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A Sciambere dell'errata sportella corrige

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 10 marzo 2005

Iniziamo col fare ammenda su suggerimento di Lorenzo Calvani che ha rilevato delle gravi imprecisioni nella nostra citazione di Giuseppe Giocchino Belli, tirato in ballo nel nostro ragionare di sportella. Intanto il sonetto licenzioso del grande poeta romanesco si intitola: "La madre de le sante" a cui abbiamo arbitrariamente aggiunto un "di tutte", poi il verso iniziale è "chi vò chiede la monna a Caterina" e non "si voi chiede ....", ma soprattutto, errore imperdonabile, nella elencazione dei sinonimi di "monna" nei successivi versi si legge: "Cicia, sporta, perucca, varpelosa". Il Belli quindi sia pure nella forma non vezzeggiativa, di sportella aveva ben parlato. Ma quello di Calvani non è stato l'unico appunto che ci è stato fatto: un conoscitore della storica gastronomia forse per una questione di pari opportunità rituali, ci ha cortesemente rimproverato di non aver fatto menzione alcuna del "cirimito" (o cerimito), altro dolce confezionato anticamente con gli stessi ingredienti della sportella, che per la sua forma oblunga poteva dirsi complementare alla medesima e che aveva con tutta probabilità identico significato propiziatorio. Lo strano è che in queste poche ore, anche sul fronte dei divertiti e degli approvanti, abbiamo ricevuto un numero di commenti inusuale. Si vede che toccando la sportella (absit iniuria verbis) ci siamo imbattutti in profonde sensibilità.


Giuseppe Gioacchino Belli

Giuseppe Gioacchino Belli