Vi parrà strano, cari lettori, ma dopo aver letto il "Rapporto 2004" della Fondazione Caponnetto che pubblichiamo in apertura di giornale,ci è proprio venuto da ridere. Sì perchè ci siamo ricordati degli sfottò che ci siamo "rimediati" quando ci siamo permessi di preoccuparci per il vorticoso giro di proprietà, per il sempre più frequentemente si aggirarsi e nostre contrade inquietanti personaggi, per il fatto che si mantengono aperti e si rivendono esercizi commerciali che paiono incassare meno d'un cazzo, per improvvise comparse di imprese che sfarinano il mercato, per la netta impressione di vivere in un posto ad economia drogata ed inquinata, per tutto ciò e per non esserci limitati a dirlo al bar, come ormai fa il 50% di quelli che conosciamo, ma ad averlo pure scritto. Ci ricordiamo delle accuse di far male all'Elba ed alla sua immagine con le nostre illazioni su una classe di amministratori e funzionari e consulenti e imprenditori (locale ed importata) casta e pura siccome un giglio, le accuse di complottismo. Ci è venuto da ridere, a pensare che non è un modesto giornale locale a sollevare dubbi sulla legalità dell'economia, delle scelte urbanistiche in quest'isola, ma una prestigiosa fondazione che dedica le sue energie a combattere le mafie, una parola che all'Elba si pronuncia ma non si scrive mai. Ci è venuto da ridere a pensare: "E ora, se siete ganzi, rispondete (o non rispondete) a loro come avete fatto con noi! Contestate il loro inutile anzi pernicioso allarmismo!" Ma è stato un pessimo ridere, un'amarilarità.
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