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A Sciambere della lettera (garbata e contestata) al Direttore

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : venerdì, 15 aprile 2005

Non dovrebbe fare impressione per una variegata vetrina mediatica come quella della rete Internet, dove la libertà di opinione è libera in eguale misura alla libertà di appartenenza politica, e dove ogni lettore è in grado di leggere, considerare meditare quindi accettare o respingere al mittente, senza costrizioni e suggerimenti partigiani. In quanto a quel giornalista dalle “veglie lunghe e tormentate” che si schiera dichiaratamente senza falsi pudori, lo conosciamo tutti, è il compagno “Pançhuni”, lo leggiamo con piacere, o dispiacere, con rabbia o con trasporto ma “così è se vi pare”.. direbbe Pirandello. Egli è il bravo ed indomito rivoluzionario con una cultura accresciutasi nei suoi anni spesi come giornalista, dalla penna versatile, insomma, il duro e puro, quello che ha la verità in tasca e sente la missione di convincere tutti, quello che seduto davanti al PC disegna un mondo luccicante e colorato purchè sia di sinistra…. della sua sinistra ….se poi in alcuni casi la realtà è diversa, peggio per noi, non sarà certo lui a cambiare idea, farà meglio la realtà ad adeguarsi …..bisogna riconoscere e dargli atto, che è uno che non si sporcherebbe mai la mani con un compromesso neppure se a chiederlo fossero i suoi più fedeli compagni. Qualcuno lo considera il classico caterpillar impazzito dentro un negozio di cristallerie, ma lui non se ne cura, neppure quando le cristalliere ritraggono i suoi compaesani o la sua terra, d’altra parte è troppo impegnato a correre per la sua strada diritta e sicura … cercando un altro negozio ed altri cristalli da rompere …….è unico nel suo ruolo, ma lo vogliamo così, pieno di coraggio, alle volte satiricamente irrispettoso, cosa sarebbe la critica e la politica isolana senza il nostro amato compagno “Pançhuni”? Noi anche se di tutt’altra sponda, gli vogliamo bene anche per questo. Anonimo Caro Anonimo Conoscendo i tratti essenziali del personaggio di che trattasi, "Pançhuni" non mi ci ritrovo poi molto, soprattutto per aver trascorso la parte maggiore del mio tempo a "costruire", "fare" (magari male, non spetta a me il giudizio) piuttosto che a distruggere. Non ho mai partecipato né istigato alla nazionalizzazione di alcun maiale, e ritengo che qualche volta nella vita si possa saltare controcorrente (da soli o in gruppo) senza per questo risultare pregiudizialmente bastian contrari, si possono prendere posizioni "scomode" dettate da principi (per non scomodare la "tensione ideale") senza risultare dei romantici (e in fondo elitari e snob) Don Quichote. Non ci ha preso per niente neanche sulla "baldanzosa sicurezza" con cui procederei stritolando, chi mi conosce, chi ha lavorato con me, mi rimprovera (e qualche volta mi ha anche a giusta ragione preso per il culo) per il contrario, per avere nei cromosomi la "lode del dubbio". Certo i dubbi stratificati per anni poi a qualche para-certezza conducono, non sarebbe normale in contraeio, ma se si dice di uno, magari potente ed ossequiato, che è proprio "un tonto pericoloso", in luogo di affermare che è "un estroso che è meglio assistere", mica significa che non si sia ponderato il giudizio. Quanto ai concetti di durezza e purezza, vorrei farla riflettere su una "sentenza" di un signore nato in Argentina e immaturamente ucciso in Bolivia (tra i sognatori della sinistra non ci sono solo Pançhuni), che usava ripetere: "Bisogna indurirsi nella lotta mantenendo dentro intatta tutta la propria tenerezza" Insomma la ringrazio per l'attenzione che mi ha dedicato e per l'evidente affetto anche se il ritratto è (a mio giudizio) assai poco fedele.


carta penna calamaio

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