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Rinviata a giudizo giudice fallimentare per il caso dell'Hotel La Perla

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 07 aprile 2005

"Rinvio a giudizio - si legge in una nota d'agenzia - per abuso d'ufficio per il giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Livorno Francesca Bresciani". La decisione è stata assunta dal Giudice per le indagini preliminari di Bologna Pasquale Sibilia. Il processo comincerà il 9 giugno davanti al Tribunale collegiale di Bologna. Nell'udienza preliminare il difensore di Francesca Bresciani, Paolo Trombetti, aveva chiesto lo spostamento della competenza a Genova, che da qualche anno istruisce i processi in cui sono coinvolti i magistrati toscani. La richiesta è stata respinta. Si sono costituiti parti civili, assistiti dall'Avv. Francesco Antonio Maisano, i titolari dell'impianto alberghiero La Perla di Procchio e un curatore fallimentare, assistito dall'avv. Gianluca Malavasi. A chiedere il rinvio a giudizio del giudice livornese era stato il Pm di Bologna Enrico Cieri, che ha condotto l'inchiesta. La Bresciani sarà chiamata a rispondere di condotte plurime di abuso d'ufficio, unificate per il vincolo della continuazione in due capi specifici: il fallimento Ludoinvest e quello della Perla. Tra l'altro i titolari dell'impianto alberghiero elbano avevano chiesto un concordato fallimentare che poi venne negato, con conseguente - secondo l'avv. Maisano - danno patrimoniale. Tra le principali fonti di prova la relazione di un'ispezione disposta dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, e datata 25 giugno 2002, che aveva descritto la gestione "disinvolta" degli uffici Esecuzioni immobiliari e Fallimenti diretti da Francesca Bresciani. La relazione, scritta dall' ispettore generale Michele Renzo, affrontò la gestione degli uffici a partire dagli anni 1998 e fino al 2002. La valutazione fu pesante: "La pluralità delle condotte, la loro reiterazione nel tempo, la gravità di talune di esse (ci si riferisce in particolare alla vendita del compendio fallimentare La Perla, la loro negativa attinenza a tutti i profili della personalità del magistrato rendono estremamente significativa la rilevanza disciplinare dei fatti¯. Al centro dei rilievi mossi a Francesca Bresciani anche i pessimi rapporti con i colleghi e il personale delle cancellerie, ma pure un rapporto di fiducia che si incrinò ben presto con il curatore fallimentare dela fallimento la Perla, Stefano Giovacchini. Un perito aveva stimato La Perla in 14 miliardi di lire, Giovacchini nel 1996 chiese alla Bresciani di procedere alla vendita del complesso al pubblico incanto. Ma il giudice rigettò l' istanza "... ritenuta l'opportunità di verificare la vendita senza incanto". Successivamente Giovacchini, preso atto del precedente provvedimento, chiese la vendita senza incanto, ma anche in questo caso la Bresciani fu di parere diverso disponendo la vendita a offerte private, riservandosi anche la possibilità di accettare offerte inferiori al prezzo di stima. Alla fine il giudice delegato al fallimento aggiudicò l' azienda alla società Diamante srl che presentò un' offerta di 5 miliardi da corrispondersi in 18 rate mensili. "Va detto subito e senza ambiguità - scrissero nella loro relazione gli ispettori - che l'ordinanza di vendita del giudice delegato era singolare se non eccentrica, non essendo noti precedenti di dottrina o di giurisprudenza che deroghino all' affermazione secondo la quale i compendi fallimentari si vendono all'incanto o senza incanto, ma non con offerte al ribasso". In seguito la Corte di Cassazione annullò l'ordinanza e tutti gli atti conseguenti.


Golfo di procchio

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