delle nazioni di riferimento a livello europeo; - il lavoro fatto in questi anni dal Sistema nazionale delle aree protette, e dai parchi nazionali in particolare, ha permesso la salvaguardia di ambienti che contengono circa 57.000 specie animali pari ad 1/3 di quelle europee, e 5.600 specie floristiche, il 50% di quelle europee, dei quali il 13,5% sono specie endemiche. Una rigorosa azione di conservazione della natura che ha permesso che sulle nostre montagne il lupo tornasse ad essere una presenza stabile, sull’arco alpino alla presenza di camosci, cervi e stambecchi si affiancasse quella della lince e di altri predatori, e sull’Appennino si salvassero dall’estinzione specie endemiche come il camoscio e l’orso bruno; - mentre si realizzavano questi risultati, di pari passo in tutta Italia sono stati realizzati oltre mille fra centri visita, musei, strutture per l’accoglienza e aree attrezzate per la fruizione da parte di un pubblico che sfiora oramai i 30 milioni di presenze annue, con un incremento costante del 20% negli ultimi 4 anni e con un giro di affari di 1,5 miliardi di euro. Secondo dati forniti dalla Federparchi circa 4.000 addetti, per la gran parte giovani, trovano occupazione negli enti di gestione delle aree protette, altri 2.000 vengono occupati con contratti per la manutenzione del territorio, oltre 1000 organizzazioni - cooperative e associazioni – sono state impegnate in attività di gestione di servizi e strutture, occupando quasi 10.000 lavoratori. Investimento complessivi, realizzati o ancora in corso, per un ammontare di 500 milioni di euro, hanno determinato un indotto di 50.000 occupati nel settore del turismo, della agricoltura, dell’allevamento, dell’artigianato, del commercio e dei servizi; - sono dati e cifre significative per comprendere il cammino fin qui percorso. Infatti al momento dell’approvazione della 394/91 l’Italia aveva solo un risicato 3% di territorio protetto mentre oggi nel nostro paese le aree protette sono ufficialmente 777, diffuse su tutto il territorio nazionale fino ad interessarne oltre il 10% - una percentuale doppia rispetto alla media europea che è del 5% - con ben 23 parchi nazionali, 146 riserve naturali statali, 23 Aree marine protette, 3 altre ANP nazionali, 106 parchi regionali, 335 riserve regionali, 141 altre ANP regionali; - è nata così una nuova geografia della qualità italiana, fatta di tanti “luoghi” dove cittadini, comunità, associazioni, imprese e istituzioni hanno dato vita a tante esperienze innovative per la conservazione del patrimonio naturale e culturale e per lo sviluppo locale. Soprattutto per le istituzioni e le comunità locali, il parco è stata l’occasione per la riscoperta della propria identità storica e culturale fino alla restituzione del loro nome a territori che erano scomparsi dalle mappe culturali, turistiche e perfino dai sussidiari scolastici; - in occasione della seconda Conferenza Nazionale delle aree naturali protette, dell’ottobre 2002, è stato evidenziato dalla Federparchi, l’importanza della piena attuazione delle leggi (dalla legge 394/91 in poi) che prevedono il trasferimento ai Parchi nazionali e regionali delle Riserve naturali dello Stato che ricadono nei loro territori e che conseguentemente il loro mancato passaggio di fatto impedisce agli stessi di gestire aree di grande valenza naturale indispensabili per il perseguimento delle loro finalità istituzionali; - sempre in occasione della seconda Conferenza è emerso anche la necessità di trasferire ai parchi contestualmente alle Riserve Naturali dello Stato anche la gestione dei beni demaniali, con finalità naturalistica; - il documento conclusivo, approvato nella seduta del 15 ottobre 2003 dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, sull’indagine conoscitiva sul sistema di gestione amministrativa degli Enti parco nazionali, richiama l’opportunità del passaggio delle Riserve naturali dello Stato dal Corpo Forestale dello Stato agli Enti parco, in modo da sfruttare in misura più efficiente le potenzialità di tali risorse, anche a scopi di autofinanziamento parziale degli Enti stessi; - con l’approvazione della legge n. 36 del 6 febbraio 2004 di riordino del Corpo Forestale dello Stato, si prevede che venga adottato un DPCM per il trasferimento della gestione delle Riserve naturali dello Stato, ricadenti in tutto o in parte all’interno dei Parchi nazionali, agli Enti parco si chiede pertanto al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio di dare immediatamente attuazione al trasferimento della gestione delle Riserve naturali dello Stato, ricadenti in tutto o in parte all’interno dei Parchi nazionali, agli Enti parco e contestualmente trasferire anche i beni demaniali ricadenti all’interno delle riserve naturali dello Stato, per migliorare la gestione naturalistica delle stesse. REALACCI BANTI Interrogazione n. 5-04190 Realacci: Trasferimento ai parchi nazionali delle riserve naturali dello Stato. TESTO DELLA RISPOSTA In merito a quanto indicato nell'interrogazione a risposta immediata presentata dagli onorevoli Realacci e Banti, riguardante il trasferimento delle riserve naturali dello Stato agli Enti Parco, si rappresenta che la legge n. 36 del 6 febbraio 2004, all'articolo 4, comma 5, dispone che la gestione delle riserve naturali di qualunque tipologia ricadenti in tutto o in parte all'interno dei parchi nazionali, è affidata agli Enti Parco; tale disposizione, in parte, era già contenuta nell'articolo 31 della legge n. 394 del 1991, come modificato dall'articolo 2, comma 4, della legge n. 426 del 1998. Al fine di dare attuazione al disposto normativo, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, unitamente ai Ministeri delle politiche agricole e forestali e dell'economia e delle finanze, si è attivato al fine di predisporre un unico elenco, sia delle riserve naturali da trasferire alla Regione e agli Enti Locali, sia di quelle da trasferire alla gestione degli Enti Parco Nazionali, secondo il procedimento previsto dal comma 3 dell'articolo 4 della citata legge n. 36 del 2004. Tale elenco formerà oggetto di apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale dovrà prevedere il trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali, necessarie per la gestione delle riserve naturali.