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A Sciambere del metal detector

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 22 marzo 2005

Come ce l'hanno venduta, spassosamente ve la passiamo. Orbene i soliti bene informati ci raccontano che dovevavano essere effettuati, sulla piazza di un ridente paese collinare del nord-ovest elbano (tipo Marciana), dei lavori per effettuare i quali occorreva individuare dei tombini di ghisa. Ma un manto d'asfalto steso sopra la piazza di cui sopra, aveva avuto per effetto il noto: "Cuccù, il tombino non c'è più!" Il tecnico che doveva preparare i lavori però, astutamente, si armava di un cerca-metalli elettronico (che fa molta più scena chiamare "metal detector") e partiva alla ricerca del tombino perduto per danneggiare il meno possibile il piano della piazza con lo scavo. Botta di fortuna: al primo colpo, appena avvicinato a terra lo strumento cantava. "Beccato!" avrà pensato il tecnico che partiva alla ricerca di un altro tombino. La scena si replicava, pari pari: giù lo strumento ed ecco individuato il tombino. Il tecnico però si accorgeva che in qualsiasi punto della piazza avvicinasse a terra il rivelatore la storia era sempre la stessa "Ma quanti cazzo sono questi tombini?" avrà pensato il nostro, che subito dopo si sarà convinto che quello che manovrava, dopo averlo avuto in prestito, doveva essere un modello di "rincoglionited metal detector". E invece la povera bestia elettronica aveva ragione, a sentire la vicinanza del metallo in qualsiasi punto, non di quella piazza, ma del mondo conosciuto. Il metallo di cui avvertiva la presenza era infatti contenuto nelle scarpe a norma antinfortunistica (rinforzate in punta, appunto, col metallo) calzate da chi lo manovrava.