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Continua il dibattito all'interno della Quercia dell'Isola

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 15 febbraio 2005

Spero di non turbare le certezze delle identità forti e pure Dopo il congresso nazionale DS e l’assemblea della Margherita, sicuramente il processo di costituzione della federazione riformista ha ricevuto un impulso concreto e forse definitivo. Il decollo di questo strumento organizzativo, dovrà dare base solida, politica, programmatica e di leaderchip, al nuovo soggetto dell’Ulivo, in questa nuova veste di timone e guida dell’alleanza di centrosinistra. Ma nel congresso DS, con gli interventi di Massimo D’Alema e di Veltroni in modo esplicito e con Fassino in modo graduale, si è andati già oltre la nascente federazione; si è intravisto il naturale sbocco di questo processo di cui la Federazione non è altro che una tappa nella costituzione di un partito riformista di tipo nuovo, che sia espressione politica di quell’area vasta di esperienze storiche del riformismo italiano, da quello socialista (Craxi compreso) a quella socialdemocratica, dell’originale esperienza dell’eurocomunismo italiano, del cattolicesimo democratico e del repubblicanesimo risorgimentale, fino a correnti liberaldemocratiche. E’ senz’altro un processo che presuppone una contaminazione di culture, esperienze, battaglie politiche e soggetti, la cui sintesi progressiva dovrà portare all’identità nuova di questo soggetto. Siamo già in una “nuova fase del dibattito”, dove non si discute più se si dovrà realizzare o no, in Italia un grande partito riformista, questa è una prospettiva data ormai per assodata e suggellata dall’alleanza uscita dal congresso: Fassino, Prodi, D’Alema, Veltroni. Anche lo stesso Fabio Mussi nell’intervista all’Unità sembra intelligentemente prendere atto di questo esito e assumendo una nuova posizione non più pregiudizialmente contraria a questa prospettiva (…se si va verso il partito riformista noi non ci saremo…), si pronuncia favorevolmente verso la costituzione di un partito riformista, però di tipo Veltroniano, (Mussi:<<…Basta guardare il modo, per esempio, in cui Veltroni ha posto la questione». giornalista: Ha detto avanti verso il partito riformista...«Sì, ma ha fatto la descrizione di un partito democratico volto alle questioni della solidarietà, dell’uguaglianza, dei diritti civili. Tra Kennedy, Martin Luther King e Mandela, per dirlo con una battuta». Vi convince? «È sicuramente una visione più interessante. Però ne ho sentite altre che invece lasciano intendere una soluzione più moderata e centrista, che mi convince assai meno». Mussi all’Unità del 7.2.05). E’ senz’altro un importante passo in avanti poiché è scongiurata un’inutile frattura ed inoltre è importante che una componente cosiddetta di sinistra intenda far parte e partecipare alla realizzazione di un così importante progetto quale è appunto quello di un grande partito riformista, anche se poi la contesa si è già spostata in avanti, sul tipo di partito e di riformismo. Anche perché questo partito sarà più competitivo, più radicato e più forte quanto più saprà essere una forza di integrazione e coesione sociale e politica. Che partito sarà o meglio che tipo di riformismo sarà? Su questo terreno si è già avviato un dibattito. Veltroni ha parlato di un “riformismo dai contenuti radicali”, da contrapporre ad un “riformismo dai contenuti moderati”: non so se questa distinzione abbia effettivamente un senso, anche perché siamo un po’ stufi di una disputa nominalistica, riformismo, radicalismo, moderatismo, centrismo, ecc. Converrebbe partire dal merito delle cose concrete, dai contenuti, dai progetti, dagli obiettivi, dai valori e dagli ideali, dal metodo della partecipazione democratica e del confronto (il mezzo giustifica il fine e non viceversa), per qualificare la bontà di un soggetto collettivo, della sua politica, la sua credibilità come forza di cambiamento, la sua affidabilità come forza di governo. Se analizziamo nel merito le proposte riformiste e gli obiettivi contenuti negli interventi di Fassino, Prodi, D’Alema, non mi sembra che il riformismo che traspare da esse sia catalogabile come moderato o poco radicale, anzi credo che in esse vi siano quelle innovazioni di contenuto, quelle prospettive di cambiamento e sviluppo civile, equo e solidale, di cui l’Italia e le forze sociali culturali ed economiche di questo paese hanno bisogno per l’oggi e per il domani. Questa nuova fase post congressuale, più unitaria e più aperta al nuovo, deve essere anche un’occasione per riprendere all’Elba un confronto ed una discussione, tra le componenti radicali e riformiste, che mi auguro non sia chiusa. Anche perché questi processi politici, di riorganizzazione dei soggetti del centrosinistra, che sembrano non interessarci o dei quali riteniamo con supponenza di poterne fare a meno perché come “isola” siamo autosufficienti o al riparo da essi, non sono lontani dai nostri problemi, dalle esigenze di cambiamento, dal bisogno di nuove prospettive per i giovani, che anche su questo nostro territorio sono forti e si sono manifestate nelle ultime elezioni. Non è forse aperta anche all’Elba, ormai da anni una “transizione” a qualcosa di nuovo nel sistema politico, dopo che i vecchi partiti, nella vecchia logica proporzionale e nelle conseguenti vecchie politiche, hanno dimostrato di non essere più in sintonia con le trasformazioni che in questi anni hanno interessato l’Elba? Ad un’Elba che è andata progressivamente crescendo e che ambisce a raggiungere nuovi livelli di competitività economica e di modernità, nuovi standars di vita sociali più confortevoli, non è mancata forse un’adeguata classe politica ed amministrativa? E’ questa la transizione che dobbiamo chiudere positivamente, mettendo in campo un soggetto nuovo, una nuova forza riformista, che sappia rilanciare un grande progetto di sviluppo per l’Elba. Giuseppe Coluccia La Sinistra che divide (seconda parte) Caro Sergio, grazie per la tua risposta, dopo tante posizioni espresse nel più confuso politichese (del dire e non dire) ce n’era davvero bisogno. Finalmente un compagno dell’ex correntone che dice di sentirsi più garantito solo “se un uomo o una donna della sinistra diessina” assume la guida dei DS elbani. Ma chi e per fare che cosa? Ciò a mio avviso non può prescindere ”dall’idea di Isola” che i DS dell’Elba sono chiamati a darsi con il prossimo congresso zonale. Perché, vedi caro compagno, io non metto in discussione il profondo solco, il baratro e l’abisso che c’è tra la concezione di sviluppo economico e la visione dell'urbanistica che c’è fra te ed alcuni compagni che hanno votato per la mozione Fassino, ma vedo che ci sono le stesse distanze anche fra te ed altri compagni legati alla mozione Mussi. Basta rileggere i documenti assunti, per di più all’unanimità, sia nelle fasi preelettorali, sia nelle sedi istituzionali o nelle unità di base del partito. E penso che tali orientamenti siano rimasti tali, anche come orientamento personale, almeno che qualcuno, nel frattempo, non sia stato folgorato sulla via di Damasco. Non mi risulta, però, che il documento preparatorio del prossimo congresso di zona sconfessi tali convincimenti. Almeno così hanno scritto i sei firmatari dell’articolo della sinistra che divide. Consentimi di concludere questa breve riflessione accennando allo spartiacque di “chi sta con i movimenti, chi con le partire Iva”. Questa è una visione manichea che mi sono sentito ripetere anche in questi giorni. Io sostengono come, nell’interesse dell’isola e degli elbani, i DS devono assumere la consapevolezza che senza un protagonismo delle istituzioni e degli operatori economici locali non ci può essere sviluppo del territorio. Tu che dici? Resto in attesa. Ora permettimi di ringraziarti nuovamente anche perché, con questo carteggio, mi hai dado nuovi elementi di valutazione spingendomi ad assumere quelle scelte, ormai non più individuali, che si rendono necessarie nei prossimi giorni. Con rinnovata stima, Lorenzo


Quadro Rio Elba 2

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quadro rio marina

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