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Lo stato dell'isola del Giglio

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 10 marzo 2005

Riceviamo dal Presidente dell’Associazione Amici del Giglio Prof. Arch. Bruno Begnotti questo interessante rapporto sullo stato dell’isola, relativamente al patrimonio storico, al patrimonio ambientale ed al turismo: A - IL PATRIMONIO STORICO A1 – Il Castello con la Rocca o Fortezza * Racchiude in sé buona parte della vicenda storica dell’isola * Una parte è stata recentemente restaurata (in modo discutibile) con lavori durati decenni. La parte restaurata è stata usata qualche volta per pubbliche riunioni. Da tempo non è più fruibile, per impedimento della Soprintendenza. * La parte restante attende di essere restaurata, secondo quanto promesso. * L’intera Rocca potrebbe essere il fiore all’occhiello dell’offerta turistico-culturale del Giglio, come sede di mostre, spettacoli, convegni; come sede del museo della storia, delle civiltà agricola e marinara; sede di biblioteca e dell’archivio storico. A2 – Le Mura del Castello * Anni addietro sottoposte ad un”ardito” restauro che le ha private dell’intonaco, tradizionale. Da allora sono nude ed esposte all’offesa del vento e del salmastro, cause di progressivo e dannoso deterioramento. Occorrerebbe un intervento riparatore. A3 – Le testimonianze del culto * Oltre alle chiese ancora officianti, del Porto e del Castello, rimane quella sconsacrata ancora al Porto, i resti di S. Giorgio, S. Lazzaro e S. Francesco, cappelle votive oppure oratori campestri. Ruderi che narrano, anch’essi, la storia dell’isola, ora abbandonati e prossimi a scomparire. Bisognerebbe almeno evitare il loro crollo definitivo, con opere anche di poca spesa ma assolutamente necessarie A4 – Il Lazzeretto * I resti ancora visibili (per poco) sulla penisoletta del Balestriere, sono quelli del 2° Lazzaretto gigliese, utile per la quarantena delle persone e delle merci sospette di contagio. Era edificio di notevole importanza per tutto il mare toscano. E’ quasi completamente sparito tra la indifferenza generale. A5 – Palmenti e Capannelli * Sono piccole opere murarie, annessi agricoli per la pigiatura delle uve, i primi, e come depositi di attrezzi o sementi, i secondi. Il PRG li assimila agli edifici del centro storico. Sono quasi tutti in rovina e bisognosi di restauro, da rendere agevole e facilitato. La burocrazia, al contrario, ostacola ogni iniziativa nel merito. A6 – I Casotti di scoperta * Sono piccoli ricoveri murari, dai quali si vigilava sul passaggio di navi amiche e nemiche, dandone poi notizia, prima alla Rocca e poi alla costa toscana; il Granduca vi faceva grande affidamento. Sono in rovina; uno è stato comperato all’asta da un privato, nel disinteresse assoluto dell’Autorità locale. Questi piccoli edifici ricchi di storia potrebbero essere inseriti in itinerari isolani per scolaresche e turisti. A7 – La Torre del Porto * Importante testimonianza della storia del Giglio, è oggi in stato di assoluto abbandono. Se restaurata, potrebbe accogliere iniziative di vario interesse turistico-culturale. A8 – Altro ancora * Testimonianze del passato sono sparse un po’ dovunque nell’isola: potrebbero essere usate in percorsi di turismo agro-culturale. Ce ne sono ai Castellari del Porto e del Campese; ci sono i mandrioli, i mulini, i sentieri, le cave, i forni, le casacce, le greppe, le fonti eccetera. B – IL PATRIMONIO AMBIENTALE B1 – E’ l’intera isola, ricca di boschi, di macchia mediterranea e di vigne; sono le coste con le spiagge e le falesie; è il mare (trasparente). Del patrimonio ambientale gigliese gli opuscoli turistici menano gran vanto, ma assai poco si fa per conservarlo e difenderlo. B2 – Il Territorio * I contadini gligliesi lo attrezzarono magistralmente per la coltura della vite: terrazzamenti con muri a secco (greppe), opere di regimentazione delle acque (valli), decine di sentieri pavimentati di granito; * Lo usarono anche per i seminativi, gli oliveti, i pascoli con i mandrioli, gli orti; e così via * Oggi il territorio è in fase di degrado: in parte abbandonato, in parte mal tenuto. Le greppe crollano, la terra frana, i sentieri divengono impraticabili, i rovi invadono ogni spazio non curato. Le pinete sono trascurate e in continuo pericolo di incendio. Occorre intervenire: sostenere le antiche colture con incentivi di vario genere; rivitalizzare l’intero territorio; gradualmente sostituire la pineta con essenze autoctone; curare la macchia con tagli periodici e programmati ( come si faceva un tempo); curare i sentieri, eccetera. B3 – Il Mare * E’ il bene maggiore dell’isola, la maggiore fonte di guadagno. Al suo uso (e godimento) si rivolge la totale domanda turistica. Dovrebbe allora essere oggetto di particolari cure e tutele per averne l’utile maggiore, conservandone i pregi, ma così non è. Il mare gigliese è preda degli interessi più immediati e speculativi, il suo uso non è in alcun modo regolato. Occorrerebbe invece: riservarne tratti per il ripopolamento; disciplinare la pesca, sia professionale che sportiva, questa ultima da praticarsi in zone ad essa riservate, previo permesso a pagamento; destinare siti adeguati alle attività subacquee organizzate; tutelare i fondali dal trascinamento delle ancore allestendo, come si fa oggi dovunque, campi di boe opportunamente ubicati, nelle cale abitualmente frequentate dal turismo nautico, da affittare giornalmente; regolare il servizio spiagge e le relative tariffe e altro ancora. C – IL TURISMO Ci – Le Amministrazioni succedutesi negli ultimi decenni hanno scelto e privilegiato (non tutte, per la verità) il turismo di quantità. Tale scelta, decisamente contestata dalla nostra Associazione, ha determinato grave squilibrio fra la domanda, sempre crescente, e l’offerta che, fisiologicamente limitata, è vieppiù, nel tempo, di peggiore qualità. L’opzione quantitativa ha inoltre ostacolato la possibilità di reciproca e più profonda conoscenza fra gente locale e turisti “forestieri, ha impedito cioè quella integrazione fra esigenza della domanda ed esigenza dell’offerta che fa del turismo un prodotto completo ed ottimale. Oggi invece il turista, il più delle volte, consuma, paga e se ne va, senza sapere nulla dell’isola della sua storia e della sua gente; la gente locale vede invece, in genere, il turista come colui che deve pagare e andarsene, un utile fastidio. * Occorrerebbe allora, valutata la capacità massima di offerta ottimale (numero massimo sostenibile di presenze giornaliere), commisurare ad essa la entità dei servizi (acqua, luce, parcheggi, fogne,smaltimento rifiuti ecc.) e, nell’ambito del possibile, anche la entità delle presenze; disincentivare il turismo giornaliero non remunerativo; creare le premesse per un turismo alternativo con i provvedimenti di rilancio del territorio e delle sue colture, e la rivalutazione dei beni storico-ambientali di cui si è detto più sopra, anche con la eventuale partecipazione, concordata, del Parco dell’Arcipelago Toscano.


Giglio: Campese

Giglio: Campese