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Elba, esiste il pericolo mafia

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 22 marzo 2005

Crisi economica uguale terreno fertile per le infiltrazioni mafiose. L’Elba è in bilico. Fiaccata dalla ferita di Elbopoli, la sua economia malata è un boccone ghiotto per chi deve ripulire i soldi sporchi. Il primo campanello di allarme sono i ripetuti passaggi di proprietà delle attività legate al settore della ristorazione ed alberghiero, gestioni mantenute in piedi nonostante i bilanci in perdita. Gestioni che spaccano il tessuto sano del mercato, innescando un pestifero sistema di concorrenza sleale. E’ la Fondazione Antonino Caponnetto a denunciare il delicatissimo momento che sta attraversando l’Isola. Un certo clima di illegalità diffusa, la crisi morale degli ultimi anni, la crisi al vertice della maggiori istituzioni (prefetti, magistrati, amministratori) la rendono vulnerabile agli attacchi della criminalità organizzata. La Fondazione, guidata dal presidente Salvatore Calleri, è alla sua terza visita all’Elba nel giro di pochi mesi. Nella redazione de "Il Tirreno" spiega ai giornalisti presenti che è tornata per incontrare i sindaci degli otto comuni ed il persidente della Comunità Montana. Anche Piero Grasso, Procuratore di Palermo, è stato sull’isola due volte. Prossimamente, insieme ai membri della Fondazione Caponnetto giungerà anche il Procuratore dell’Antimafia Pierluigi Vigna. Segnali importanti, che fanno capire come si sia alzato il livello di guardia. Nella relazione sulle infiltrazioni mafiose in Toscana, dopo i capitoli dedicati alle mafie russe cinesi e nazionali, un’intera sezione è riservata al caso Elba. La Fondazione Caponnetto propone la formazione di un Pool composto dalle autorità di controllo (Prefettura e Magistratura) in grado di verificare, applicando anche la legge Mancino, i passaggi di proprietà immobiliari e di attività legate al turismo. Solo così – come spiega Salvatore Calleri presidente della Fondazione – si può tracciare la filiera della provenienza dei capitali. “La formazione del pool – afferma Calleri – può essere la cartina di tornasole della volontà di controllo del riciclaggio.” I membri della Fondazione hanno ben chiaro un insegnamento di Giovanni Falcone: “Bisogna seguire i soldi”. “Non siamo ancora ai livelli della Campania – continua il Presidente – ma cerchiamo di intervenire prima che il tessuto sia compromesso.” Parole che sembrano un lampeggiatore acceso. Il fatto che all’Elba ci sia ancora un clima tutto sommato sereno, di pace sociale, incoraggia ancora di più il riciclaggio, che per muoversi ha bisogno di tranquillità, di non dare nell’occhio. “Bisogna impedire questo punto di svolta – conclude il Presidente – e bisogna farlo spiegando che la mafia non è un affare per nessuno, che solo la legalità è in grado di garantire la convenienza economica.” La signora Elisabetta Caponnetto, 83 anni disinvoltamente portati, vedova del giudice Antonio Caponnetto, con il quale ha condiviso 61 anni della sua vita, continua la sua testimonianza in giro per l’Italia: “lo faccio per sentirmi ancora “il Nonno” vicino. Come diceva Borsellino “è bello sentire l’odore della legalità invece del puzzo del compromesso”.


Elisabetta Baldi Caponnetto

Elisabetta Baldi Caponnetto

Salvatore Calleri Fondazione Caponnetto

Salvatore Calleri Fondazione Caponnetto