Brutta sorpresa venerdì sera per lo spettacolo “Spiriti liberi” in omaggio a De André. Dopo l’impresa di trovare un parcheggio nel gomitolo d’asfalto, siamo stati bloccati dall’inflessibile e volontario presidente della Cosimo de’ Medici: non si passa, il teatro dei Vigilanti trabocca, gli spettatori pendono a grappoli dai palchetti, la platea è vietato pure nominarla. L’inflessibile e volontario presidente, privatosi lui pure del sollazzo, non si intenerisce neppure di fronte alle scodinzolanti minacce di certastampa, se ne sbatte del diritto di cronaca, il suo è un gentile invito a bivaccare sugli scalini, magari qualcuno esce per fumare è può gettarci una cicca di palcoscenico. Se avessi avuto i tacchi a spillo forse sarei riuscita ad entrare, non è carino tenere una signora sul marciapiede accanto ad un lampione. Filiberto Filippini di Teleelba (anche lui spettatore senza teatro) ha uno slancio di generosità, ci fa vedere alcuni minuti di ripresa dal video della sua telecamera. Vedo Martina Cardelli con una coda di plastica, che si muove come una pazza, al ritmo della pellicola che precipita sotto il tasto dello scorrimento veloce. Non c’è il sonoro. Non è il massimo per un cantante. Ma la stampa ha il dovere di andare oltre, di non fermarsi al foyer, di verificare di persona le dichiarazioni che scendono dai palazzi del potere. Magari dentro c’è solo l’assessore Marotti con alcuni rappresentanti del popolo Saharawi. Entro, vado, lascio come cauzione il consorte alla Cosimo de’ Medici, mi ficco nelle tende di velluto verde, ne apro uno spicchio. Qui c’è De André, il mondo è fuori con tutti i suoi impacci. La scenografia è una lastra di nuvole. De André ti stringe la gola, ti riavvolge la giornataccia, è una pianta di ulivo per i timpani. Uno spicchio è una dose omeopatica, un triangolo aspro, di quelli scaleni, che se ne fregano del teorema di Pitagora. Sono almeno una cinquantina gli spettatori rispediti indietro. Per favore replicate la serata, anche a pagamento, siamo in tanti quelli a cui De Andrè “è rimasto qui”, di traverso. Non toglieteci almeno questa partecipazione.
tacchi a spillo