Torna indietro

Controcopertina: La Rivoluzione siamo noi

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : sabato, 19 febbraio 2005

Caro Rossi, la Primula Russa (noi no) riesce ogni tanto a farmi sorridere, e dice in genere cose che si possono anche condividere, come si possono condivide in genere luoghi comuni e massime di buon senso. Ma c’è qualcosa che non convince. Intanto la sigla è un evidente calco di un fortunato personaggio letterario, la Primula Rossa, del filone degli anonimi difensori degli oppressi; ma nel caso specifico la baronessa Emmuska Orczy, la scrittrice che l’ha creato, aveva in mente un particolare genere d’oppressi: gli aristocratici che la Rivoluzione francese aveva tirato via dal lusso e dal potere per rinchiuderli in galera, mentre la Primula cercava di rendere loro giustizia salvando loro la vita forse in attesa di vederli reintegrati in ricchezze e potere. Non per niente il nostro anonimo fustigatore di costumi ha mutato l’aggettivo da ‘Rossa’ in ‘Russa’, evocando un’altra gloriosa rivoluzione, con quell’aggiuntina fra parentesi –“(noi no)”– che sembra alludere a un celebre titolo de “il Manifesto” di qualche anno fa, che rappresentava un bambino addormentato col pugnetto chiuso, e la didascalia “la rivoluzione non russa”, meraviglioso gioco di parole pieno di una speranza quasi religiosa. Io non so se la rivoluzione stia o no russando (anche se il rumore che si percepisce pare proprio quello di un sonno profondissimo). Ma non credo che a destarla o a ridestarla, per chi lo desiderasse, bastino più o meno eleganti affondi di fioretto. Ora come sempre e più di sempre mi pare necessario farsi vedere, esserci, battagliare; e a viso aperto, con la forza delle idee, dei progetti, dei programmi, degli interventi operativi. Può essere anche vero che i dibattiti che capita di ascoltare in questo momento, qui e altrove, sono poveri e ripetitivi: ma non può essere colpa di chi c’è e parla, e che non può essere diverso da come è. Forse è tempo di far sentire altre voci, far vedere altri volti, indicare altri obiettivi, altre strategie, altre energie; non per sostituire nessuno, ma per aggregarsi e far crescere la realtà. In fondo, in tutte le organizzazioni –dalla burocrazia delle amministrazioni pubbliche e private a quella dei partiti (più o meno tutti, di destra e di sinistra, all’infuori di Forza Italia che è una semplice emanazione dei suo leader)– conta chi c’è con costanza, conosce i meccanismi, sa come e dove agire: così la politica è diventata una professione. Se vogliamo che torni a essere “movimento” bisogna partecipare e spingere. “Un corpo preserva il suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme finché non interviene una forza all'esterno a modificarlo”, diceva Galileo enunciando la prima legge della dinamica. E’ la differenza fra la scienza e il romanzo di “cappa e spada”.


Alba S.Piero Corta

Alba S.Piero Corta