Abbiamo sempre pensato che, indipendentemente dalla loro personale collocazione politica, i giornalisti fossero destinati più a fare incazzare che a compiacere il potente di turno. In Rai sta accadendo l’esatto contrario la corsa è ad uno spaventoso arruffianamento a cicli alterni, TG1 e TG2 si stanno distinguendo per questa “corsa in soccorso di chi vince”, come avrebbe detto il grande Ennio Flaiano. E così è possibile assistere a giornali scempi come quelli ammanniti in serata agli italiani in cui l’impaginazione è pressoché fotocopiata. Si apre con la Mussolini riammessa al voto, si continua con le decisioni sul tetto del 3% del differenziale tra bilancio e debito pubblico dell’Europa, si continua con le contumelie giornaliere del pelato trapiantato a Prodi, si prosegue con i lavori parlamentari sulla revisione costituzionale (robetta ...) senato. Tutte le notizie sono confezionate a “panino”, cioè presentate secondo un mistificante schema fisso che prevede A) Il fatto commentato da destra, B) Il fatto commentato dal centrosinistra, C) lo stesso fatto di nuovo commentato da destra. All’interno di questo contenitore sbilanciato si nota poi che la destra italiana è sempre sdegnata (si scelgono le espressioni più forti) la sinistra più “inglese” e lo sdegno colpisce di più l’immaginario collettivo. Il già-pelato-liftato accusa con la massima leggerezza di una pinzillacchera come quella di aver messo in difficoltà il suo paese ordendo una macchinazione europea ai suoi danni che nella visione dell’ometto si identificano con quelli di Italia. La destra tuona scandalizzata perché qualche consigliere del centrosinistra ha autenticato alcune firme della Mussolini, una donna così sconveniente per il centrodestra che la cosiddetta casa delle libertà l’ha portata in parlamento e il sommo bassotto si è incazzato perché i suoi compari non l’hanno convinta a correre, almeno per le politiche (poi vedremo come finirà davvero), con lui. Se non ci sbagliamo dopo 8 e 12 minuti va in onda il servizio su un’altra cazzata: apprendiamo che il plurivilluto tappo è di nuovo indagato per una sciocchezzuola qual è l’accusa di aver corrotto un testimone (un fior di giardino già ben noto alle cronache giudiziarie) una cosuccia che in un paese appena un po’ più democratico del Pakistan condurrebbe alle cautelative dimissioni del primo ministro, ma in Italia no. E giù, naturalmente, dagli al magistrato cinico e baro. Legalitari come siamo, ieri sera pensando a questi artisti della disinformazione, a questi scendiletto del potere di turno, comunque pronti a fare le valige e a fare serenate alla sinistra, qualora vincesse, abbiamo provato un forte senso di nausea pensando di pagare loro lo stipendio con il canone e con la pubblicità che dobbiamo sciropparci.