Qualche giorno fa, sull'Unità, il Presidente della Fondazione Biagi (il padre della legge 30, trucudato dalle BR) rispondeva a Luigi Cancrini, che aveva affermato essere impropria la definizione di "legge Biagi" poichè era una legge fatta e approvata dal governo, che invece era "propria" eccome! A riprova di questa affermazione era pronto ad esibire l'articolato che lo stesso Biagi aveva personalmente redatto. A sinistra, o meglio, nel centrosinistra visto che è Rutelli che ha innescato l'ennesima fiammata, si è discusso e si discute se la legge in questione vada abrogata o vada "cambiata profondamente". Oggi, leggo su Il sole 24 ore, l'affermazione di Fassino che il lavoro di Marco Biagi è "una eredità che tutti noi dobbiamo coltivare e rinnovare". E sottolinea il valore "dell'opera riformatrice" di colui che ha contribuito a scrivere la legge 30. "A tutti noi compete - scrive Fassino in una lettera ai familiari - il dovere di proseguire la sua opera di riformista al servizio dello sviluppo delle grandi potenzialità dell'Italia". Non solo, sempre nello stesso pezzo de Il sole, si può leggere il carico da undici che ci mette Prodi, il quale ha ricordato la posizione del giuslavorista sul tema della mobilità del lavoro: "per Biagi, ma anche per me, bisogna mantenerla per il periodo necessario per imparare un mestiere". Infine, mercoledì 16 marzo su La Repubblica, Fassino ha potuto affermare: " il fallimento della politica economica del centrodestra non può essere ascritto anche all'opposizione. Che, al contrario, ha avanzato e avanza ricette sostenute da analisi sostanzialmente identiche a quelle degli industriali". Che, guarda caso, hanno contribuito, con Amato, alla vittoria di Berlusconi. Mi viene in mente quando Occhetto parlò di "opposizione governante" e Bobo (Staino) ci fece una vignetta parafrasandolo con "l'astinenza scopante". E.....vista la fine di Occhetto, che recentemente ci ha informato che lui, "la svolta", la voleva fare a sinistra, ma che gli altri, dopo, sono andati a destra, mi vengono i brividi.
Prof. Marco Biagi