In flessione di circa il 20%, rispetto allo scorso anno, l’afflusso di turisti all’Elba per le vacanze pasquali. Il dato negativo è confermato dalle società di navigazione e dagli albergatori. I numeri parlano di circa 18 mila presenze in tutto. Sono dati però difficilmente raffrontabili con lo scorso anno vista la diversa collocazione della Pasqua sul calendario. Ma anche il raffronto con il mese di marzo 2004 evidenzia circa un quinto in meno delle presenze sull’isola, indicazioni negative che potrebbero anche far pensare ad un ulteriore discesa delle presenze anche nel periodo estivo. Sono soprattutto gli Italiani ad aver snobbato l’Elba, mentre la maggior parte dei turisti stranieri è risultata composta da Tedeschi. A complicare il quadro ci si sono messe le impietose previsioni meteo, poi parzialmente disattese. Molte le prenotazioni telefoniche alle quali non hanno fatto seguito gli effettivi arrivi. Anche il caro traghetti incide maggiormente sui periodi più brevi di vacanza. Sono stati la metà degli alberghi, circa un centinaio, a spalancare le hall in attesa dei turisti di Pasqua. Molti di loro chiuderanno già da martedì, per riaprire in tempi più favorevoli. Anche sul versante di Cavoli e Fetovaia, dove tutti gli hotel erano aperti, si registra un discreto calo. Sergio Galli, presidente dell’Associazione Costa del Sole, conferma il dato negativo: “Abbiamo lavorato soprattutto con i Tedeschi venuti per fare trekking, che non si fanno scoraggiare dal maltempo. In questo settore abbiamo buone possibilità di riconferma per i prossimi mesi. Gli hotel aperti a Pasqua lo resteranno fino ad ottobre, anche se ad aprile non ci sono prenotazioni.” Un cahier de doléance che si ripete ormai da circa tre anni: la crisi appare sempre più strutturale e non congiunturale. Il sistema Elba, con la sua monoeconomia, cresciuta con la deregulation degli anni ottanta, e la deriva miniappartamentistica, arranca. Tre ore di aereo per andare in Mar Rosso a prezzi competitivi, dov’è il valore aggiunto che dovrebbe far preferire l’Elba ad altre mete? L’inverno, passato tra un tavolo e l’altro di concertazione, non è stato davvero sufficiente. Così non ci sembra lo siano gli indirizzi della Regione Toscana che punta sulle competizioni velistiche e di conseguenza promuove una politica portuale che tende a replicare in mare gli errori commessi a terra. I porti turistici che cosa sono se non le seconde case sull’acqua, ed i fornitori dei clienti migliori per le catene di supermercati? La crisi ripetuta impone di ripensare l’impostazione monocratica del turismo. Si potrebbe ugualmente lasciare aperta la cultura dell’accoglienza, che non sia più l’industria inquinante che è stata finora, rivolgendosi anche ad attività diverse, più produttive, nel senso di maggior valore aggiunto dato al lavoro, più compatibili con l’equilibrio di una piccola isola. Il discorso porta molto lontano, ma forse non è così anacronistico o avanguardistico affrontarlo all’inizio del terzo anno consecutivo di crisi del settore turistico.
pasquetta alle ghiaie