Torna indietro

Il protocollo di Kyoto e la politica energetica sulla costa Toscana

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 16 febbraio 2005

Il 16 febbraio entra in vigore il Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra responsabili dei cambiamenti climatici. La situazione di allarme sulle emissioni non è migliorata dalla data della firma italiana del protocollo, che fissava al 6,5% la quota nazionale di riduzione dei gas serra, anzi in Italia le emissioni hanno continuato a crescere. La nostra provincia offre alla regione toscana un contributo altissimo in termini di produzione energetica ed industriale e vede il territorio di Piombino come uno dei maggiori produttori di questi gas. La riduzione di queste emissioni, e del correlato carico di inquinanti nocivi per la salute, deve essere al centro dell’agenda del governo regionale e locale: in primis con la riconversione delle centrali da olio combustibile a gas metano e con il rifiuto dell'opzione carbone che di CO2 ne produce troppa. In questa logica i Verdi della costa livornese sostengono l’ipotesi della realizzazione del gasdotto proveniente dall’Algeria come seria alternativa ai due progetti off-shore e terminal gas di Livorno e Rosignano, altamente impattanti e pericolosi per il rischio industriale che apportano in un territorio già ampiamente vulnerabile. Senza parlare del modo in cui il gas verrebbe prelevato dai paesi produttori con contratti capestro, nel momento in cui il prezzo è più basso, in un ottica di sfruttamento e depredamento delle popolazioni più povere, mentre il gasdotto è frutto di un accordo tra Stati, sicuramente più trasparente ed equo. In secondo luogo la politica locale deve promuovere l’efficienza degli usi energetici così come previsto anche dal nuovo Piano Energetico Regionale, intervenendo sul risparmio energetico negli edifici e sul traffico. La promozione della bioedilizia e della bioclimatica, l’incentivazione del trasporto pubblico, del treno, dei mezzi elettrici, delle piste ciclabili, delle vie del mare, sono gli strumenti principali che le nostre amministrazioni hanno a disposizione per ridurre nei territori le emissioni di CO2. Non va dimenticato neanche il ruolo che hanno le aree boscate o semplicemente le aree a verde urbano nel bilancio climatico. La stessa nuova legge regionale sul governo del territorio, la cosiddetta super5, promuove l’incremento delle dotazioni di verde urbano equivalente, cioè nella quantità necessaria a compensare le emissioni di gas all’interno dell’area urbana. Il terzo punto di intervento per la riuscita del Protocollo di Kyoto, riguarda l’incentivazione alla produzione, auto produzione ed uso di energia da fonti rinnovabili come il solare, l’eolico e la biomassa. E’ finita l’epoca del solitario convincimento dei Verdi nell’uso dei pannelli solari, la crisi economica in cui versa un largo settore dell’impresa toscana, costringe a parlare di autoproduzione diffusa anche da parte delle piccole e medie imprese. Così si può rilanciare la competitività in Toscana, con l’abbassamento delle tariffe energetiche e con l’uscita dal monopolio ENEL sul nostro territorio. Le stesse amministrazioni locali possono fare da capofila in progetti di autoproduzione a vantaggio della collettività, con forme di azionariato diffuso, così come in uso in molti paesi del nord Europa. I tre punti esposti: l’efficienza delle centrali, il risparmio energetico negli edifici e nella mobilità, l’uso delle rinnovabili, sono le priorità che i Verdi considerano centrali nel programma del centro sinistra, convinti che questi temi non sono più corollari facoltativi delle politiche di governo, ma le nuove fondamenta di una economia più sostenibile dal punto di vista ecologico e dei diritti.


clima allarme

clima allarme