“Belli i cani, cattivo chi li abbandona: sì al canile, purché lontano da casa mia”. Gli elbani non sembrano far caso al degrado in cui si trovano gli ex-macelli di via Manganaro a Portoferraio da quando l’associazione dei “Ragazzi del canile”, oltre due anni fa e dopo 10 giorni di pirotecnica e partecipata “okkupazione”, è stata costretta ad uscire da un’ordinanza di sfratto senza alternative e possibilità di traslocare altrove. L’ordinanza fu firmata dal sindaco Ageno dopo aver ricevuto in Comune una petizione di residenti della zona che lamentavano il frequente abbaiare notturno dei cani e il timore di rischi sanitari, perché nell’area avevano avvistato anche topi. E con il rischio sanitario confermato dal NAS dei carabinieri la procedura di chiusura avanzò come una fucilata. Su una parete vicino all’ingresso dell’ex canile resta il segno che qui, in un recente passato, c’è stata vita: il sorridente cane Pippo con il baschetto in testa, il simbolo dei “Ragazzi” disegnato sul muro. Il piazzale-sgambate, che i volontari mantenevano lindo e incredibilmente senza escrementi in giro, adesso è una piccola landa coperta di sterpi secchi e ingialliti da chissà quanti soli. Gli edifici che prima erano infermeria, magazzino, cucina, cucce per i cani malati, spazio-riunioni, rimessa attrezzi, hanno ormai ceduto alla solitudine, che ha ingoiato tutto quello che da lì è passato in quella manciata di anni, dal lavoro quotidiano dei volontari, alle corse dei cani, le scolaresche in visita, le Feste di Primavera, fino ai vigili urbani, ai volontari incatenati nelle gabbie, le Jene della tv e la bandiera ammainata. Forse neppure un topo è sopravvissuto ai cani e il loro abbaiare non molesta più i sonni di nessuno, ma in mezzo agli edifici ora c’è un posto morto. Ecco, se tutte le persone notassero il deterioramento della piccola area urbana di via Manganaro da quando non è più spazio di volontariato e di socialità, forse non sarebbero così diffusi i no preventivi a un canile non lontano da casa. Purtroppo non è così e sulla scia del comitato di residenti che si costituì a San Martino contro la realizzazione del canile nell’ex vivaio della Forestale in mezzo al bosco, ora gruppi di residenti fanno intendere di essere pronti a imbracciare penne per raccogliere firme contro canili nei paraggi delle loro proprietà. E l’elenco dei siti possibili continua a sfogliarsi come una margherita. Chi procede sul progetto del canile (la Comunità montana con l’ausilio di un’attivissima viceprefettura) si muove con i piedi di piombo per arrivare ad adempiere all’obbligo di legge di realizzare il canile nel massimo consenso possibile. Ma come si trattasse di una pestilenziale discarica, il consenso è un ingrediente difficile da reperire. Tra i siti possibili c’era una vecchia cava abbandonata, imboscata dalle parti di Santo Stefano alle Trane; un gruppo di residenti ha fatto bene intendere di non gradire e l’ipotesi sembra tramontata. Nei giorni scorsi è stato tutto un susseguirsi di incontri e riunioni, hanno partecipato anche i massimi dirigenti regionali del settore di Veterinaria, che hanno visitato e valutato una serie di siti e la zona che risponde meglio ai requisiti è vicina alla Casa del Pastore, allo “scollo” del Reciso, parte nel Comune di Portoferraio, parte in quello di Capoliveri. Mai detto niente sullo sventramento del colle, peraltro rinnovato, ma a Lacuna storcono il naso per il canile allo “scollo”. Non piace e “farebbe brutto” all’estetica turistica della frazione. Eppure il canile non sarà un lager di 100 gabbie, ma uno spazio con strutture leggere per accogliere al massimo una trentina di cani, più che un canile una specie di parco-giardino con spazi per intrattenere i visitatori, far giocare i bambini, le sgambate dei cani, logistica necessaria e uno spazio per la cura della fauna selvatica ferita, da realizzare in collaborazione con il Parco, in più servizi di cui l’isola è priva, ovvero una pensione per cani e una specie di ludoteca dove affidare sicuri l’amico a quattro zampe nel tempo di una gita in barca o di una cena al lume di candela, di uno spettacolo. E se la cosa dovesse funzionare, potrebbe creare – perché no? – anche qualche posto di lavoro per giovani. Le idee ci sono, la voglia di realizzarle anche nonostante le numerose traversie che hanno dovuto affrontare i volontari. Quale sarà il sito che verrà indicato per la realizzazione del canile-giardino? La settimana lavorativa che si apre martedì si annuncia altrettanto impegnata sul fronte come quelle appena passate. Gli amministratori comunali di Capoliveri dovrebbero andare a fare un sopralluogo in questi giorni alla Casa del Pastore per valutare l’ipotesi. Altre riunioni sono in programma a Porto Azzurro, dove anche il ministro della Giustizia, Castelli, si è pronunciato a favore di un eventuale struttura d’accoglienza per i cani nell’area del carcere. Dal carcere nessun annuncio di comitati di residenti. Eppure il consenso al momento non c’è neanche qui. Manca quello del Primo Residente, il sindaco Maurizio Papi. C’è già l’impianto dei rifiuti al Buraccio.
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