Il 15 marzo, dopo che LEGAMBIENTE aveva segnalato abusi nel Parco, la Giunta Regionale Toscana ha inviato una lettera al Comune di Capoliveri e al Parco Nazionale per chiedere cosa stesse succedendo a Mola. Il Comune avrebbe accertato che la segnalazione del Cigno Verde era reale e che si stava costruendo abusivamente, mentre un’area era stata trasformata in una vera e propria discarica. A quanto pare è finito tutto in Procura della Repubblica. Quel che è strano – ma non succede certo solo a Capoliveri - è che nonostante LEGAMBIENTE denunci cose precisissime e chieda risposte altrettanto chiare, il Comune non si degna di rispondere agli ambientalisti. E’ il caso di un’altra segnalazione di un abuso, sempre a Capoliveri (vedi allegato), che LEGAMBIENTE fece nel dicembre 2004. Si tratta di lavori di sterro, scavo e disboscamento - con l'utilizzo di una ruspa e di un grosso martello demolitore - nei pressi di una stradina di campagna in forte pendenza, tra Capoliveri e Morcone, nelle vicinanze del fosso delle "Coti di Guido". Il luogo dei lavori è in uno dei terrazzamenti sottostrada, contenuti da muretti a secco, un terreno ripido e impervio che non aveva nessuna strada di accesso. Un terrazzamento largo 2 metri e mezzo è stato trasformato in strada carrabile, massicciata con materiale di riporto alto almeno 70 cm. Alla fine del terrazzamento, prima di un precipizio, è stato aperto uno sbancamento di circa 4 metri di profondità, abbattendo il muro a secco e scalpellando la roccia. Sull’orlo del precipizio, è stata creata con materiale di riporto una sorta di strada di cantiere per l’accesso ad una strana costruzione. In precedenza, nel posto dove è stato effettuato lo sbancamento c’era solo un pollaio nemmeno rilevato nella dettagliata carta delle Aree esondate pubblicata dalla Regione in seguito al nubifragio del 2002. Oggi si scopre che per il pollaio era stato richiesto un condono e, in attesa, si era anche costruito un tetto e alzato e modificato il tutto, naturalmente chiedendo un ulteriore condono per un abuso fatto su un abuso! Comunque dal Comune venivano fatte trapelare notizie rassicuranti: tutto a posto, non è niente, i soliti esagerati di LEGAMBIENTE. Non sembra che la pensi così il Corpo Forestale dello Stato che ci risulta abbia visitato cantiere e Comune trovando un bel po’ di stranezze e di cose che proprio non tornano, bloccando ogni cosa. Anche in questo caso la Procura della Repubblica sembra che avrà da fare. Un’altra stranezza capoliverese è visibile lungo la stretta strada senza nome che collega via Claris Appiani a viale Australia: sul lato a monte si stanno costruendo da tempo parecchie palazzine, dopo uno sbancamento imponente a filo di via Appiani stessa. Una delle palazzine, iniziate da pochissimo e che si trova a monte del parcheggio a torre di Babele – e come quella mai finito - di Zaccarì, ha subito in pochi giorni una trasformazione. Dopo lo sbancamento e la gettata delle fondamenta, è stato innalzato un piano terra con travi di calcestruzzo, per una superficie di circa 200 metri quadri. Il piano terra ( non interrato) alto più di 3 metri sembrava destinato a garage, almeno vista la misura delle due aperture a fronte. Dopo pochissimi giorni e prima di cominciare l'innalzamento del primo piano, le due grandi aperture sono state tamponate e la nuova muratura frettolosamente cementata, ma si notano ancora i segni dell'architrave in calcestruzzo. Non ci sono altre aperture presenti sulle fiancate in cemento armato della costruzione, a monte c'è solo lo scannafosso e dovrà essere innalzato un muraglione di contenimento. 200 metri quadrati di cuscino d'aria per far star comodi 4 appartamenti ci sembrano eccessivi. Ci chiediamo se quanto costruito sia conforme a quanto previsto dalla concessione comunale, sperando che lo scatolone di cemento non si trasformi presto in qualcosa di più appetibile.
cantiere abuso capoliveri
mola baracche