Una vasta operazione della Guardia di Finanza, iniziata due anni fa e conclusasi in questi giorni, ha permesso di arrivare alla denuncia di un noto imprenditore elbano di Campo nell’Elba impegnato nelle attività alberghiere, al quale è stato contestato il reato di attività abusiva del credito, ed evasione fiscale per 16 miliardi di vecchie lire. La faccenda, piuttosto complessa che perciò ha richiesto l’impiego di mesi e mesi di indagini, è partita dallo studio capillare di una fitta rete di società che operano nel settore turistico-alberghiero alle quali faceva capo una società principale, gestita dall’imprenditore campese denunciato, che finanziava tutte le altre sottoposte. I sospetti sono scattati quando si è scoperto che la società al vertice dell’organizzazione aveva sede a Schaan nel Liechtestein, uno dei paradisi fiscali d’Europa. Gli accertamenti bancari sono stati concessi avvalendosi delle leggi contro l’evasione fiscale e il riciclaggio. Si è così potuto constatare che la società in questione sin dal primo anno di attività aveva sempre chiuso in perdita, pur movimentando un giro d’affari di miliardi di lire e, attraverso l’analisi dei conti correnti bancari e dei libri contabili, si è verificata la presenza di un rilevante numero di prelievi mediante assegni di sportello con causale 00. Questo tipo di operazione ha infatti la caratteristica di non essere rilevata dall’estratto conto, occorrono quindi indagini più approfondite mediante i movimenti degli sportelli bancari. I prelievi così effettuati, senza cioè lasciare tracce visibili, erano utilizzati per il finanziamento delle società collegate ma anche di terzi, violando tutte le normative che attribuiscono agli istituti finanziari la prerogativa di svolgere questo tipo di attività. Non solo. Per il resto le operazioni siffatte “mimetizzavano” gli utili, in quanto si generava un giro di denaro in contanti, eludibile dalle dichiarazioni dei redditi, d'altra parte lo stesso collegio sindacale della società aveva rilevato e verbalizzato la non chiarezza di talune opoerazioni che erano state gestite. In sostanza nel bilancio, tra le attività, risultano non dichiarati 8.410.000 di euro, mentre il passivo risulta gonfiato di 790.000 euro. Ulteriore imputazione a carico è anche quella di falso in comunicazione societarie. L’imprenditore campese, se riconociuto colpevole dei reati ascrittigli, rischierebbe una pena detentiva fino a 6 anni.
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