Qualche giorno fa un sindaco elbano di cui non facciamo nome (ma è maschio e del versante orientale) dopo l'uscita del rapporto della Fondanione Caponnetto che denunciava il pericolo di infiltrazioni malavitose all'Elba, in piena bagarre elettorale pensò bene di battere sulla grancassa delle libertà il tempo di un vecchio motivo "Povera Elba Vilipesa", che mescolando alla meglio campanilismo acritico (criptoleghismo?), indignazione di maniera, decoro epidermico e populismo da tre soldi, riesce sempre a far ruscolare qualche votarello. L'Elba bianca e pura siccome un giglio veniva cantata insieme al disdoro dei gratuiti infangatori, in primis i gazzettieri non opportunamente proni e slinguazzanti. Poi accade che in questa patria di vergini dai candidi manti si chiuda un locale tra il copioso lacrimare di tanti bravi ragazzi isolani (professionisti, imprenditori, commercianti) che ivi usavano confluire nottetempo in zona franca da zoccolate coniugali al grido di "trombare necesse est!" Tre gentiluomini di origini campane finiscono in manette ed uno di loro è sospettato di essere a capo della pia organizzazione che approvvigiona di susina d'importazione d'oltrecortina (si fa per dire, la cortina non c'è più, anche se ci pare che non vada meglio da quelle parti) i bisognosi d'affetto di mezza Toscana. In quel di Bologna viene inoltre rinviato a giudizio un giudice fallimentare per un pateracchio che la pubblica accusa sospetta si intendesse compiere in occasione della vendita a trattativa privata per la cessione di un complesso alberghiero di svariati miliardi di valore. Arrivano quasi contemporaneamente al gradino della decisione del rinvio o meno a giudizio due importanti inchieste: quella portoferraiese di "Politica e Affari" (di cui abbiamo diffusamente parlato) e quella degli "Abusi Eccellenti", nella quale oltre ai noti servitori dello Stato, della cui rettitudine si sta discutendo, fanno capolino anche altri signori che ricevevano in passato commesse comunali (proprio a Rio Marina ante franciscum natum) indebite in quanto già in precedenza ospiti lungodegenti del ministero di Grazia e Giustizia in virtù di affiliazioni a passionali e sanguigni club. Sopravvoliamo poi su una serie infinita di episodiucci tra cui ricordiamo solo il vorticoso giro di proprietà e delle gestioni degli esercizi, i misteri di imprese che non chiudono anche se apparentemente non hanno clientela, ed i tre autoveicoli dati alle fiamme negli ultimi mesi (falò del tutto inusuali all'Isola). In conclusione, si ha un bel parlare di immagine dell’Elba lesa, fare roboanti filippiche contro chi si azzarda a sospettare che il marcio non stia solo in Danimarca. Se ad esempio si dimostrasse che i “signori” che stanno discutendo con i magistrati genovesi, avessero realmente combinato quello che loro si contesta, sarebbero stati loro o i giornalisti cinici e bari che hanno narrato le loro gesta, a sputtanare l’Elba e le istituzioni? Altra cosa sono le vane chiacchiere, altra cosa le cose serie.