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Controcopertina: Il nostro silenzio per il Papa muto

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 01 marzo 2005

Caro Rossi, mentre vorrei difendere, in questo caso, il buon Beneforti dall’accusa di irriverenza nei confronti del Papa (“Temperiamo la naturale irriverenza del nostro vignettista facendo anche noi gli auguri di una pronta guarigione al Papa, da gente della sinistra che ha bisogno di un Pontefice che su molte questioni che contano -la Pace, il rapporto tra il Nord ed il Sud del mondo, la critica del liberismo senza solidarietà- sente molto vicino), desidero discostarmi un poco, sempre con estremo rispetto, dalla diffusa influenza coccodrillesca (in senso giornalistico, s’intende) che ha colto da qualche mese la stampa italiana, fino a quello starnutino della tua nota di “temperamento” alla vignetta di sabato. Il fatto è che a volte non se ne può proprio più. Già il vaticanista di RAI 1 ci ha deliziato con le sue profezie di prossima beatificazione di don Giussani durante le esequie del medesimo solennemente celebrate nel duomo di Milano; e non si è limitato a esprimere un auspicio, ma ha di fatto svolto tutto il ‘processo di beatificazione’, a esclusione dei miracoli dei quali restiamo in attesa. Certo “Comunione e liberazione” è una realtà importante, tanto importante quanto discutibile e discussa; e don Giussani lo è altrettanto, proprio per il suo essere stato schierato, con grande coerenza del resto, ma su un fronte non certo unanimemente condiviso nella Chiesa, e che pochi condividono fuori della Chiesa. Poi, la morte rimane un mistero profondo, e i congiunti e gli amici la celebrano con la solennità che pare loro più degna: ma da questo ad avere la ripresa diretta e per intero dalla prima rete dell’emittente nazionale…: era un fatto importante, si dice; c’erano cinquantamila persone, Alla manifestazione per la liberazione della Sgrena ce n’erano cinquecentomila (trentotto, secondo il Ministero degli Interni), ma ci sono stati solo collegamenti occasionali, del TG 3, e senza presidenti di Senato e Camera, del Consiglio; senza ministri, presidenti di Regione, senatori a vita ecc. Ma la manifestazione per la giornalista del “Manifesto” era di parte, si dice ancora. Invece Comunione e liberazione? Anche nell’evento di Giussani la stampa ci ha regalato solo “coccodrilli”, senza aiutarci a riflettere. Lo stesso avviene a proposito del Papa. Certo l’immagine di quel vecchio coraggioso e infaticabile è davvero eroica, e la determinazione con cui affronta il dolore della malattia suscita ammirazione profonda. Ma, oltre l’aspetto umanissimo, non sarà anche necessario domandarsi quale e quanto peso ha avuto e ha la sua azione di capo della Chiesa? “Da gente della sinistra”, non ci si deve domandare come da sempre il grande fascino di questo uomo abbia accompagnato e corroborato scelte importanti ma non tutte ugualmente condivisibili, non tutte lineari, non tutte felici? Sia chiaro, non si tratta di ‘processare’ la purezza degli intendimenti, la buona fede, la coerenza. E’ vero: il costante richiamo alla pace è suonato alto e forte; ma quando è rimasto inascoltato, non è divenuto richiamo diretto a persone (anche vescovi, cardinali, sacerdoti. fedeli) o a organizzazioni che pure si richiamano con passione al suo insegnamento (e molte delle quali erano presenti e compunte ai funerali di don Giussani). Allo stesso modo il costante richiamo alla vita si è poi arenato nelle secche di una cultura scolastica delle distinzioni e delle puntualizzazioni, inclinando verso il moralismo tradizionale e perdendo l’originaria spinta esistenziale. Certo, ha riabilitato Hus, Galileo; ha chiesto perdono a Ebrei e Islamici; ma ha lasciato che venissero condannati e allontanati altri dissenzienti, in attesa di riabilitazioni postume, e ha beatificato qualche personaggio assai discusso. E le scelte politiche? Non c’è bisogno di essere nostalgici (e io non sono mai stato neanche fautore) del comunismo nella versione russo-sovietica per capire, alla luce degli effetti, che si è buttato via con l’acqua sporca (molto sporca) anche il bambino. E la Chiesa, chi governa la Chiesa in questo momento? Poiché se è indiscutibile l’attaccamento eroico del papa alla propria missione, se indomito è il coraggio con cui affronta il male fisico che lo perseguita, è altrettanto difficile immaginare che possa materialmente seguire i mille rivoli di una organizzazione così complessa e capillare. Non ha senso invocare le dimissioni del Papa (concordiamo con Massimo Cacciari: chi potrebbe mai fare il papa con Voityla vivo?); ma è necessario domandarsi chi e con quale ‘autorità’ esercita oggi il “potere delle chiavi”, dietro la luminosa testimonianza del Pontefice, dietro e forse oltre un suo consenso necessariamente generico. Così come la solerzia pubblicistica del vecchio e malatissimo Giovanni Paolo II non rischia di apparire una sorta di ipoteca a futura memoria per il futuro pontificato? Un crudo proverbio popolare dice “morto un papa se ne fa un altro”, e tutto si azzera. Ma almeno accompagniamo il tratto finale della generosa vita di quest’uomo con silenzio e rispetto (come in fondo suggerisce la vignetta il Beneforti, con un moto di pietà per l’esibizione esasperata di una debolezza fisiologicissima -ma non di mente, soggiunge con delicatezza-). Ai credenti sarà la fede a suggerirne il modo, senza farne strumento di proprie vocazioni. Ai laici tocca il dovere del consueto discernimento: per non offrire lo spettacolo penoso di chi grida, per di più anzitempo, “è morto il re, viva il re”.


Papa Giovanni Paolo II°

Papa Giovanni Paolo II°