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La visita del Ministro Castelli al Carcere di Porto Azzurro

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 03 marzo 2005

E’ una lunga coda di auto blu quella che sale dal porto verso il Carcere di Porto Azzurro. Dall’auto grigia, che giunge per ultima all’interno della cittadella tra le mura del Forte S. Giacomo, esce il Ministro di Giustizia Roberto Castelli. Ad attenderlo un picchetto d’onore, la direzione e gli operatori del Carcere, un centinaio di invitati tra le personalità civili e militari dell’Isola. Il Ministro indossa un classico loden verde con mantella, un "domino", cammina aiutandosi con una stampella, intorno a lui un imponente servizio d’ordine. Il clima è solenne, sottolineato dalla giornata gelida e trasparente. Il corteo si sposta verso il belvedere, sulla terrazza naturale che domina il golfo di Mola, all’esterno della sezione penale, dove ci sono le palazzine dell’antico borgo longonese adesso destinate ad usi civili. Proprio in una di queste antiche costruzioni, risalente al 1400, grazie ad una discreta restaurazione, sono stati ricavati 22 appartamenti per il personale di Polizia Penitenziaria e per le loro famiglie. Restaurato anche parte di un immobile adiacente, in passato destinato a magazzino. Il costo dell’operazione, eseguita dagli architetti del Dipartimento di Giustizia, si aggira intorno ai 2 milioni di euro. Breve la cerimonia di inaugurazione, per i ringraziamenti di rito si sono succeduti al microfono, il Direttore Carlo Mazzerbo e il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Giovanni Tinebra. Il Ministro ha poi esaltato il ruolo degli agenti della Polizia Penitenziaria nella loro duplice veste di tutori dell’ordine e di educatori a contatto con quella che lui stesso ha definito “umanità dolente” all’interno delle sbarre. “Una risposta rapida e concreta – ha detto il Ministro riferendosi alla consegna dei nuovi alloggi – per un corpo di Polizia che ha raggiunto un alto grado di professionalità.” Poi il taglio del nastro, dopo la benedizione di Don Giovanni Vavassori, il cappellano del carcere da più di trent'anni. Dopo il ricco buffet offerto dall’amministrazione penitenziaria a base di cacciucco, stoccafisso, insalate varie e di formaggi e vini tipici dell’Isola di Gorgona, il Ministro ha visitato l’interno del carcere dove risiedono i detenuti. All’uscita ha manifestato soddisfazione per la condizione dei reclusi che possono, per la maggior parte, beneficiare di celle singole. Buone, secondo il Ministro, anche le opportunità offerte per lo studio ed il lavoro. “Nonostante sia una struttura vecchia i detenuti hanno la possibilità di lavorare nella falegnameria, nella fucina, importante anche l'agricoltura, che permette loro di poter lavorare all’aria aperta.” “Un canile dentro la struttura? Un tema interessante, per i detenuti sarebbe importante avere la compagnia di un animale.” Al Ministro, che finora ha risposto con insospettata pazienza alle domande dei cronisti, chiediamo se è pensabile l’abolizione della pena a vita, il "fine pena mai", quella “Grande Promessa” che da cinquant’anni tiene viva la speranza dei reclusi nella sezione “Nuovo Ergastolo”. “Non voglio pronunciarmi su un tema del genere – dice Castelli – ma l’opinione pubblica e gli stessi giornali sono molto incoerenti, oscillano talvolta tra lassismo e giustizialismo. Credo che si debba trovare una via mediana.” Di nuovo il saluto del picchetto d’onore, il Ministro risale sull’auto grigia, mentre in cielo ronza l’elicottero che porterà lui ed i suoi collaboratori verso la Capitale.


castelli don giovanni

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castelli moglie

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castelli taglio

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