Caro Direttore, premetto che sono un amante di De André e considero "La buona Novella" uno degli album leggendari di tutta la canzone italiana. Per questo plaudo alla iniziativa della Associazione Culturale Banda Musicale G. Verdi - Capoliveri, per aver scelto di rappresentare questa opera all'Elba. Tuttavia non condivido il giudizio secondo cui l'album di De André sarebbe un' opera che riscopre i valori cristiani ed va nella direzione di una ricerca di Dio. Già il concetto di ateismo (e De André era ateo) escluderebbe questo percorso. L'opera è basata sui vangeli apocrifi, che, a differenza dei Canonici (cioé i quattro tradizionali, riconosciuti dal Codice Canonico), non sono riconosciuti dalla Chiesa, che li considera falsi. Del resto basta analizzare "Il testamento di Tito", che è una rilettura deandreiana dei Dieci Comandamenti, per rendersi conto del tema dell'intero album, che è intriso di una severa critica nei confronti della Chiesa e del potere da essa esercitato (cosa del resto da me assolutamente condivisibile). Il fatto che l'opera venga rappresentata nelle chiese è quindi, a mio parere, cosa discutibile, perché manca di una coerenza di fondo. Cordiali saluti, Gianluigi Palombi Caro Dott. Palombi Mi permetta, da laico (agnostico) e da profondo ammiratore di De André, di non essere d'accordo con le sue argomentazioni che pure hanno una loro logica e dignità, specie per quanto riguarda l'ultima delle sue annotazioni: l'inopportunità che l'opera venga rappresentata nelle Chiese. E' vero la lettura critica (e trasgressiva) dei Dieci Comandamenti di Fabrizio De André non é compatibile con il dettato di qualsiasi cattolico, fosse anche un teorico della Chiesa della Liberazione. Ma è anche vero che "Mio martello non colpisce/ pialla mia non taglia/ per foggiare gambe nuove / a chi le offrì in battaglia,/ ma tre croci, due per chi/disertò per rubare,/ la più grande per chi guerra/ insegnò a disertare" è un manifesto pacifista dell'anarchico ed ateo De André che può essere sottoscritto da tutti coloro che sono devonti ad un Dio che non benedica le baionette. De André in Chiesa per me è veramente una "contaminazione" un termine che però si può leggere anche nella sua accezione positiva. Per contaminarsi occorre confrontarsi ed un confronto di idee tra le donne e gli uomini di buona volontà, siano atei o credenti, in forma di chiacchierata, dibattito, spettacolo o qualsiasi altra forma di contaminazione, lo considero una occasione di comune crescita, sia che si svolga al bar, sul lavoro o in Chiesa. Grazie per averci scritto. Sergio Rossi
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