Il cerchio si chiude Con la recente scomparsa di Alfonso Preziosi il cerchio si chiude. Si chiude idealmente un periodo che ha visto impegnate tre personalità di spicco della cultura e del pensiero sostenibile per le isole del nostro arcipelago e per l’Elba in particolare. Insieme a Gin Racheli e ad Alberto Riparbelli, Alfonso Preziosi, sostenitore come loro di Italia Nostra, ha interpretato fino il fondo quel ruolo di uomo di cultura, operatore culturale e soprattutto difensore dei valori storici e ambientali della nostra isola. Ho imparato a conoscerlo tardi, ma non per questo ne ho apprezzato le doti umane. La sua schiettezza e semplicità nell’affrontare e risolvere i problemi che a partire dagli anni 80 ci hanno visto combattere insieme per salvare la nostra isola dalla speculazione e dal cemento, ma soprattutto dalla scarsa competenza di chi governava il territorio, sono state le cose che di lui più mi hanno colpito e entusiasmato. In quegli anni erano pochi, a differenza di adesso, i paladini dell’ambiente, non c’erano imprenditori illuminati, grandi associazioni nazionali, nessuno assurgeva a grande vate dell’ambiente e della difesa del territorio, c’eravamo noi, Italia Nostra con Alfonso Preziosi e i quattro matti e giovani di Elbaviva. Certo ben vengano oggi gli imprenditori illuminati e i tuttologi delle associazioni ambientaliste, ma soprattutto, ed era quello che chiedevamo con il professor Preziosi (come sempre lo chiamavo) vengano i fatti e le azioni concrete. Vorrei ricordare un momento che abbiamo vissuto insieme e che ci vide disarmati di fronte all’incompetenza ed allo scempio del territorio. Elbaviva ed Italia Nostra, grazie all’intervento tempestivo del Corpo Forestale, riuscirono a fermare dei lavori di sbancamento sul mare a Lacona. Fummo chiamati, dall’allora commissario prefettizio (il comune era stato commissariato) a Capoliveri per chiarire le nostre segnalazioni. Lì toccammo con mano l’insipienza e la corruttela dei nostri politici al potere. Fummo noi a telefonare in Regione per documentare e spiegare perché secondo noi quella concessione era illegittima, contro la legge dello stato italiano. Dopo sono cambiati i sindaci (uno è l’attuale commissario del Parco) che hanno provato ad annullare la sospensione di quella concessione sulle dune di Lacuna, ma alla fine il Consiglio di Stato ha dato ragione ad Elbaviva e ad Alfonso Preziosi. In quelle buie stanze di quel buio e tetro comune con i grigi funzionari che andavano e venivano cercando di dare le risposte a quello che chiedeva il commissario prefettizio dottor D’Attilio, toccammo veramente il fondo, e ci guardammo negli occhi con il professore, sconsolati, fieri di quella piccola vittoria, ma disperati al pensiero di come fossa ridotta la gestione della nostra cosa pubblica. Speravamo con l’istituzione del Parco, che la duna di Lacuna fosse salva e valorizzata per quella che essa rappresenta per l’intero arcipelago. Ma così non è stato, istituito il Parco, si sono costruiti bazar, negozi e pizzerie… Anche per questo forse sarebbe opportuno onorare la memoria del professore, non solo a parole, ma con i fatti, assegnando il giusto valore a quelle cose per le quali, specie dopo la pensione, si è battuto con impegno e intensità: pensiamo alle dune, ma pensiamo anche a quella (come la chiamava lui) maledetta cava di Colle Reciso, la cui concessione proprio in questi mesi è stata rinnovata, e che lui pensava, venti anni fa, fosse l’ultima volta. Oggi però l’amministrazione di Portoferraio ha cercato di tutelarsi, prevedendo una commissione di controllo; forse per onorare adeguatamente la memoria del professor Preziosi sarebbe giusto procedere prima possibile alla nomina della Commissione assegnandole il ruolo e le competenze necessarie per controllare davvero quell’attività estrattiva così impattante per la città di Portoferraio.
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