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A Sciambere dei fuochi che sono tutti nemici

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 08 marzo 2005

Cari lettori Come Redazione non abbiamo scritto sui tragici avvenimenti dell'Iraq, che, per il fatto di coinvolgere dei nostri connazionali, per il mischiare la gioia della liberazione di una giornalista e lo sgomento per la morte di un coraggioso funzionario del SISMI, hanno colpito, come una secchiata di acqua gelida in faccia, tutto il nostro paese, facendo comprendere in un attimo anche a moltissimi "distratti" la guerra (quella dell'IRAQ come tutte le altre) con la sua assolutà crudeltà, stupidità, inutilità. Avevamo deciso di spendere questo spazio di riflessione non per far sorridere come in altre occasioni, ma per mandare un pensiero in primo luogo alle donne Irakene, ed ai loro figli, ai bambini ed ai vecchi, agli inermi di quel paese, in una parola agli innocenti massacrati dalle cluster-bomb, squarciati dalle cinture esplosive dei terroristi, trapassati dalle pallottole sparate da un ragazzino ignorante e impaurito scaraventato in una terra di cui non sa un cazzo, comunque uccisi da "fuoco amico", come si dice con un termine che più idiota non si può, perchè è sempre il maggiore dei tuoi nemici chi ti toglie la vita; cosi come non può essere "per la democrazia" una guerra condotta per abbattere un ex-amico degli USA (macellaio prima con il consenso poi contro gli interessi economici degli USA) giustificata essenzialmente da menzogne (le armi di distruzioni di massa mai esistite), una guerra che macella e macellerà un popolo più di quanto avrebbe fatto il titolare della macelleria in un ventennio. Avremmo probabilmente scritto un fiume di parole, avremmo perso quella che tecnicamente si dice la "giustezza" dell'articolo. Per fortuna ci è venuto incontro uno di quel lettori che si firma "Tiro Fisso" che è riuscito a fare un discorso più ordinato e più chiaro del nostro: quello che vi proponiamo qui di seguito: Egregio Direttore, Ci permetta, per una volta, di essere seri, pur parlando di una cosa che i più non ritengono seria: una vignetta. Un amico ci ha inviato via e-mail questa disegno di Sergio Staino (crediamo preso dall’Unità) che troviamo bellissimo perché esprime tutta la pena per un grande paese democratico che si è infilato in una trappola di sabbia e sangue e non sa come uscirne. Pena per i suoi soldatini terrorizzati che sparano su tutto ciò che si muove, anche su giornalisti e alleati. E’ il famoso fuoco amico che (insieme alle torture, ai bombardamenti a tappeto di intere città ed alle brutalità contro la popolazione) fa più male all’America ed ai suoi alleati di tutte le proteste pacifiste ed è certamente l’unico e vero sostegno sul campo che i terroristi islamici e i resistenti irakeni ricevono dall’occidente. Quella vignetta, di un fumettista che non ci piace poi tanto, è stavolta tenera e bella, soprattutto per chi, come noi, si è cibato di cultura americana, è cresciuto con i suoi fumetti, i suoi libri, i suoi film, ed anche il nostro essere sconsolatamente di sinistra viene più dai Liberal americani e dalla Left radicale ma non ideologica di quel grande paese che da cose ormai vecchie e ammuffite, come il Castrismo o, peggio, il Socialismo reale fortunatamente seppellito dalla storia. Insomma, siamo pacifisti come i nostri compagni americani, come i soldati che tornano dall’Iraq e cercano di raccontare l’orrore e l’assurdità di un’occupazione militare di un Paese che non li vuole e non li riconosce, siamo con l’America della statua della libertà che piange, consapevole che la democrazia è cosa troppo seria e bella per affidarla ad un ragazzino pazzo di paura che scarica 400 colpi di mitraglia su una giornalista pacifista e i sui salvatori che l’hanno liberata senza violenza. Quella vignetta così tenera e triste ci ricorda che la guerra non è la medicina del Mondo, ma solo e sempre merda, dolore, sangue, paura e follia.


rio elba striscione pace

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staino sgr

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