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Le strane conclusioni dell Sig.. Meneghin sul risparmio idrico

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 15 aprile 2005

Prendo spunto dall'articolo del 14 aprile del sig. Meneghin per fare qualche riflessione. Il sig. Marcello, mostrando competenza specifica sul tema della distribuzione delle acque, chiude il suo intervento con un richiesta singolare: “...per favore, lasciamo perdere il risparmio idrico visto e considerato che, come detto, non produrrà grandi risultati ma invece una sicura maggiorazione di quelle perdite d'acqua...” Usando la stessa logica si potrebbe dire che per limitare gli incidenti automobilistici sia sufficiente organizzare meglio il flusso del traffico mentre sia sconsigliabile o addirittura pericoloso chiedere comportamenti più attenti e diminuzione della velocità. E’ facile concordare sul fatto che l’ottimizzazione del servizio con attenzione alla “...distribuzione dell'acqua... con pressioni adeguate all'andamento altimetrico del terreno e ai consumi ora per ora dell'utenza...” possa ridurre gli enormi sprechi della preziosa acqua elbana. Quello che non è invece accettabile è l’appello alla deresponsabilizzazione dell’utente finale nei confronti dei consumi idrici senza tenere conto della limitatezza delle risorse e della crescente difficoltà nel loro reperimento; lo sa il sig. Marcello che l’acqua, come l’energia o le materie prime, non è infinita? Mai sentito parlare dell’abbassamento delle falde? L’anacronismo delle conclusioni del sig. Meneghin suona molto simile a certi ricette di berlusconiana matrice riguardanti il consumo indiscriminato come cura magica per la stagnazione dell’economia, o all’inammissibile posizione degli Stati Uniti riguardo agli accordi di Kyoto sulle emissioni di gas serra: una visione della realtà che, a salvaguardia di un presunto attuale benessere, pone una pesante ipoteca sul futuro. E’ arrivato il momento di ripensare il nostro rapporto con il mondo che ci ospita in nome di una intelligenza e sensibilità che non possono più tollerare l’idea del profitto e della competizione economica come uniche priorità da rispettare. A meno che non si dia per buono l’assunto riproposto di recente da quel popò di esempio di entropia selvaggia di Giuliano Ferrara, quando, più o meno, ha affermato: “...abbiamo ereditato dai nostri genitori un mondo pieno di problemi. Che i nostri figli si preoccupino di risolvere quelli che gli lasceremo noi.”


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